La Santa Sede ha diffuso il 9 dicembre un comunicato per dire in sostanza che il Vaticano ha superato l’esame dell’organizzazione internazionale antiriciclaggio Moneyval. Solo giovedì sarà possibile leggere il Progressive report del Comitato di Esperti per la Valutazione delle misure contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo, istituito dal Consiglio d’Europa, approvato l’8 dicembre a Strasburgo.

Il rapporto è una revisione della pagella ricevuta il 4 luglio del 2012 (una risicata promozione per 9 raccomandazioni su 16) e rappresenta solo un giudizio in corso d’opera. “Il Rapporto sui progressi compiuti – sostiene il bollettino della sala stampa Vaticana – conferma che sono stati fatti progressi significativi”. Come sempre accade in questi casi il bicchiere può essere visto mezzo pieno o mezzo vuoto. Il Fatto Quotidiano ha avuto modo di leggere le prime bozze del rapporto. Buona parte delle conclusioni principali sono positive ma non mancano bacchettate dolorose per l’Autorità di Informazione Finanziaria, l’ente antiriciclaggio dello Stato della Città del Vaticano diretto dallo svizzero René Brulhart. Dopo avere affermato che “molto lavoro è stato fatto in un breve tempo per ottemperare alla maggior parte delle raccomandazioni tecniche di Moneyval. Ci sono molti miglioramenti alla struttura normativa antiriciclaggio e antiterrorismo”, Moneyval afferma che “la struttura normativa necessita tuttora di essere verificata in pratica”. Gli ispettori di Moneyval fanno i complimenti alla macchina fiammante dell’antiriciclaggio ma aspettano di vederla partire.

Moneyval annota con piacere che anche allo Ior hanno cominciato a identificare i correntisti come in tutte le banche: “Ci sono importanti procedure in atto per assicurare che le istituzioni finanziarie (Ior e Apsa, ndr) sappiano chi siano i detentori dei loro conti (…) questo lavoro è in corso e ha generato un grande numero di segnalazioni di operazioni sospette”. A Strasburgo notano “la prima richiesta di mutua assistenza giudiziaria dalla Santa Sede all’Italia per un caso di riciclaggio”, per il solito monsignor Scarano, e fanno i complimenti per “la negoziazione dei protocolli di intesa”, tra gli altri con Italia, Germania, Belgio, Slovenia e Olanda.

Ma quando si passa da normative e protocolli alla concreta pratica del torrione di Niccolò V, anche Moneyval storce il naso. Nel mirino non è tanto lo Ior presieduto da Ernst Von Freyburg ma proprio l’Aif guidata da Brulhart. Il controllore Aif, visto da Strasburgo, sembra davvero troppo gracile (nonostante le recenti modifiche che hanno rafforzato il direttore) per vigilare un colosso come lo Ior. “La nuova struttura professionale dell’Aif, come modificata dal nuovo statuto, dovrà essere arricchita con personale più formato ed esperto in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo”. Moneyval applaude alla scelta di affidare finalmente all’Aif “la vigilanza prudenziale e la vigilanza antiriciclaggio” ma osserva che ora “l’Aif necessita dell’assunzione di professionalità adeguatamente preparate per assolvere rapidamente a queste responsabilità”. Poi arriva la bacchettata più forte sull’inerzia nei controlli: “É sorprendente che non ci siano state ancora ispezioni formali presso Ior e Apsa”.

Nel rapporto di valutazione si sottolinea che “le ispezioni in questione dovrebbero ricomprendere la verifica a campione degli archivi della clientela” perché finora “è in vigore un sistema credibile di poteri di vigilanza e sanzionatori, che ora però necessita di essere verificato nella pratica”. Non manca un’osservazione sulla mancanza di regolamenti “sui requisiti di professionalità e onorabilità per le istituzioni finanziarie”. Devono essere emanati rapidamente perché “fino a quel momento l’Aif non è in grado di valutare i dirigenti delle istituzioni finanziarie e verificare i potenziali conflitti di interesse”.

da Il Fatto Quotidiano dell’11 dicembre 2013

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