Chi è andato all’università nella speranza di trovare lavoro più facilmente e più velocemente resterà deluso: tra i disoccupati under 30, ci sono più laureati che diplomati. Lo rende noto l’Annuario statistico, dell’Istat, che però precisa come nel lungo termine una laurea rappresenti ancora un valore aggiunto nella ricerca di un impiego. L’Istituto di statistica traccia un quadro sociale che conferma il momento di grave difficoltà per chi è senza lavoro, soprattutto per i giovani. Mai così tanti disoccupati dal 1977, cioè 35 anni fa: il numero dei senza impiego è aumentato di oltre un milione nel giro di quattro anni, dall’inizio della crisi. Incrementa, in particolare, la percentuale di under 34 senza un impiego, mentre è in calo quella degli over 50, per effetto della riforma delle pensioni. E in media, nel nostro Paese, dura 21 mesi il periodo di attesa per trovare un lavoro: chi si conquista un contratto a termine, poi, guadagnerà la metà di chi ha un posto fisso. Ma le differenze sociali non finiscono qui: un dirigente d’azienda guadagna quattro volte un operaio. Senza contare che il valore degli stipendi sale con grande fatica: la crescita delle retribuzioni si attesta all’1,3%, ai minimi dal 1992.
Tra i giovani disoccupati, più laureati che diplomati. La laurea paga ancora ma non subito. Tra i giovani di 25-29 anni nel 2012 il tasso di disoccupazione dei laureati (19%) è risultato più elevato rispetto a quello dei diplomati (16,3%). Tra le ragioni ci sono sia “il più recente ingresso nel mercato del lavoro di coloro che hanno prolungato gli studi”, sia “le crescenti difficoltà occupazionali dei più giovani, anche se in possesso di titolo elevato”. Comunque con l’innalzamento dell’età si conferma il vantaggio per i laureati.
Mai così tanti disoccupati dal 1977. Al peggioramento del quadro occupazionale si accompagna per tutto il 2012 un sostenuto incremento del numero di persone in cerca di occupazione, con un aumento su base annua del 30,2% (636 mila persone in più). Il numero complessivo dei disoccupati sale a 2 milioni 744 mila unità, il livello più elevato dal 1977, ovvero da 35 anni.
Crescono gli occupati over 50, calano gli under 34. Continuano a crescere, per effetto della riforma delle pensioni, gli occupati over 50 saliti, nel 2012, di 287 mila unità. Continuano però a scendere gli under 34, in calo di 297 mila. Gli occupati 2012 registrano un calo di 69mila unità su base annua portandosi a 22 milioni 899 lavoratori.
La ricerca delusa di lavoro dura in media 21 mesi. La durata media della disoccupazione si porta nel 2012 a 21 mesi. La “trappola”, la ricerca delusa di un lavoro, ha la durata più lunga al Sud, dove supera i due anni. Infatti l’Istituto registra “forti differenze territoriali”, dai 15 mesi del Nord, ai 16 del Centro per arrivare ai 27 del Mezzogiorno.
I precari guadagnano la metà di chi ha un posto fisso. Il lavoro precario vale meno, circa la metà, rispetto a chi può vantare un posto fisso. Le retribuzioni annue pro-capite, infatti, si fermano per chi ha un contratto a termine a 15.633 euro, contro i 29.852 di chi è assunto a tempo indeterminato.
Un dirigente guadagna quattro volte un operaio. In Italia un dirigente percepisce annualmente una retribuzione lorda superiore di quattro volte a quella di un operaio (83.147 euro rispetto ai 21.164 euro). I dati fanno riferimento all’ultima ‘Rilevazione sulla struttura delle retribuzioni (anno 2010). La retribuzione media annua pro-capite è invece pari a 28.558 euro, con le donne (24.828 euro) che prendono oltre il 20% in meno a confronto con gli uomini (31.394 euro).
La crescita delle retribuzioni torna ai minimi dal 1992. A novembre le retribuzioni contrattali orarie restano ferme su ottobre mentre salgono solo dell’1,3% nel confronto con lo scorso anno. La crescita annua torni così a toccare i minimi: il rialzo dell’1,3%, già registrato in passato, risulta infatti il più basso almeno dal 1992, ovvero da 21 anni.
Contratti in attesa di rinnovo per 6 milioni di lavoratori. A novembre i contratti in attesa di rinnovo sono 47, di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione, relativi a circa 6,3 milioni di dipendenti (2,9 milioni solo nel pubblico impiego). La quota di lavoratori che aspettano il rinnovo è del 48,9%, in lieve diminuzione rispetto a ottobre (49,4%). Ecco che, fa sapere sempre l’Istat, i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 31,2, in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2012 (35,6).
Nelle baracche vivono oltre 70mila famiglie. Più di 73mila famiglie in Italia non vivono sotto un vero tetto, ma in baracche, roulotte e tende. Un fenomeno che è sempre più diffuso, visto che 10 anni fa in questa condizione erano in 23.336, meno di un terzo delle attuali cifre. Le famiglie che vivono in alloggi di fortuna sono concentrate soprattutto nelle regioni del Centro, secondo i dati raccolti dal Censimento del 2011 e allegati all’annuario statistico dell’Istat.
Italia secondo Paese più anziano d’Europa. L’elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo. L’indice di vecchiaia, 148, 6 anziani ogni 100 giovani, colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.
Tonfo dell’industria edile: -9,8% in un anno. La produzione nelle costruzioni a ottobre è scesa del 2,9% rispetto a settembre e del 9,8% su base annua (dato corretto per gli effetti di calendario). Nella media dei primi dieci mesi dell’anno il calo è pari all’11,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Infatti il crollo registrato ad ottobre è solo l’ultimo di una lunga e ininterrotta serie.
Pensioni del pubblico doppie rispetto al privato. Gli importi medi annui delle prestazioni erogate nel comparto pubblico risultano doppi rispetto a quelli delle pensioni erogate nel comparto privato e nell’ordine assumono valore pari a 21.951 e 11.023 euro.