La protesta al centro di accoglienza immigrati di Ponte Galeria di Roma si allarga: sono dieci gli immigrati magrebini che si sono cuciti la bocca e hanno iniziato lo sciopero della fame. I migranti ieri hanno preso la parte metallica di un accendino, trasformandolo in un ago, poi un filo da una coperta e si sono cuciti la parte laterale della bocca contro il protrarsi della permanenza nel centro. Sono stati soccorsi dal medico e non sono state necessarie ulteriori cure in ospedale. I dieci, da mezzogiorno di sabato 21 dicembre hanno iniziato anche rifiutare il cibo. L’avvocato Salvatore Fachile, che difende alcuni dei migranti trattenuti nel centro, riferisce che solo due sarebbero ex detenuti, mentre gli altri otto sarebbero semplici richiedenti asilo sbarcati a Lampedusa e la cui richiesta sarebbe stata rapidamente respinta. Sono transitati da un altro Cie per poi essere portati a Ponte Galeria ed essere rimpatriati. “Sono sconvolto, non ho mai visto una cosa del genere”. Queste le parole del vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, che oggi ha visitato il centro.

Il primo a innescare la protesta la mattina di ieri è stato un giovanissimo imam di 32 anni. A riferirlo è Filiberto Zaratti, deputato di Sinistra ecologia e libertà, che ha fatto visita con due colleghi di partito. L’uomo, un tunisino ex detenuto, è stato il primo a cucirsi la bocca, seguito poi dagli altri nove. Il 32enne, mercoledì 18 dicembre, aveva avuto un incontro con il Garante dei detenuti del Lazio dove, a quanto si apprende, si era lamentato dicendo di aver fatto, dal carcere, un trasferimento di soldi alla sua famiglia che non sarebbe mai arrivato a destinazione. Dopo i quattro tunisini, nel pomeriggio anche quattro marocchini e altri due tunisini hanno ripetuto il gesto.

Nel Cie Ponte Galeria al momento ci sono circa 90 persone, 61 uomini e 29 donne. Il Garante dei detenuti del Lazio da tempo si batte perché passi il progetto di effettuare le identificazioni nei penitenziari: se avvenissero nelle case circondariali, infatti, si ridurrebbero i tempi di permanenza all’interno dei centri.

“Le condizioni in cui versano i migranti presenti all’interno del Cie di Ponte Galeria sono inaccettabili. Nel corso della visita, decisa insieme al sindaco Marino e che si è svolta contemporaneamente a quella del presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato Luigi Manconi, abbiamo parlato con 8 delle 10 persone che stanno dando vita a questa durissima e drammatica forma di protesta”.

“La loro protesta ci impone con forza di riaprire il dibattito nazionale su questi luoghi disumani e su una legge, la Bossi-Fini, che equipara a criminali chi fugge da guerre, violenze e povertà. Non possiamo, e non vogliamo abituarci alle tragedie. Dobbiamo, al contrario, impegnarci tutti contro l’indifferenza”. Così il sindaco di Roma Marino ieri ha commentato su Facebook quanto accaduto. Intanto una delegazione di parlamentari di Sinistra ecologia libertà, composta da Serena Pellegrino, Filiberto Zaratti e da Franco Bordo, si sta recando presso il centro di accoglienza per verificare le condizioni degli immigrati. Lo rende noto l’ufficio stampa di Sel. “C’è un forte clima di tensione”, spiega il parlamentare di Sel Zaratti. “La nostra richiesta resta quella di chiudere i Cie“, spiega, ricordando che due giorni fa il suo partito ha presentato una mozione, bocciata, proprio avanzando questa richiesta. “Sono dei veri e propri centri di detenzione – sottolinea – per persone che non sono accusate di alcun reato. Gli operatori ci dicono che i migranti qui vengono detenuti per un periodo medio di 4 mesi”.

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