Giunti a fine anno, dopo dieci mesi di Parlamento, cosa ha funzionato e cosa no nel Movimento 5 Stelle?
Cosa non ha funzionato
– Nei primi due mesi (ahinoi decisivi per il paese) è stato sbagliato quasi tutto in termini di comunicazione e non poco in termini politici. L’exploit di febbraio ha costretto novizi della politica a cimentarsi subito con responsabilità enormi e vecchi marpioni.
– Lombardi e Crimi, scelti di corsa con la formula del “Ciao mi chiamo Vito e credo in un mondo migliore”, tipo presentazione all’Alcolista Anonimi, non ne hanno indovinato una. Era difficile scegliere peggio. L’harakiri dello streaming con Bersani (“Noi siamo le parti sociali”, “Sembra di stare a Ballarò”) resterà negli annali. Va però detto che, in quel momento, nessuno (forse) sarebbe stato pronto.
– La refrattarietà alla critica, tipica di tutti i partiti e movimenti politici, è in molti 5 Stelle (alcuni: non tutti) totale: “O con me o contro di me”. Non siamo in curva, ragazzi. Ogni tanto esiste anche il grigio. Non solo il bianco e il nero. Purtroppo questo approccio da tifosi è ora condiviso anche da molti (molti: non tutti) renziani, che vedono nel Mister Bean di Rignano sull’Arno il loro ComandanteFonzie Guevara di riferimento e guai chi glielo tocca. Ne consegue che, soprattutto in Rete, il dibattito tra “grillini” e “renziani” sembra spesso (spesso: non sempre) quello tra ultras di opposte fazioni. Peccato.
– Non avere fatto il nome al secondo giro di consultazioni con Napolitano è stato un suicidio tremendo. Non perché sarebbe cambiato qualcosa concretamente (Napolitano, pur di isolare i 5 Stelle, si fingerebbe pure di sinistra), ma perché avrebbe stanato il Pd togliendogli l’alibi logoro del “Stiamo col centrodestra per colpa di Grillo”. Si doveva operare come è stato fatto con Rodotà, la cui scelta coincise infatti con la desolante Waterloo del Pd durante la rielezione di Re Giorgio.
– La stessa sensazione di stare ad aspettare e giocare di rimessa, “congelando i voti in frigo”, si è avuta quando Letta stava per cadere (anche in quel caso i 5 Stelle non hanno proposto nomi alternativi) e quando Renzi ha proposto il baratto sui tagli alla politica. Ovvio che Renzi non voleva l’accordo, ma ogni volta che M5S poteva sparigliare in termini governativi si è arroccato. Alimentando la sensazione (sbagliata) di “dire solo no” e di non prendere i treni che passano, preferendo andare in stazione a dare qualche schiaffo a chi si sporge da quel treno. Come Ugo Tognazzi in Amici miei. Perché, ogni tanto, non vedere le carte e scoprire il bluff altrui (per esempio sulla nuova legge elettorale)? Se è vero che quasi tutti i media ce l’hanno coi 5 Stelle, è anche vero che questo eterno attendismo talebano – in due o tre momenti chiave – ha coinciso con un tafazzismo considerevole
– Le Parlamentarie hanno regalato scranni a personaggi marginali. Ci sono ovunque, e nei 5 Stelle non sono poi tanti come si credeva e si continua a sostenere, ma M5S non può permettersi tali errori. “Le sirene”, “I microchip”, “Pino Chet”, “La Kyenge un orango? Ci sta“. Oppure quel tizio barbuto e quasi-ideologo che somiglia a Beruschi (meno colto, però) e che a inizio anno veniva chiamato in tivù per dimostrare che i 5 Stelle son tutti grulli e sciroccati. Non siamo al circo, su.
– Pessima gestione del caso Adele Gambaro. La (sua) storia ha detto che era solo una che voleva supportare le larghe intese, tirando a campare col suo strapuntino di potere, ma espellerla per una frase anti-Grillo ha regalato ai detrattori l’accusa di “fascisti epuratori”. Bastava aspettarla al varco – giusto uno o due mesi – e si sarebbe isolata da sola, come gli altri cinque o sei personaggi in cerca d’autore (non dovevano essere di più? Non doveva esserci una “spaccatura”?) che ora rimpolpano la sparuta cricca del gruppo misto al Senato. La Gambaro doveva essere allontanata, sì, ma non in quel momento. Espellerla subito, per giunta con la modalità del “Gesù o Barabba”, è servito solo a far felice Casaleggio, secondo cui (più o meno) se c’è un corpo infetto prima o poi finisce con l’infettare l’intero sistema e quindi va estirpato subito. Mah.
– Alcuni post di Grillo e Casaleggio hanno rischiato di rovinare l’operato dei parlamentari. Le scomuniche (“Il Fatto Quotidiano house organ del Pd” resta la minchiata dell’anno), i toni quasi sempre lividi, il “cerchio talebano” (più che magico) da cui Grillo si fa “consigliare”. Prima di scrivere, occorrerebbe riflettere. Quando a entrambi girano gli zebedei, inibitegli il wifi. Un anno fa senza Grillo non ci sarebbe stato M5S. L’ex comico risulterà ancora decisivo (Casaleggio, boh). Per esempio nei suoi tour elettorali sul territorio. Entrambi devono però stare attenti a non vanificare l’operato di chi, contro quasi tutti, si sbatte a Camera e Senato.
Cosa ha funzionato
– Il ruolo di vera e autentica opposizione, che vent’anni di Violante e Boccia avevano fatto colpevolmente dimenticare. Anche l’Italia ha ora un’opposizione vera: pensate se, in questo clima mieloso e mellifluo di “pacificazione”, l’ingranaggio oliatissimo della Casta non avesse avuto nemmeno un granello di sabbia desideroso di incepparlo. Sarebbe stato terrificante: non per chi non si ritrova in Letta o Lupi, ma per la democrazia.
– La crescita notevole di deputati e senatori. Se a marzo venivano tratteggiati come mezzi tontoloni impreparati, mese dopo mese sono emerse figure di spicco come Di Maio e Villarosa, Di Battista e Morra, Taverna e Sarti. Eccetera. Voi chi prendete tra Madia e Taverna? Chi tra Alfano e Morra? Chi tra la Moretti e Villarosa? Chi ritenete più dotato, più sincero, più nuovo? Più libero?
– Nel suo riuscito discorso del 23 dicembre alla Camera, il deputato Alessandro Di Battista ha chiesto ai giornalisti di contestare almeno una loro proposta di legge, lasciando intendere che gli errori del M5S sono stati soprattutto di comunicazione. In realtà sono stati anche politici, vedi non aver fatto il nome di Settis o Rodotà o Zagrebelsky a Napolitano, ma è vero che in merito a proposte di legge ed emendamenti di errori non se ne vedono. O se ne vedono pochi.
– Per vent’anni i delusi di sinistra hanno sperato che qualcuno trattasse Berlusconi e i suoi droidi come meritavano di essere trattati. Lo ha fatto solo Di Pietro. Se Pd e predecessori si fossero espressi come la Taverna al Senato o Villarosa alla Camera, oggi i 5 Stelle non esisterebbero. E il Pd non avrebbe dovuto uccidere la sua storia di sinistra consegnandosi al briatoriano Renzi.
– La rottamazione autentica. Esistono due cambiamenti: quello così morbido da risultare finto dei renziani e quello drastico (a rischio “ingenuità”) dei 5 Stelle. Se basta essere giovani per essere nuovi, allora è lecito accontentarsi con i polli di allevamento à la Orfini e Faraone. Se il sogno del Pd è sostituire D’Alema con Speranza, cioè con uno uguale se non per l’anagrafe e la bravura (è molto più bravo D’Alema), allora buona supercazzola a tutti. Se invece l’idea è quella di un cambiamento reale, la differenza tra i 4 salti in padella di Renzi e il rinnovamento vero non è difficile da scorgere.
– La lotta tra renziani e 5 Stelle sarà spietata. Potrebbe fare bene al paese, costringendo entrambi a dare il meglio di sé. Speriamo che ciò accada: ne guadagneremmo tutti. Renzi, quando smette di ascoltare i 45 giri dei Righeira per sentirsi vivo e prova a occuparsi della cosa pubblica, ripete che M5S sta in Parlamento come all’asilo e sa solo andare in cima ai tetti. Una finzione politica che esalta i fanboys di partito e stampa, ma che costituisce un falso storico. Senza M5S non avremmo scoperto la porcata sulle slot machine e quella sugli affitti d’oro; l’articolo 138 della Costituzione sarebbe stato sventrato; nessuno avrebbe notato la webtax; in pochi si sarebbero indignati per i casi Alfano e Cancellieri; in pochi avrebbero osato mettere in discussione Napolitano; non avremmo avuto il voto palese e la conseguente decadenza di Berlusconi. Eccetera eccetera eccetera.
In buona sostanza, se il centrosinistra avesse fatto in 20 anni anche solo un decimo di quello che M5S ha fatto in dieci mesi, il peggior centrodestra d’Europa sarebbe stato disinnescato in un amen.
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
Politica - 26 Dicembre 2013
M5S, cosa ha funzionato e cosa no
Giunti a fine anno, dopo dieci mesi di Parlamento, cosa ha funzionato e cosa no nel Movimento 5 Stelle?
Cosa non ha funzionato
– Nei primi due mesi (ahinoi decisivi per il paese) è stato sbagliato quasi tutto in termini di comunicazione e non poco in termini politici. L’exploit di febbraio ha costretto novizi della politica a cimentarsi subito con responsabilità enormi e vecchi marpioni.
– Lombardi e Crimi, scelti di corsa con la formula del “Ciao mi chiamo Vito e credo in un mondo migliore”, tipo presentazione all’Alcolista Anonimi, non ne hanno indovinato una. Era difficile scegliere peggio. L’harakiri dello streaming con Bersani (“Noi siamo le parti sociali”, “Sembra di stare a Ballarò”) resterà negli annali. Va però detto che, in quel momento, nessuno (forse) sarebbe stato pronto.
– La refrattarietà alla critica, tipica di tutti i partiti e movimenti politici, è in molti 5 Stelle (alcuni: non tutti) totale: “O con me o contro di me”. Non siamo in curva, ragazzi. Ogni tanto esiste anche il grigio. Non solo il bianco e il nero. Purtroppo questo approccio da tifosi è ora condiviso anche da molti (molti: non tutti) renziani, che vedono nel Mister Bean di Rignano sull’Arno il loro ComandanteFonzie Guevara di riferimento e guai chi glielo tocca. Ne consegue che, soprattutto in Rete, il dibattito tra “grillini” e “renziani” sembra spesso (spesso: non sempre) quello tra ultras di opposte fazioni. Peccato.
– Non avere fatto il nome al secondo giro di consultazioni con Napolitano è stato un suicidio tremendo. Non perché sarebbe cambiato qualcosa concretamente (Napolitano, pur di isolare i 5 Stelle, si fingerebbe pure di sinistra), ma perché avrebbe stanato il Pd togliendogli l’alibi logoro del “Stiamo col centrodestra per colpa di Grillo”. Si doveva operare come è stato fatto con Rodotà, la cui scelta coincise infatti con la desolante Waterloo del Pd durante la rielezione di Re Giorgio.
– La stessa sensazione di stare ad aspettare e giocare di rimessa, “congelando i voti in frigo”, si è avuta quando Letta stava per cadere (anche in quel caso i 5 Stelle non hanno proposto nomi alternativi) e quando Renzi ha proposto il baratto sui tagli alla politica. Ovvio che Renzi non voleva l’accordo, ma ogni volta che M5S poteva sparigliare in termini governativi si è arroccato. Alimentando la sensazione (sbagliata) di “dire solo no” e di non prendere i treni che passano, preferendo andare in stazione a dare qualche schiaffo a chi si sporge da quel treno. Come Ugo Tognazzi in Amici miei. Perché, ogni tanto, non vedere le carte e scoprire il bluff altrui (per esempio sulla nuova legge elettorale)? Se è vero che quasi tutti i media ce l’hanno coi 5 Stelle, è anche vero che questo eterno attendismo talebano – in due o tre momenti chiave – ha coinciso con un tafazzismo considerevole
– Le Parlamentarie hanno regalato scranni a personaggi marginali. Ci sono ovunque, e nei 5 Stelle non sono poi tanti come si credeva e si continua a sostenere, ma M5S non può permettersi tali errori. “Le sirene”, “I microchip”, “Pino Chet”, “La Kyenge un orango? Ci sta“. Oppure quel tizio barbuto e quasi-ideologo che somiglia a Beruschi (meno colto, però) e che a inizio anno veniva chiamato in tivù per dimostrare che i 5 Stelle son tutti grulli e sciroccati. Non siamo al circo, su.
– Pessima gestione del caso Adele Gambaro. La (sua) storia ha detto che era solo una che voleva supportare le larghe intese, tirando a campare col suo strapuntino di potere, ma espellerla per una frase anti-Grillo ha regalato ai detrattori l’accusa di “fascisti epuratori”. Bastava aspettarla al varco – giusto uno o due mesi – e si sarebbe isolata da sola, come gli altri cinque o sei personaggi in cerca d’autore (non dovevano essere di più? Non doveva esserci una “spaccatura”?) che ora rimpolpano la sparuta cricca del gruppo misto al Senato. La Gambaro doveva essere allontanata, sì, ma non in quel momento. Espellerla subito, per giunta con la modalità del “Gesù o Barabba”, è servito solo a far felice Casaleggio, secondo cui (più o meno) se c’è un corpo infetto prima o poi finisce con l’infettare l’intero sistema e quindi va estirpato subito. Mah.
– Alcuni post di Grillo e Casaleggio hanno rischiato di rovinare l’operato dei parlamentari. Le scomuniche (“Il Fatto Quotidiano house organ del Pd” resta la minchiata dell’anno), i toni quasi sempre lividi, il “cerchio talebano” (più che magico) da cui Grillo si fa “consigliare”. Prima di scrivere, occorrerebbe riflettere. Quando a entrambi girano gli zebedei, inibitegli il wifi. Un anno fa senza Grillo non ci sarebbe stato M5S. L’ex comico risulterà ancora decisivo (Casaleggio, boh). Per esempio nei suoi tour elettorali sul territorio. Entrambi devono però stare attenti a non vanificare l’operato di chi, contro quasi tutti, si sbatte a Camera e Senato.
Cosa ha funzionato
– Il ruolo di vera e autentica opposizione, che vent’anni di Violante e Boccia avevano fatto colpevolmente dimenticare. Anche l’Italia ha ora un’opposizione vera: pensate se, in questo clima mieloso e mellifluo di “pacificazione”, l’ingranaggio oliatissimo della Casta non avesse avuto nemmeno un granello di sabbia desideroso di incepparlo. Sarebbe stato terrificante: non per chi non si ritrova in Letta o Lupi, ma per la democrazia.
– La crescita notevole di deputati e senatori. Se a marzo venivano tratteggiati come mezzi tontoloni impreparati, mese dopo mese sono emerse figure di spicco come Di Maio e Villarosa, Di Battista e Morra, Taverna e Sarti. Eccetera. Voi chi prendete tra Madia e Taverna? Chi tra Alfano e Morra? Chi tra la Moretti e Villarosa? Chi ritenete più dotato, più sincero, più nuovo? Più libero?
– Nel suo riuscito discorso del 23 dicembre alla Camera, il deputato Alessandro Di Battista ha chiesto ai giornalisti di contestare almeno una loro proposta di legge, lasciando intendere che gli errori del M5S sono stati soprattutto di comunicazione. In realtà sono stati anche politici, vedi non aver fatto il nome di Settis o Rodotà o Zagrebelsky a Napolitano, ma è vero che in merito a proposte di legge ed emendamenti di errori non se ne vedono. O se ne vedono pochi.
– Per vent’anni i delusi di sinistra hanno sperato che qualcuno trattasse Berlusconi e i suoi droidi come meritavano di essere trattati. Lo ha fatto solo Di Pietro. Se Pd e predecessori si fossero espressi come la Taverna al Senato o Villarosa alla Camera, oggi i 5 Stelle non esisterebbero. E il Pd non avrebbe dovuto uccidere la sua storia di sinistra consegnandosi al briatoriano Renzi.
– La rottamazione autentica. Esistono due cambiamenti: quello così morbido da risultare finto dei renziani e quello drastico (a rischio “ingenuità”) dei 5 Stelle. Se basta essere giovani per essere nuovi, allora è lecito accontentarsi con i polli di allevamento à la Orfini e Faraone. Se il sogno del Pd è sostituire D’Alema con Speranza, cioè con uno uguale se non per l’anagrafe e la bravura (è molto più bravo D’Alema), allora buona supercazzola a tutti. Se invece l’idea è quella di un cambiamento reale, la differenza tra i 4 salti in padella di Renzi e il rinnovamento vero non è difficile da scorgere.
– La lotta tra renziani e 5 Stelle sarà spietata. Potrebbe fare bene al paese, costringendo entrambi a dare il meglio di sé. Speriamo che ciò accada: ne guadagneremmo tutti. Renzi, quando smette di ascoltare i 45 giri dei Righeira per sentirsi vivo e prova a occuparsi della cosa pubblica, ripete che M5S sta in Parlamento come all’asilo e sa solo andare in cima ai tetti. Una finzione politica che esalta i fanboys di partito e stampa, ma che costituisce un falso storico. Senza M5S non avremmo scoperto la porcata sulle slot machine e quella sugli affitti d’oro; l’articolo 138 della Costituzione sarebbe stato sventrato; nessuno avrebbe notato la webtax; in pochi si sarebbero indignati per i casi Alfano e Cancellieri; in pochi avrebbero osato mettere in discussione Napolitano; non avremmo avuto il voto palese e la conseguente decadenza di Berlusconi. Eccetera eccetera eccetera.
In buona sostanza, se il centrosinistra avesse fatto in 20 anni anche solo un decimo di quello che M5S ha fatto in dieci mesi, il peggior centrodestra d’Europa sarebbe stato disinnescato in un amen.
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Milleproroghe sul tavolo dei ministri. Ci sarà di tutto, Roma inclusa, ma non la Tasi
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Washington, 17 fab. (Adnkronos/Afp) - Gli incontri tra funzionari statunitensi e russi in Arabia Saudita non dovrebbero essere visti come una "negoziazione" sull'Ucraina. Lo ha sottolineato un portavoce del Dipartimento di Stato americano in vista dei colloqui tra i due paesi domani a Riad.
"Non credo che le persone dovrebbero vedere l'incontro come qualcosa dove verranno messi a punto dettagli o progressi, come una specie di negoziazione", ha affermato Tammy Bruce, aggiungendo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incaricato i funzionari di "dare seguito in modo efficace" alla telefonata con Vladimir Putin.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "Leggo che Silvia Salis, a cui faccio il mio in bocca al lupo per la candidatura a Sindaco di Genova, ha subito focalizzato l'attenzione e il suo impegno sull'incontro con le persone, rimettendole al centro, andando ad ascoltarle quartiere per quartiere. Poche parole ma chiare, che mi confortano e ricordano il senso dell'essere Sindaco: al centro di ogni politica ci sono le persone, c'è un territorio che va ascoltato, proprio quello che ho sempre cercato di fare nel mio impegno quotidiano. Per questo mi conforta che siano proprio queste le parole che guidano la sua campagna elettorale per la città di Genova". Lo dichiara Luca Pastorino, Sindaco di Bogliasco, deputato del Partito Democratico.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Le autorità libanesi hanno reso noto di aver prorogato a tempo indeterminato la sospensione dei voli in entrata e in uscita verso l'Iran, dopo aver inizialmente vietato agli aerei iraniani di atterrare a Beirut fino al 18 febbraio.
Le autorità hanno deciso di "incaricare il ministro dei lavori pubblici e dei trasporti di estendere il periodo di sospensione dei voli da e per l'Iran", ha detto ai giornalisti la portavoce della presidenza libanese Najat Charafeddine, senza specificare quando i voli riprenderanno.
Varsavia, 17 feb. (Adnkronos) - "Se noi europei non spendiamo molto per la difesa adesso, saremo costretti a spendere 10 volte di più se non impediamo una guerra più ampia". Lo ha scritto sui social il premier polacco Donald Tusk. "Come primo ministro polacco - ha aggiunto - ho il diritto di dirlo forte e chiaro, dato che la Polonia spende già quasi il 5% del suo pil per la difesa. E continueremo a farlo".
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - L’Istituto nazionale di statistica e Polo strategico nazionale hanno siglato un accordo per la migrazione di servizi rilevanti dell’Istituto sull’infrastruttura cloud di Psn. La realizzazione di questo progetto, si legge in un nota congiunta, è stata resa possibile grazie ai fondi previsti nell’ambito della Missione 1.1 Infrastrutture digitali del Pnrr, promossi dal Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio dei ministri. Il progetto, si legge nel comunicato, ''ha l’obiettivo di arricchire i servizi infrastrutturali di Istat con soluzioni connotate da elevati livelli di innovazione e di sicurezza grazie ai quali Istat potrà gestire e analizzare una vasta gamma di dati demografici e sociali provenienti da fonti eterogenee, sviluppando e attivando nuovi processi di modellazione e rappresentazione dei fenomeni di interesse''.
L’Istat, ha dichiarato Massimo Fedeli, direttore del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell'informazione statistica, ''è fortemente impegnato nello sviluppo di applicazioni di Intelligenza Artificiale, a supporto della produzione statistica ufficiale. L’accordo con il Polo Strategico Nazionale rientra proprio nella strategia complessiva finalizzata al potenziamento della rete con Istituzioni, realtà private e soprattutto con il mondo della ricerca e alla esplorazione consapevole delle opportunità offerte dalla Ia”.
Emanuele Iannetti, amministratore delegato di Polo strategico nazionale, ha dichiarato: “Siamo lieti di collaborare con l’Istat in questo progetto altamente innovativo abilitato dalla nostra infrastruttura cloud sovrana, scalabile e sicura. Questo accordo non solo rafforza la nostra missione di garantire la sicurezza e la sostenibilità nella gestione dei dati critici e strategici della Pubblica Amministrazione italiana, ma dimostra anche il nostro impegno nel supportare l'innovazione e la crescita tecnologica del paese".
Roma, 17 feb (Adnkronos) - "'Ci guidano le Stelle, 80 anni di Liberazione', è lo slogan che campeggia nella tessera di adesione a Sinistra italiana, la cui campagna di adesione per il 2025 è iniziata in queste settimane. Un richiamo ad un canto partigiano nella notte della guerra e della dittatura. Oggi lo diciamo anche noi di fronte ad un’altra lunga notte fatta di guerre e sopraffazioni, e con tutti i rischi incombenti sulla democrazia". Lo rende noto l’Ufficio stampa del partito.
"E proprio in questi giorni, in concomitanza con l’avvio della campagna di adesione a SI, un altro importante risultato è stato raggiunto: con l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, fare politica è diventata sempre più una cosa per ricchi. Per questo motivo Sinistra Italiana ha deciso 18 mesi fa di iniziare anche una raccolta fondi dal basso: per dimostrare che grazie al sostegno di tanti e tante, una politica per le persone, dalle persone, è possibile", prosegue SI.
"Ora grazie al supporto di migliaia di persone che credono in un'Italia diversa, è stato raggiunto un risultato straordinario: 100mila euro da microdonazioni. Una cifra importante, in appena 18 mesi, che ha dimostrato ancora una volta quanto forte sia il legame con la nostra comunità e soprattutto quanta voglia ci sia di partecipare attivamente alla vita politica di Sinistra Italiana", conclude SI.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "Un'idea giusta". Nicola Fratoianni parla così della proposta di una manifestazione sulla questione sociale lanciata da Giuseppe Conte. "Noi quando ci sono da costruire convergenze unitarie ci siamo sempre e siamo disponibili a fare la nostra parte", aggiunge il leader di Sinistra Italiana. "Se ho sentito Conte? No, non ancora. Avremo modo di farlo. Avs comunque è disponibile ad organizzare insieme la manifestazione".