La strada è segnata. Le dichiarazioni di Faraone e degli altri sono state solo l’inizio. Matteo Renzi mette il carico e mette nel mirino il governo. In particolare il presidente del Consiglio Enrico Letta e il suo vice Angelino Alfano: “Io sono totalmente diverso da loro, per tanti motivi” dice in un colloquio con La Stampa. “Le cose bisogna raccontarle per come stanno – spiega – Lui, Enrico, è stato portato al governo anni fa da D’Alema, che io ho combattuto e combatto in modo trasparente; e Angelino Alfano al governo ce l’ha messo Berlusconi, quando io non ero ancora nemmeno sindaco di Firenze”. “Io sono totalmente diverso, per tanti motivi” in primis perché “ho ricevuto un mandato popolare, tre milioni di persone che mi hanno votato perché hanno condiviso quel che ho promesso che avrei poi fatto”. Per questo “non si può perder tempo, con l’anno nuovo si passa dalle chiacchiere alle cose scritte”: lavoro e riforme i “due temi capitali”. Ma quanto al governo “bisogna tener fede a quanto detto: se Letta fa, va avanti. Certo, se si fanno marchette e si passa dalle larghe intese all’assalto alla diligenza, non va bene”.
L’idea è di continuare a sostenere il governo a condizione che faccia quel che deve. Però “potevano risparmiarsi e risparmiarci tante cose. E la faccenda della nomina da parte di Alfano di diciassette nuovi prefetti è soltanto la ciliegina sulla torta”. Di “rimpasto” il sindaco di Firenze non vuole sentir parlare, “quella parola, intendo rimpasto, non l’ho mai pronunciata e mai la pronuncerò”. Tanto più, aggiunge, che “io fatico a tenere Delrio al governo, perché ogni tanto mi dice che vorrebbe lasciare: è quello il mio problema”, “non ho alcun interesse a mettere pedine e scambiare caselle: chiedo solo che si cambino stile e velocità nel governo”. Quello di Faraone, spiega, è stato uno “sfogo di pancia”. “Non è una dichiarazione di guerra – continua – perché le dichiarazioni di guerra le faccio io, mettendoci la faccia. Però Faraone ha detto quel che pensa il 99% degli italiani. E nel merito è difficile dargli torto… Un po’ di tempo fa Enrico mi ha spiegato che i provvedimenti che il governo avrebbe varato a fine anno erano frutto di un lungo lavoro preparatorio, che ne aveva parlato con Epifani e i partner di maggioranza … Mi chiese, insomma, di non ostacolarli: e io non ho disturbato. Ma potevano risparmiarsi e risparmiarci tante cose”.
Sulla legge elettorale prepara una nuova offensiva, anche nei confronti di Grillo e Berlusconi: “Vediamo cosa risponderanno gli uni e gli altri ma io con loro ci parlo e ci parlerò”. Il voto subito? “Sapesse quanti mi dicono ‘Matteo bisogna andare subito al voto’ e io rispondo calma ragazzi, calma. Bisogna tener fede a quando detto: se Letta fa, va avanti. E continuo ostinatamente a credere che sia possibile. Certo, se si fanno marchette e si passa dalle larghe intese all’assalto alla diligenza, non va bene. E per fortuna che stavolta non l’ho detto io: visto che il primo critico, in questa occasione, è stato il capo dello Stato. E certo non si può accusare il presidente di essere un nemico del governo Letta”.