Il governo Letta in continua fibrillazione, pungolato da destra, da sinistra e dal suo interno. L’ultima scossa all’esecutivo arriva infatti da un suo dicastero, con il viceministro dell’Economia Stefano Fassina che torna a parlare di rimpasto, anche se solo parziale: il “giovane turco” chiede un ricambio della squadra del Pd a Palazzo Chigi. Un’ipotesi che però “non è all’ordine del giorno” della segreteria del Pd in corso a Firenze, secondo il portavoce dell’organismo Lorenzo Guerini. La richiesta di Fassina arriva di conseguenza alla svolta impressa dal nuovo segretario Matteo Renzi. Già, perché è sempre il sindaco di Firenze a giocare il ruolo di motore del dibattito politico nostrano: alle proposte per un patto di coalizione (unioni civili, modifiche alla Bossi e Fini, provvedimenti per famiglie e adozioni), il premier Enrico Letta aveva risposto ai microfoni del Tg1: “Troveremo le soluzioni per mettere d’accordo la maggioranza”. Una maggioranza che torna a tremare, non solo per le sferzate di Renzi, ma anche per le minacce del Nuovo Centrodestra, che non vuole farsi dettare l’agenda dal segretario Pd. Dopo lo stop di Angelino Alfano, che aveva frenato il sindaco fiorentino su unioni civili e modifiche alla Bossi-Fini, è Fabrizio Cicchitto a passare all’attacco, prospettando la crisi di governo nel caso si formino “due maggioranze”, una per sostenere il governo e una per fare la riforma elettorale.
E se c’è chi vuole fermare lo sprint di Renzi sul governo, all’interno dell’esecutivo c’è chi lo asseconda. ”È doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi segni l’agenda di governo“, afferma Stefano Fassina in un’intervista a Repubblica. “E siccome le idee camminano sulle gambe di uomini e donne, il nuovo programma va di pari passo con una nuova squadra a Palazzo Chigi”. A una condizione: “Basta che lo si faccia in modo costruttivo, per esempio portando le proposte su legge elettorale e lavoro prima in direzione e poi fuori, e non viceversa”. Per dimostrare di fare sul serio, il viceministro mette sul tavolo la propria lettera di dimissioni: “Sono prontissimo a mettere il mio mandato nelle mani di Letta e del segretario del Pd”.
E spiega il suo ragionamento: “C’è una valutazione politica che lo impone: la squadra nel governo Letta è la fotografia di un Pd archiviato dal congresso. Ora il partito nato dalle primarie è un’altra cosa, c’è un altro leader che legittimamente punta a una discontinuità con quel gruppo di ministri e con quel programma”. Fassina lancia poi l’affondo nei confronti della sua stesasa compagine di governo: “Pure autorevoli ministri fanno finta di raccogliere stimoli positivi da quelle che in realtà sono soltanto bordate polemiche. Ecco perché serve un chiarimento, nella prossima riunione della direzione del Pd, sul rapporto fra il governo e il partito uscito dalle primarie”.
Le scosse al governo non arriva solo da sinistra, ma anche da destra. ”Non è lontanamente sostenibile l’ipotesi delle due maggioranze, una che tiene in piedi il governo e che deve scrivere nonché approvare in Parlamento l’agenda 2014, e un’altra che fa la riforma elettorale”, avverte Fabrizio Cicchitto, intervistato da La Stampa. “Se c’è una maggioranza diversa da quella attuale è evidente che si va a crisi di governo. E in questo caso si bloccherebbero le riforme, si dovrebbe trovare un nuovo governo e forse un nuovo Presidente della Repubblica. Un vero salto nel buio“.
E ancora, il deputato di Nuovo Centrodestra chiede rispetto per il suo partito. “Non siamo subalterni a nessuno. Siamo una componente della maggioranza. Se si vuole mantenere in piedi il governo, questa componente non può essere considerata un utile idiota”, afferma Cicchitto. Per l’esponente di Ncd, “quello delle unioni civili è un falso problema. Io sono contrario ai matrimoni gay, altra cosa è il riconoscimento delle unioni civili tra eterosessuali e omosessuali, su cui si può ragionare”. Quanto allo ius soli, Cicchitto dice no a “posizioni retrogade. Se abbiamo la testa sulle spalle, questo tema non sarà motivo di rottura”.