Sono sull’orlo del collasso, perché il numero dei poveri cresce a ritmi serrati e loro non riescono a far fronte alle richieste di aiuto. Nella Germania che svetta tra i Paesi che meglio hanno resistito ai colpi della crisi e che in Europa detta le regole in materia di politiche economiche imponendo cure di austerity agli Stati più indebitati, negli ultimi cinque anni è raddoppiato il numero delle persone che per mangiare si rivolgono alle banche alimentari e alle mense per i poveri. Oggi sono 1,5 milioni, scrive Der Spiegel. Sono aumentati a tal punto che le organizzazioni di carità non riescono più a dar da mangiare a tutti.
Per sopravvivere molti gestori hanno cominciato a far pagare il cibo. E la situazione sembra destinata a peggiorare: gli ultimi dati sulla povertà sono allarmanti e sono in molti a vaticinare che il sistema continuerà a scricchiolare a causa della prevista invasione di migranti bulgari e rumeni. I rappresentanti di 918 banche alimentari del Paese hanno lanciato l’allarme: la domanda è aumentata e le donazioni pubbliche e private non sono più sufficienti a mantenere in vita il sistema, a pagare cioè il cibo, gli affitti dei locali, il trasporto delle merci.
Le grandi catene di supermercati, come i piccoli negozi, hanno migliorato la pianificazione delle scorte facendo diminuire le eccedenze alimentari (pane di giornata, frutta ammaccata e prodotti dalle confezioni rovinate o in scadenza) che vengono girate alle organizzazioni: “Mentre riceviamo ancora frutta e verdura a sufficienza ha spiegato allo Spiegel Heike Vongehr, direttrice della banca alimentare di Düsseldorf arrivano molta meno pasta, latticini e carne, prodotti tra i più richiesti tra i fruitori della mensa”. Così nelle ultime settimane in diverse città le mense sono state costrette ad allontanare centinaia di persone che chiedevano un pasto caldo.
Questo è accaduto anche perché, continua Vongehr, sempre più studenti si rivolgono alle banche alimentari sia a Düsseldorf che in altre città. In media, gli universitari in Germania hanno un reddito mensile di 864 euro, che, in base ai criteri dell’Ufficio federale di statistica, fa sì che vengano considerati “a rischio povertà”, come i beneficiari del sussidio previsto dal modello di welfare Hartz IV e molti pensionati. Per evitare il tracollo l’idea è quella di cominciare a far pagare il cibo. Jochen Brühl, 47, nuovo presidente dell’Associazione federale delle banche alimentari, per far fronte alle difficoltà sta progettando di estendere il modello di gestione utilizzato dalla mensa per poveri della sua città natale, Ludwigsburg, vicino a Stoccarda.
Lì, come in molte altre strutture nella regione di Baden Württemberg, non si mangia più gratis. Ogni alimento ha un prezzo: una tazza di yogurt costa 5 centesimi, il pane 20 centesimi e per una porzione di frutta ne servono 30. I risultati del sistema sono stati “assolutamente positivi”, spiega allo Spiegel: in questo modo i fruitori della mensa sono diventati dei clienti veri e propri. Dalle statistiche emerge un tessuto sociale sempre più in difficoltà. Secondo i dati presentati il 19 dicembre dall’organizzazione Paritätischen Gesamtverbandes durante la Conferenza nazionale sulla povertà, dal 2006 ad oggi le persone che vivono sotto la soglia di povertà (848 euro al mese per un single, 1.278 euro per le coppie) sono aumentate dal 14 al 15,2 per cento.
Il 2012 è stato un anno particolarmente difficile: il 28 ottobre scorso l’Ufficio federale di statistica ha fatto sapere che il numero degli aventi diritto al reddito minimo garantito dal programma Sozialhilfe sono aumentati del 3,3% nel 2012 rispetto al 2011, passando da 332mila a 343mila. E a stare peggio è anche il ceto medio: secondo uno studio della fondazione Bertelsmann Stiftung, se nel 1997 circa il 65% dei cittadini tedeschi poteva considerarsi parte della middle class, la percentuale è scesa al 58% nel 2012. Cinque milioni in meno in 15 anni.
I timori per la tenuta del sistema crescono a causa dell’annunciato arrivo di un’ondata migratoria dall’Est Europa. Dal primo gennaio sono cadute le ultime restrizioni sulla libera circolazione di lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria, che potranno emigrare in Germania, Austria, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Malta e Olanda senza il bisogno di avere un contratto di lavoro prima di partire: potranno cercare un impiego una volta arrivati sul posto. Ora il timore di Londra, Parigi e Berlino è di assistere a una invasione di romeni e bulgari in condizione di povertà che hanno diritto all’assistenza sociale e che andranno a gravare sull’equilibrio già precario di banche alimentari e mense per poveri: “Stiamo per affrontare nuove sfide”, conclude Vongehr.