Dare garanzie a chi “non le ha mai avute e negli ultimi 20 anni ha dovuto pagare il costo dei ritardi della politica”. E’ l’obiettivo del Job Act, secondo il segretario del Pd Matteo Renzi. Le proposte democratiche sul lavoro saranno presentate entro l’inizio della prossima settimana, ha spiegato Renzi. Tra i primi obiettivi contrasterà “il costo della burocrazia” e punterà a “creare posti di lavoro in sei settori e il made in Italy sarà il primo”. Renzi ha parlato anche del “grande tema dell’innovazione”, e di quelli che riguardano “l’industria turistica e cultura e la manifattura tradizionale”. Quindi creare “le regole d’insieme, vale a dire il panorama sistemico che parte dalle condizioni di chi fa impresa e deve essere messo in condizione di poterla fare”. Tra i punti da approfondire il costo dell’energia: “Non puoi parlare di creare lavoro nel settore manifatturiero se continui ad avere un costo dell’energia del 30% più alto di quello dei concorrenti”. Di certo serve un atteggiamento diverso nei confronti della crisi: “Se si parte dal gestire bene il bene pubblico le cose si possono fare – ha aggiunto il sindaco di Firenze – non c’è la maledizione della bella addormentata nel bosco, dobbiamo smettere di cullarci nella lamentazione”.

Renzi precisa anche che parlare di lavoro non è parlare solo di articolo 18: solo alla fine del job act, spiega, “arriva la discussione sulle regole contrattuali, che non deve essere ideologica ma deve dare garanzie a chi non ne ha”. Sull’articolo 18 “ciascuno ha le proprie idee”, ma “è la dimostrazione plastica di guardare il dito mentre il mondo ci chiede di guardare la luna”. “Il problema del creare lavoro – ha detto – non è semplicemente ridurre la discussione politica a un problema di normativa contrattuale ma è provare ad allargare il ragionamento”.

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