Subito un emendamento per tassare il gioco d’azzardo ed evitare il pagamento della mini-Imu. Non demordono i sindaci emiliano romagnoli del Pd, tra cui quello di Ravenna Fabrizio Matteucci e quello di Imola Daniele Manca, che tornano a chiedere la sostituzione dell’imposta sulla casa con un prelievo sui guadagni delle slot machine. L’avevano già fatto alcuni giorni fa, con una lettera indirizzata direttamente al premier Letta e al presidente Napolitano. Tornano a farlo ora, dopo che il ministro Graziano Delrio ha gelato ogni speranza, escludendo l’ipotesi di una revisione dell’Imu. Questa volta però l’appello è rivolto ai parlamentari del proprio partito. “Si ribellino e non votino il provvedimento” scrivono i due sindaci. Anche se, per ora, a rispondere sono solo gli eletti dei 5 stelle, per mano del senatore Giovanni Endrizzi: “Il Movimento è pronto a depositare in aula l’emendamento, che permetterebbe a oltre 12 milioni di cittadini di non pagare la ‘mini Imu”.
Così, la battaglia contro la mini-Imu lanciata dal fronte dei sindaci si trasforma in un scontro interno al partito guidato da Matteo Renzi. E offre la sponda ai 5 stelle per mettere alla prova l’esecutivo e il Pd sul terreno del gioco d’azzardo. Soprattutto dopo che le dichiarazioni rilasciate da Delrio, ministro di punta della compagine del Pd al governo, hanno aperto la polemica con l’Anci (di cui Delrio è stato presidente). “Quella della revisione della tassazione immobiliare sul gioco d’azzardo è una battaglia che ho sempre fatto quando ero presidente dell’Anci” ha spiegato il ministro a margine della festa del Tricolore di Reggio Emilia. “Nel merito non posso non essere d’accordo, ma non è applicabile”.
Parole che hanno lasciato l’amaro in bocca ai suoi compagni di partito alla guida dei comuni emiliani. E in particolare al presidente regionale dell’Anci, Daniele Manca. “Basta balle” è stato il commento a caldo. “Il problema è solo di volontà politica”. Da qui un nuovo appello firmato oltre che da Manca e Matteucci anche da tutti gli altri sindaci dell’Emilia Romagna, compresi quello di Forlì, Roberto Balzani, quello di Piacenza, Paolo Dosi, quello di Bologna, Virginio Merola, di Rimini, Andrea Gnassi, e quello di Parma, Federico Pizzarotti: “Risulta che il gruppo parlamentare del Pd del Senato, che è il primo partito della maggioranza, abbia deciso di ritirare tutti gli emendamenti al decreto Imu. E, dunque, non presenterà neppure quello proposto dall’Anci Emilia Romagna. Chiediamo a tutti i senatori e deputati della nostra regione di depositare adesso l’emendamento e di non votare a favore del decreto senza questa modifica: ‘no Imu, sì tassa azzardo’”.
E se sulle tasse ai concessionari del gioco d’azzardo il Pd scivola, chiudendo le porte ai sindaci del suo stesso partito, il Movimento 5 stelle ne approfitta. La distanza tra i diversi fronti del Pd, quello di governo e quello delle amministrazioni locali, per il partito di Grillo è infatti l’occasione per un nuovo attacco all’esecutivo. “Il governo Letta, dopo le iniziali promesse di Delrio ha detto no a questa proposta sensata” si legge in una nota diffusa da Giovanni Endrizzi, senatore dei 5 stelle. “Un comportamento che dimostra che questo non sia il governo del cambiamento. Ora il Movimento 5 Stelle sta tecnicamente aspettando che il Governo presenti una qualsiasi modifica al testo. In questo modo potremo depositare l’emendamento Anci per aumentare le tasse sul gioco d’azzardo ed evitare così a milioni di cittadini di pagare la cosiddetta mini-Imu. Se si arriverà al voto in aula chiederemo il voto elettronico e i cittadini potranno sapere chi voterà a favore e chi contro. Confidiamo nella coerenza dei senatori e senatrici del Pd”.
Sulla questione nei giorni scorsi si era espresso anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Usando parole durissime. “Il Governo ci impone una spending review quotidiana per coprire enormi debiti statali ma quando si manifesta la reale possibilità di attingere fondi non dai Comuni ma direttamente da quel pozzo senza fondo che è il gioco d’azzardo, manca totalmente la volontà. È inaccettabile”.