La storia che in un paese normale dovrebbe portare alle dimissioni del ministro De Girolamo si può riassumere così: in una contesa tra due fratelli per ottenere l’affitto di un bar di un ospedale interviene il deputato del Pdl e chiede l’intervento dei manager della Asl in favore di suo zio. Il primo fratello, Maurizio Liguori, da decenni gestisce il bar del Sacro Cuore – Fatebenefratelli di Benevento (intestato al padre) con un fatturato di circa 200mila euro all’anno circa. Nunzia De Girolamo fa pressioni sulla direzione della Provincia Religiosa dell’ospedale perché quel bar, dopo la scadenza del contratto di affitto, sia tolto – magari con un provvedimento giudiziario di urgenza – a Maurizio Liguori e sia dato al fratello, Franco Liguori. Il politico alla fine ha raggiunto il suo obiettivo: Il Fatto pubblica oggi il contratto di affitto di azienda siglato il 30 settembre che rappresenta la sua vittoria nella contesa familiare.
Il bar passa dalla società gestita da Maurizio Liguori e intestata al padre ottantenne Mario all’impresa di Giorgia Liguori, figlia del fratello di Maurizio, quel Franco Liguori che oggi siede dietro alla cassa come su un trono conquistato dopo una lotta fratricida. Le parentele da queste parti suscitano grandi odi ma anche grandi amori. Maurizio Liguori, il fratello sconfitto, non è parente di Nunzia De Girolamo. Franco invece ha sposato la sorella della mamma del massimo esponente del Pdl a Benevento. Margherita De Iapinis – la mamma del politico che fa le pressioni per il bar – e Raffaella – la mamma di Giorgia Liguori che ne beneficia – abitano in case adiacenti. Nunzia De Girolamo per “accelerare” la firma del contratto di affitto di azienda in favore della cugina e dello zio ordina al ‘suo uomo’ nell’ente vigilante, cioè il direttore generale della Asl di Benevento Michele Rossi, la celebre frase svelata dal Fatto: “al Fatebenefratelli (…) mandagli i controlli e vaffanculo”. La Guardia di Finanza “allo stato” non rileva alcun reato
Il Fatto ora ha scoperto che il bar dell’ospedale Sacro Cuore di Benevento, a novembre del 2012, quindi quattro mesi dopo quell’ordine al direttore generale registrato a tradimento dal direttore amministrativo della Asl di Benevento, Felice Pisapia, è stato chiuso dopo un controllo. “L’ispezione l’abbiamo avuta nel novembre 2012”, racconta Maurizio Liguori, “sono venuti addirittura i Nas direttamente da Salerno e sono stati sei ore. Da quel giorno il bar è rimasto chiuso e poi ne è stato aperto un altro con una nuova gestione. Ho avuto anche una sanzione economica, 3mila euro mi pare”. Al termine dell’intervento i Nas rilevarono delle infrazioni e, come impone il regolamento europeo chiamarono per stilare il verbale di chiusura, un funzionario della Asl di Benevento, Alfredo Gorgonio.
Durante la conversazione registrata a tradimento a luglio, Nunzia De Girolamo aveva detto al direttore generale della Asl di Benevento Michele Rossi: “Sono degli stronzi… Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. (….) Mandagli i controlli e vaffanculo… Carrozza (Giovanni, direttore amministrativo dell’ospedale Ndr) mi ha preso per il culo”. Felice Pisapia, ex direttore amministrativo della Asl beneventana finito sotto inchiesta perché accusato di truffe e malversazioni, registrava e lei diceva: “Fra Pietro (Cicinelli, presidente della Provincia Religiosa del Fatebenefratelli, Ndr) sa che c’è un problema al Fatebenefratelli a Benevento e dà l’ok”. Poi aggiungeva che i frati “sono tirchi a morire” e che per sbloccare l’affitto allo zio un modo c’era: “Perciò se tu gli crei un problema di controllo devi vedere come diventano tirchi! (ironico Ndr). Devi vedere Fra Pietro come dice a Carrozza (Giovanni Carrozza, il direttore amministrativo dell’Ospedale, dipendente da frate Cicinelli, Ndr): accelera! E fagli il 700 (cioé l’articolo 700 del rito d’urgenza che De Girolamo sognava contro il vecchio gestore del bar che non voleva schiodare, Ndr)”.
Il Fatto ha scoperto che quel ‘Verna’ non identificato nella trascrizione riportata nell’informativa della Guardia di Finanza è Giovanni Vrenna, il direttore degli affari generali della Provincia Religiosa. Un anno e due mesi dopo quel colloquio registrato di nascosto, un controllo arriva davvero. Anche se non è mirato sull’ospedale e non è diretto dalla Asl. Sono i Carabinieri a ispezionare a fondo proprio quel bar interno all’ospedale. Il funzionario della Asl che ha siglato il verbale di chiusura, Alfredo Gorgonio, spiega: “la sospensione era temporanea. Il bar poteva essere riaperto, previo adeguamento alle norme. Il titolare però ha rinunciato. So che c’era un contrasto tra il Fatebenefratelli e il gestore. Il bar è stato riaperto in altri locali. Non so chi ha segnalato la situazione ai carabinieri”.
Maurizio Liguori poi non ha più riaperto. Una sua cognata, sotto anonimato, al Fatto dice: “ci hanno soffiato il bar”. Il 30 settembre 2013 frate Pietro Cicinelli firma con Giorgia Liguori l’affitto di azienda del nuovo bar. L’impresa paga 2mila euro al mese più Iva per tre anni ai frati. L’affitto basso tiene conto dei lavori effettuati a spese dell’affittuario per 45 mila euro. Dal quarto anno l’affitto sale a 5 mila euro al mese. L’avvocato Vrenna, direttore degli affari generali della Provincia Religiosa del Fatebenefratelli, conferma al Fatto: “Nunzia De Girolamo mi ha chiamato e mi ha chiesto gentilmente di verificare la possibilità di accelerare. Io le spiegai che avendo impugnato il precedente conduttore il contratto di affitto sostenendo che fosse una locazione commerciale, bisognava aspettare i tempi tecnici. O si trovava un accordo con il diretto interessato o niente. C’era una procedura da rispettare e una procedura andava rispettata”. Nessun favoritismo per lo zio del ministro? Vrenna nega: “il precedente conduttore ha presentato un’offerta peggiore e non aveva voglia di fare gli investimenti”. E i controlli al bar inviati dopo la richiesta del ministro al direttore della Asl dei controlli all’ospedale? “Che vuole da me? I Nas dipendono dal ministero della Salute mica li mando io. Eh eh eh. Se sono mossi per motivi trasversali io che ne posso sapere. Ognuno si assume le proprie responsabilità. Ci sarà chi di competenza a giudicare, se del caso, e comunque gli elettori”.
di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
da Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2014