Rimozione della Costa Concordia a giugno e decisione sul porto in cui demolirla a marzo. A dirlo è il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che conferma la “tempistica” prevista. Al momento sono 12 i porti e le aziende, di sei nazioni, che hanno manifestato l’interesse a smantellare la nave naufragata all’isola di Giglio. Il governo “preferirebbe una destinazione nazionale”, dice il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Ad oggi, ha aggiunto Orlando, i porti italiani in lizza sono Piombino, Genova, Palermo e Civitavecchia. Le società estere interessate, invece, fanno capo ai porti di Norvegia, Regno Unito, Francia e Turchia. “C’è anche la Cina – ha aggiunto Franco Porcellacchia, responsabile del progetto di rimozione della Concordia – ancorché vi sia una preferenza per i Paesi Ocse. I criteri per la selezione sono stati definiti prima di Natale e si registrano già le prime esclusioni come il porto di Rotterdam che, pur avendo strutture adeguate alle operazioni, non si è qualificato”. Certo è che l’affare fa gola. Già spuntano da diverse parti d’Italia comunicati per incensare le qualità dei propri scali, da Genova a Palermo. Ma Orlando dice anche una cosa non da poco: tra le proposte al vaglio per la rimozione e lo smantellamento del relitto della Costa Concordia, dice, “si sceglierà tra quelle che garantiscono la maggiore sicurezza, il minore impatto ambientale e la garanzia di chiudere il cerchio. Per noi, la scelta del porto di destinazione non è indifferente: meno strada dovrà fare il relitto meglio sarà e preferiamo la soluzione del trasporto a traino perché la nave è ancora piena di acqua”.
Orlando aggiunge che “nessun trionfalismo è autorizzato quando sia parte da una vicenda tragica, ma una legittima soddisfazione su come la vicenda è stata affrontata finora credo sia giusto averla. C’è stata una forte collaborazione tra soggetti pubblici e privati, per affrontare una sfida che non aveva precedenti nella storia della marineria”. “Abbiamo affrontato un primo pezzo, molto importante e delicato, ora c’è la seconda fase che non è meno delicata – ha proseguito Orlando – Vogliamo mantenere l’impegno affinché la prossima stagione turistica non veda più la nave al Giglio. La fase è delicata, ma la affrontiamo con ottimismo visti i risultati già ottenuti, e l’Italia puà svolgere un ruolo da protagonista nella chiusura del ciclo”. La realizzazione del progetto dirimozione della Concordia dall’isola del Giglio ha raggiunto gli oltre 600 milioni di euro di costi, esclusi quelli per il trasporto. La stima è stata fatta dall’ad di Costa Crociere, Michael Thamm. “Questo incidente fa parte del nostro dna, non ce lo dimenticheremo mai – ha poi aggiunto Thamm – la nostra mission è fare in modo che non accada mai più non solo alla Costa ma in tutto il settore crocieristico”.
Il porto che accoglierà la nave Concordia dovrà avere determinate caratteristiche e infrastrutture adatte a ricevere un relitto di tali dimensioni (ad esempio una profondità di almeno 20 metri) nonché attrezzature adeguate per la demolizione e il riciclo della nave in accordo con la normativa nazionale e internazionale applicabile e nel rispetto dei più elevati standard di tutela ambientale e di salvaguardia della sicurezza. E’ stata adottata una procedura che consenta di selezionare l’impianto presso il quale la demolizione e il riciclo del relitto possano avvenire secondo metodologie che offrano la migliore soluzione in termini di velocità e certezza dell’esito, protezione dell’ambiente, sicurezza sul luogo di lavoro. La procedura è gestita da London Offshore Consultants, consulenti tecnici che agiscono per conto di Costa Crociere e dei suoi assicuratori. La procedura è suddivisa in 3 step. Prima fase: manifestazione di interesse, completata nel novembre 2013. Seconda fase: invito a formulare proposte, in corso. Terza fase: definizione della short list finale e selezione, prevista a fine febbraio-inizio marzo 2014.
Prima fase. L’invito ad esprimere manifestazioni di interesse è stato distribuito il 13 novembre 2013 a oltre 30 società ed enti ritenuti potenzialmente in grado di effettuare la demolizione e il riciclo del relitto. Ogni partecipante doveva indicare la località presso la quale l’operazione verrebbe eseguita. Dopo una prima analisi delle risposte, società/enti di diversi paesi – tra i quali Italia, Francia, Norvegia, Regno Unito, Turchia – sono stati ritenuti idonei e pertanto sono stati invitati a partecipare al secondo step.
Seconda fase. Il 17 dicembre 2013, la London Offshore Consultants, per conto di Costa Crociere e dei suoi assicuratori, ha fatto pervenire l’invito a formulare proposte ad alcuni tra le società o gli enti scelti tra quelli che hanno presentato manifestazioni cli interesse per la demolizione e il riciclo del relitto Concordia. L’obiettivo dell’invito a formulare proposte è quello di fornire un quadro entro il quale Costa possa valutare la capacità del candidato di effettuare la demolizione e il riciclo del relitto e la relativa metodologia in base a 3 criteri chiave: rispetto delle normative nazionali ed internazionali, certezza dell’esito e protezione dell’ambiente e sicurezza sul luogo di lavoro.
Terza fase. Le offerte saranno analizzate ed eventualmente approfondite al fine di definire il conferimento dell’incarico di demolizione e riciclo del relitto, secondo i termini e alle condizioni di cui all’invito a formulare proposte. Si prevede che questo terzo e ultimo step possa essere completato per fine febbraio-inizio marzo 2014.
Cronaca
Costa Concordia, a marzo si sceglie il porto. Orlando: “Meno strada fa e meglio è”
Gabrielli: "Rimozione del relitto a giugno, tempistica confermata". A marzo si deciderà dove la nave sarà demolita: in lizza Piombino, Genova, Palermo e Civitavecchia, ma arrivano offerte anche da Norvegia, Regno Unito, Francia e Turchia. Il ministro dell'Ambiente: "Tra le candidature si sceglierà tra quelle che garantiscono la maggiore sicurezza anche nel viaggio"
Rimozione della Costa Concordia a giugno e decisione sul porto in cui demolirla a marzo. A dirlo è il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che conferma la “tempistica” prevista. Al momento sono 12 i porti e le aziende, di sei nazioni, che hanno manifestato l’interesse a smantellare la nave naufragata all’isola di Giglio. Il governo “preferirebbe una destinazione nazionale”, dice il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Ad oggi, ha aggiunto Orlando, i porti italiani in lizza sono Piombino, Genova, Palermo e Civitavecchia. Le società estere interessate, invece, fanno capo ai porti di Norvegia, Regno Unito, Francia e Turchia. “C’è anche la Cina – ha aggiunto Franco Porcellacchia, responsabile del progetto di rimozione della Concordia – ancorché vi sia una preferenza per i Paesi Ocse. I criteri per la selezione sono stati definiti prima di Natale e si registrano già le prime esclusioni come il porto di Rotterdam che, pur avendo strutture adeguate alle operazioni, non si è qualificato”. Certo è che l’affare fa gola. Già spuntano da diverse parti d’Italia comunicati per incensare le qualità dei propri scali, da Genova a Palermo. Ma Orlando dice anche una cosa non da poco: tra le proposte al vaglio per la rimozione e lo smantellamento del relitto della Costa Concordia, dice, “si sceglierà tra quelle che garantiscono la maggiore sicurezza, il minore impatto ambientale e la garanzia di chiudere il cerchio. Per noi, la scelta del porto di destinazione non è indifferente: meno strada dovrà fare il relitto meglio sarà e preferiamo la soluzione del trasporto a traino perché la nave è ancora piena di acqua”.
Orlando aggiunge che “nessun trionfalismo è autorizzato quando sia parte da una vicenda tragica, ma una legittima soddisfazione su come la vicenda è stata affrontata finora credo sia giusto averla. C’è stata una forte collaborazione tra soggetti pubblici e privati, per affrontare una sfida che non aveva precedenti nella storia della marineria”. “Abbiamo affrontato un primo pezzo, molto importante e delicato, ora c’è la seconda fase che non è meno delicata – ha proseguito Orlando – Vogliamo mantenere l’impegno affinché la prossima stagione turistica non veda più la nave al Giglio. La fase è delicata, ma la affrontiamo con ottimismo visti i risultati già ottenuti, e l’Italia puà svolgere un ruolo da protagonista nella chiusura del ciclo”. La realizzazione del progetto dirimozione della Concordia dall’isola del Giglio ha raggiunto gli oltre 600 milioni di euro di costi, esclusi quelli per il trasporto. La stima è stata fatta dall’ad di Costa Crociere, Michael Thamm. “Questo incidente fa parte del nostro dna, non ce lo dimenticheremo mai – ha poi aggiunto Thamm – la nostra mission è fare in modo che non accada mai più non solo alla Costa ma in tutto il settore crocieristico”.
Il porto che accoglierà la nave Concordia dovrà avere determinate caratteristiche e infrastrutture adatte a ricevere un relitto di tali dimensioni (ad esempio una profondità di almeno 20 metri) nonché attrezzature adeguate per la demolizione e il riciclo della nave in accordo con la normativa nazionale e internazionale applicabile e nel rispetto dei più elevati standard di tutela ambientale e di salvaguardia della sicurezza. E’ stata adottata una procedura che consenta di selezionare l’impianto presso il quale la demolizione e il riciclo del relitto possano avvenire secondo metodologie che offrano la migliore soluzione in termini di velocità e certezza dell’esito, protezione dell’ambiente, sicurezza sul luogo di lavoro. La procedura è gestita da London Offshore Consultants, consulenti tecnici che agiscono per conto di Costa Crociere e dei suoi assicuratori. La procedura è suddivisa in 3 step. Prima fase: manifestazione di interesse, completata nel novembre 2013. Seconda fase: invito a formulare proposte, in corso. Terza fase: definizione della short list finale e selezione, prevista a fine febbraio-inizio marzo 2014.
Prima fase. L’invito ad esprimere manifestazioni di interesse è stato distribuito il 13 novembre 2013 a oltre 30 società ed enti ritenuti potenzialmente in grado di effettuare la demolizione e il riciclo del relitto. Ogni partecipante doveva indicare la località presso la quale l’operazione verrebbe eseguita. Dopo una prima analisi delle risposte, società/enti di diversi paesi – tra i quali Italia, Francia, Norvegia, Regno Unito, Turchia – sono stati ritenuti idonei e pertanto sono stati invitati a partecipare al secondo step.
Seconda fase. Il 17 dicembre 2013, la London Offshore Consultants, per conto di Costa Crociere e dei suoi assicuratori, ha fatto pervenire l’invito a formulare proposte ad alcuni tra le società o gli enti scelti tra quelli che hanno presentato manifestazioni cli interesse per la demolizione e il riciclo del relitto Concordia. L’obiettivo dell’invito a formulare proposte è quello di fornire un quadro entro il quale Costa possa valutare la capacità del candidato di effettuare la demolizione e il riciclo del relitto e la relativa metodologia in base a 3 criteri chiave: rispetto delle normative nazionali ed internazionali, certezza dell’esito e protezione dell’ambiente e sicurezza sul luogo di lavoro.
Terza fase. Le offerte saranno analizzate ed eventualmente approfondite al fine di definire il conferimento dell’incarico di demolizione e riciclo del relitto, secondo i termini e alle condizioni di cui all’invito a formulare proposte. Si prevede che questo terzo e ultimo step possa essere completato per fine febbraio-inizio marzo 2014.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.