Il sindaco scivola su via Vicentini. Ed è una scivolata politicamente decisiva: Massimo Cialente – almeno nel caso in questione – non può sostenere d’ignorare come funzionasse il suo ufficio. Sapeva con quali modi operava un uomo chiave del Comune aquilano, Carlo Bolino, responsabile dell’ufficio Viabilità. Bolino aveva assegnato il rifacimento di via Vicentini – in totale autonomia, scavalcando i dirigenti e soprattutto senza indire una gara d’appalto all’impresa “Palmerini”. Parliamo di un appalto da 40mila euro affidato a un imprenditore quasi di famiglia, poiché il geometra, come annota la squadra mobile de L’Aquila, è stato sposato con Federica Palmerini, figlia di Corradino, imprenditore nel settore lavori stradali, nonché fratello di altri imprenditori aquilani, che operano nello stesso ramo. Di questo affidamento, Cialente, sapeva benissimo: gli agenti della squadra mobile intercettano, Ermanno Lisi, in quel momento assessore, che ne parla in diretta con il sindaco. Il primo cittadino aquilano, dopo ore di riflessione, sabato pomeriggio ha annunciato le sue dimissioni. Già venerdì, tuttavia, si intuiva quale sarebbe stata la sua scelta: “Decido entro lunedì, il ministro Trigilia mi ha delegittimato e credo che prima di farlo abbia parlato con il premier Enrico Letta”. Carlo Trigilia aveva annunciato la chiusura dei rubinetti per L’Aquila, con un ridimensionamento dei fondi da 3 miliardi a 500 milioni. Oggi è prevista un’assemblea cittadina, indetta da associazioni e liste civiche, che chiede le dimissioni dell’intera Giunta. Il M5S, per voce della senatrice aquilana Enza Blundo, aggiunge che, oltre a dimettersi, il primo cittadino “dovrebbe presentarsi in procura e collaborare con la giustizia”.

“Ma chi ha deciso di fare la strada?”
“Ma chi ha deciso di fare la strada… via Vicentini?”, domanda Cialente a Lisi, che risponde: “quella Bolino l’ha fatta!”. “Non va bene, chi ha preso l’appalto?”, continua Cialente. “Palmerini!”, risponde Lisi, “so 40mila euro”. “Io voglio sapere, Bolino non può fare lui!”, continua Cialente, “poi perché non fa piccole gare? Perché le strade! Cazzo!”. Poiché a novembre si liberano dei ruoli, all’interno dell’amministrazione comunale, Cialente, invece di intervenire su Bolino, pensa di spostarlo a un’altra mansione. E deve persino sembrare una “promozione”: vogliono sostituire un altro dipendente comunale che passa “tutto il tempo al videopoker”. Il punto è che, di questo passo, teme di perdere le elezioni: “Dobbiamo trovare il sostituto – dice Lisi – perché se questo se ne va a novembre, noi, ai lavori pubblici, stiamo sotto organico”. “Io non tengo paura di Bolino…”, continua Cialente, “è una cosa indecorosa, tu devi cominciare a incazzarti, devi dire il sindaco mi taglia la faccia”. Che il sindaco sappia, è evidente da quest’ultimo scambio di battute: “Il problema delle opere pubbliche – conclude Lisi – è Bolino, per la situazione che sappiamo, ma se abbiamo un dirigente che mette Bolino da parte, quando si sta a fare una cosa, se ti fa la gara, si pigliano 4 o 5 ditte e si fa la gara, le ditte le sceglie il dirigente…”. È chiaro che – quanto meno – Cialente nutre delle riserve sull’onestà di Bolino.

“Non dirlo al primo cittadino”
Le intercettazioni risalgono al maggio 2010 e a un’indagine, condotta dalla squadra mobile deL’Aquila, nella quale non era indagato Cialente, ma soltanto Lisi, che è stato poi archiviato. Al di là della rilevanza penale, però, emerge un altro spaccato del “cerchio magico” di Cialente che in almeno due occasioni, secondo gli investigatori, viene letteralmente preso in giro: il 26 agosto 2010, Bolino chiama Lisi per avvertirlo che, pochi giorni dopo, saranno aperte le buste per i lavori in via De Nicola. L’importo è passato da 30mila a 55mila euro. “Non dirlo al sindaco”, si raccomanda Lisi. Stessa situazione per i lavori in via Marconi: Cialente non doveva sapere che erano aumentati da 600mila euro a un milione.

Da il Fatto Quotidiano dell”11 gennaio 2014

Aggiornato da Redazione web alle 18 del 11 gennaio 2014

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