Tutti la vogliono, ma alla fine fra i quattro litiganti italiani a godere forse sarà lo straniero. Una cosa però è certa: ad accogliere il relitto della Costa Concordia, a meno di veri e propri miracoli, non sarà Piombino. Il porto più vicino al luogo del naufragio, infatti, non ha ancora iniziato i lavori di ristrutturazione per riuscire ad accogliere il gigante di 300 metri che avrà bisogno di un fondale di 20 metri. Lavori che normalmente possono richiedere anche due o tre anni. E venerdì 10 gennaio Franco Gabrielli, capo della protezione civile e commissario per l’emergenza, ha fissato una deadline per il trasferimento che lascia poche speranze: giugno 2014 (leggi). La scelta del porto da parte di Costa crociere, che per il recupero ha messo di tasca sua 600 milioni di euro, invece è prevista già per marzo 2014. “E’ molto difficile che Piombino ce la faccia per quella data”, spiega a ilfattoquotidiano.it il comandante Angelo Roma, consulente nelle operazioni di recupero della nave all’isola del Giglio e presidente di Assonautica a Livorno. “Si dovrebbe lavorare 24 ore al giorno, sabati e domeniche incluse”.
La delibera ‘dimenticata’ di Mario Monti
Eppure da subito si era guardato a Piombino come l’approdo naturale del relitto, favorito anche dalla presenza delle acciaierie che avrebbero aiutato a smaltire, con una filiera corta, le 75mila tonnellate di metallo della Concordia. Oltre a Enrico Rossi, governatore della Toscana, grande sponsor della cittadina toscana era anche Corrado Clini, ministro dell’Ambiente del governo Monti. Era stato proprio Mario Monti l’11 marzo 2013, da premier dimissionario, a emanare una delibera che scatenò le polemiche delle altre città: “Il commissario è autorizzato, previa verifica della fattibilità e della convenienza dell’operazione, in accordo con i Ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, ad adottare tutti i provvedimenti necessari a consentire il trasporto della Concordia presso il porto di Piombino per lo smantellamento”.
Uno stile da azzeccagarbugli quello di Monti, ma il messaggio tra le righe era chiaro. “E’ un provvedimento sempre valido”, spiega il comandante Roma. “Se Piombino è pronta, la nave va lì. E anche se Costa crociere si opponesse, c’è una firma di un premier e non si può disattenderla, anche perché la Concordia, considerata un rifiuto speciale, per legge europea va portata nel porto più vicino al Giglio”. Eppure da quella firma di Monti a oggi a Piombino non si è mossa una ruspa. La pratica per i cantieri, nonostante l’urgenza e gli oltre 100 milioni stanziati da Stato e Regione, si è infatti arenata al Consiglio superiore dei lavori pubblici (Cslp), l’organo tecnico del ministero. Lì a fine dicembre c’è stato un rinvio al 14 gennaio 2014 della seduta che dovrebbe dare per il via ai cantieri.
Nella cittadina qualcuno sente puzza di complotto, in ballo ci sono 300 posti di lavoro per due anni e l’affare fa gola a molte città. Il presidente del porto toscano, Luciano Guerrieri ha promesso tre turni di lavoro per finire in tempo: “Sappiamo di potercela fare, ma sappiamo che non sarà facile”, ha spiegato. Angelo Roma tuttavia è scettico: “Se anche il 14 gennaio il Cslp dà l’ok per i cantieri, come potrà a marzo (momento della scelta, ndr) Costa crociere essere sicura che in tre mesi Piombino sarà disponibile?”.
Palermo in pole position tra le italiane
Se Piombino saltasse, Costa crociere avrebbe mano completamente libera nella scelta. In Italia la favorita dovrebbe essere Palermo. “Sarebbe pronta e non avrebbe bisogno di lavori. Civitavecchia e Genova invece qualche milione dovrebbero spenderlo e bisogna capire chi glieli stanzierebbe”, conferma il comandante Roma. Il sindaco Leoluca Orlando candida la sua città: “L’amministrazione – ha detto il 10 gennaio – ha già posto la candidatura del cantiere navale di Palermo, dove ci sono già le condizioni strutturali e professionali per svolgere da subito i lavori”. Amministratori e parlamentari locali delle altre sedi candidate si stracciano le vesti a sostegno dei loro rispettivi scali. “Ospitiamo l’eccellenza in materia di riparazioni navali”, ha detto il 10 gennaio Luigi Merlo, presidente dell’autorità portuale di Genova. “Il porto di Civitavecchia ha un fondale di diciotto metri, caratteristica che nessun’altra struttura possiede”, spiegava invece nelle scorse settimane il senatore Francesco Giro del Pdl, dimenticando che in realtà Civitavecchia arriva solo a 16 metri di pescaggio e non a 18.
Eppure anche l’ipotesi Palermo potrebbe saltare, e con lei quella italiana. In un documento redatto dalla Fincantieri, proprietaria dei bacini palermitani e inviato al ministero dello Sviluppo economico, il destino del gigante dei mari, naufragato esattamente due anni fa, potrebbe essere già segnato. “I lavori di demolizione – si legge nel documento scovato alcuni mesi fa dal Corriere della sera, che parla anche di contatti già in corso di Costa con un cantiere straniero – provocherebbero per lunghissimo tempo il blocco di ogni attività di cantiere e costringerebbero a collocare in cassa integrazione straordinaria parte delle proprie maestranze e contemporaneamente a fare ricorso a centinaia di risorse esterne specializzate in demolizione navale”. Fincantieri inoltre costruisce navi anche per Costa crociere: bloccare i bacini di Palermo per due anni con la Concordia potrebbe dunque danneggiare le commesse dell’armatore.
La pista turca
Ad ogni modo, ad avvantaggiarsi del campanilismo e della burocrazia italici potrebbe essere un porto straniero: qualche mese fa Costa ha opzionato per 30 milioni l’utilizzo della Vanguard, una nave coreana su cui sarà possibile caricare il relitto e portarlo teoricamente in capo al mondo. In lizza tra le candidate ci sono un porto in Inghilterra, uno in Francia, uno in Norvegia, uno in Cina e ben quattro in Turchia. Tra questi c’è anche Aliağa, che secondo alcuni è la vera favorita della corsa, un cimitero delle navi a basso costo e familiare per Costa. Nella città sull’Egeo, infatti, l’armatore ha recentemente demolito anche la sua Costa Allegra, il transatlantico che si incendiò in mezzo all’oceano poche settimane dopo l’incidente al Giglio (leggi). Ad Aliağa inoltre è stata demolita anche la carcassa del Moby Prince, il traghetto diretto a Olbia incendiatosi la sera del 10 aprile 1991 in rada a Livorno (leggi). E forse è anche un po’ destino che le tragedie italiane del mare finiscano lì.
Cronaca
Demolizione Concordia: è gara tra porti italiani, ma Costa punta sull’opzione turca
Piombino, lo scalo scelto anche dal governo Monti, non è pronto. Potentati locali e politici spingono per Palermo, Genova e Civitavecchia. Ma la proprietà, tra le alternative straniere, preferisce Aliağa (dove sono state smantallate Costa Allegra e Moby Prince)
Tutti la vogliono, ma alla fine fra i quattro litiganti italiani a godere forse sarà lo straniero. Una cosa però è certa: ad accogliere il relitto della Costa Concordia, a meno di veri e propri miracoli, non sarà Piombino. Il porto più vicino al luogo del naufragio, infatti, non ha ancora iniziato i lavori di ristrutturazione per riuscire ad accogliere il gigante di 300 metri che avrà bisogno di un fondale di 20 metri. Lavori che normalmente possono richiedere anche due o tre anni. E venerdì 10 gennaio Franco Gabrielli, capo della protezione civile e commissario per l’emergenza, ha fissato una deadline per il trasferimento che lascia poche speranze: giugno 2014 (leggi). La scelta del porto da parte di Costa crociere, che per il recupero ha messo di tasca sua 600 milioni di euro, invece è prevista già per marzo 2014. “E’ molto difficile che Piombino ce la faccia per quella data”, spiega a ilfattoquotidiano.it il comandante Angelo Roma, consulente nelle operazioni di recupero della nave all’isola del Giglio e presidente di Assonautica a Livorno. “Si dovrebbe lavorare 24 ore al giorno, sabati e domeniche incluse”.
La delibera ‘dimenticata’ di Mario Monti
Eppure da subito si era guardato a Piombino come l’approdo naturale del relitto, favorito anche dalla presenza delle acciaierie che avrebbero aiutato a smaltire, con una filiera corta, le 75mila tonnellate di metallo della Concordia. Oltre a Enrico Rossi, governatore della Toscana, grande sponsor della cittadina toscana era anche Corrado Clini, ministro dell’Ambiente del governo Monti. Era stato proprio Mario Monti l’11 marzo 2013, da premier dimissionario, a emanare una delibera che scatenò le polemiche delle altre città: “Il commissario è autorizzato, previa verifica della fattibilità e della convenienza dell’operazione, in accordo con i Ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, ad adottare tutti i provvedimenti necessari a consentire il trasporto della Concordia presso il porto di Piombino per lo smantellamento”.
Uno stile da azzeccagarbugli quello di Monti, ma il messaggio tra le righe era chiaro. “E’ un provvedimento sempre valido”, spiega il comandante Roma. “Se Piombino è pronta, la nave va lì. E anche se Costa crociere si opponesse, c’è una firma di un premier e non si può disattenderla, anche perché la Concordia, considerata un rifiuto speciale, per legge europea va portata nel porto più vicino al Giglio”. Eppure da quella firma di Monti a oggi a Piombino non si è mossa una ruspa. La pratica per i cantieri, nonostante l’urgenza e gli oltre 100 milioni stanziati da Stato e Regione, si è infatti arenata al Consiglio superiore dei lavori pubblici (Cslp), l’organo tecnico del ministero. Lì a fine dicembre c’è stato un rinvio al 14 gennaio 2014 della seduta che dovrebbe dare per il via ai cantieri.
Nella cittadina qualcuno sente puzza di complotto, in ballo ci sono 300 posti di lavoro per due anni e l’affare fa gola a molte città. Il presidente del porto toscano, Luciano Guerrieri ha promesso tre turni di lavoro per finire in tempo: “Sappiamo di potercela fare, ma sappiamo che non sarà facile”, ha spiegato. Angelo Roma tuttavia è scettico: “Se anche il 14 gennaio il Cslp dà l’ok per i cantieri, come potrà a marzo (momento della scelta, ndr) Costa crociere essere sicura che in tre mesi Piombino sarà disponibile?”.
Palermo in pole position tra le italiane
Se Piombino saltasse, Costa crociere avrebbe mano completamente libera nella scelta. In Italia la favorita dovrebbe essere Palermo. “Sarebbe pronta e non avrebbe bisogno di lavori. Civitavecchia e Genova invece qualche milione dovrebbero spenderlo e bisogna capire chi glieli stanzierebbe”, conferma il comandante Roma. Il sindaco Leoluca Orlando candida la sua città: “L’amministrazione – ha detto il 10 gennaio – ha già posto la candidatura del cantiere navale di Palermo, dove ci sono già le condizioni strutturali e professionali per svolgere da subito i lavori”. Amministratori e parlamentari locali delle altre sedi candidate si stracciano le vesti a sostegno dei loro rispettivi scali. “Ospitiamo l’eccellenza in materia di riparazioni navali”, ha detto il 10 gennaio Luigi Merlo, presidente dell’autorità portuale di Genova. “Il porto di Civitavecchia ha un fondale di diciotto metri, caratteristica che nessun’altra struttura possiede”, spiegava invece nelle scorse settimane il senatore Francesco Giro del Pdl, dimenticando che in realtà Civitavecchia arriva solo a 16 metri di pescaggio e non a 18.
Eppure anche l’ipotesi Palermo potrebbe saltare, e con lei quella italiana. In un documento redatto dalla Fincantieri, proprietaria dei bacini palermitani e inviato al ministero dello Sviluppo economico, il destino del gigante dei mari, naufragato esattamente due anni fa, potrebbe essere già segnato. “I lavori di demolizione – si legge nel documento scovato alcuni mesi fa dal Corriere della sera, che parla anche di contatti già in corso di Costa con un cantiere straniero – provocherebbero per lunghissimo tempo il blocco di ogni attività di cantiere e costringerebbero a collocare in cassa integrazione straordinaria parte delle proprie maestranze e contemporaneamente a fare ricorso a centinaia di risorse esterne specializzate in demolizione navale”. Fincantieri inoltre costruisce navi anche per Costa crociere: bloccare i bacini di Palermo per due anni con la Concordia potrebbe dunque danneggiare le commesse dell’armatore.
La pista turca
Ad ogni modo, ad avvantaggiarsi del campanilismo e della burocrazia italici potrebbe essere un porto straniero: qualche mese fa Costa ha opzionato per 30 milioni l’utilizzo della Vanguard, una nave coreana su cui sarà possibile caricare il relitto e portarlo teoricamente in capo al mondo. In lizza tra le candidate ci sono un porto in Inghilterra, uno in Francia, uno in Norvegia, uno in Cina e ben quattro in Turchia. Tra questi c’è anche Aliağa, che secondo alcuni è la vera favorita della corsa, un cimitero delle navi a basso costo e familiare per Costa. Nella città sull’Egeo, infatti, l’armatore ha recentemente demolito anche la sua Costa Allegra, il transatlantico che si incendiò in mezzo all’oceano poche settimane dopo l’incidente al Giglio (leggi). Ad Aliağa inoltre è stata demolita anche la carcassa del Moby Prince, il traghetto diretto a Olbia incendiatosi la sera del 10 aprile 1991 in rada a Livorno (leggi). E forse è anche un po’ destino che le tragedie italiane del mare finiscano lì.
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.