”Andare avanti significa non stare fermi. Quindi, sì, certo, il governo proseguirà per tutto il 2014. Ma non può andare avanti così. Più decisi, più concreti”. Il segretario Pd, Matteo Renzi, in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce ancora una volta il suo legame con il presidente del Consiglio: “Enrico non si fida di me”, ma “sbaglia. Io le cose le dico in faccia. E sono le stesse cose che dico in pubblico: non uso registri diversi. Impareremo a conoscerci. Ma ora è importante finalmente mantenere gli impegni e realizzare le promesse”. E aggiunge: “Mi stupisco che a Roma non si rendano conto della necessità di correre. Saranno quindi giorni decisivi”. Eppure solo due giorni fa da Palazzo Chigi avevano fatto sapere che l’incontro era stato positivo.

Le perplessità dei renziani su alcuni ministri, qualche giorno fa su Saccomanni nei mesi scorsi sulla Cancellieri, sembravano aver portato il governo alla necessità di un rimpasto. Senza contare l’ultimo caso, quello che riguarda il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo. Il segretario sul caso Saccomanni è chiaro: “Il problema non è Saccomanni. Il problema è la forma mentis burocratica. È la politica che non decide e non agisce”. Quanto al contratto di coalizione, sottolinea il segretario democratico che si ricandiderà alla poltrona sindaco, il Pd proporrà che “Impegno 2014, non sia un documento scritto in democristianese”, ma “sia un file Excel con progetti, tempi e responsabile”. Anche perché “il balletto delle tasse sulla casa è indecente”.

Ricapitolando per Renzi “non si rischia nessuna rottura. Ma guardiamo la realtà: la popolarità del governo è ai minimi, non ci sono più le larghe intese, né l’emergenza finanziaria. Se uno mi chiede cosa ho fatto da sindaco in questi undici mesi, so cosa rispondere” però “se mi chiedono cos’ha fatto il governo in questi undici mesi faccio più fatica”. Insomma “bisogna governare il Paese. E – assicura – io voglio dare una mano a Enrico”.

Commentando le opinioni del ministro Giovannini sul Jobs act, il leader afferma come sia “migliorabile”. E prosegue: “Compito dei ministri però non è dare giudizi” ma “fare le cose”. Sulla legge elettorale e su un possibile incontro con il Cavaliere spiega: “Per il momento non ne vedo la necessità”, tuttavia “Berlusconi è il leader del principale partito d’opposizione insieme a Grillo. Se serve lo incontrerò non accetto di escludere Forza Italia dalle riforme”. Su Vendola nel Pd il sindaco risponde: “Perché no? Io sono per il bipolarismo”. Sull’affaire Fassina Renzi fa mea culpa o quasi: “Potevo risparmiarmi la battuta, certo. Ma un viceministro dell’Economia si dimette per i dati della disoccupazione, o per il pasticcio dei 150 euro dati, tolti, ridati agli insegnanti…. Se mi fossi dimesso tutte le volte che Fassina mi ha insultato…”. Il segretario non teme una scissione a sinistra e ricorda che Cuperlo è presidente e non sono stati cambiati i capigruppo: “Noi siamo una comunità e l’abbiamo capito ritrovandoci impauriti e preoccupati davanti all’ospedale in cui è ricoverato Pier Luigi Bersani“. Che è uscito dalla rianimazione per essere ricoverato in un settore semi-intensivo. 

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