Sì all’abrogazione del reato di immigrazione clandestina. Gli iscritti del Movimento 5 Stelle hanno deciso che i parlamentari del gruppo dovranno votare per la depenalizzazione della clandestinità nel ddl che sarà in discussione al Senato. A favore circa il 63 per cento degli elettori certificati (circa 80mila). Gianroberto Casaleggio fa sapere ai senatori di essere molto soddisfatto: “Così dimostriamo finalmente che non siamo io e Grillo a comandare“. Perché il risultato nella pratica smentisce le preoccupazioni dei fondatori: emendamento presentato dai senatori Cioffi e Buccarella, era stato sconfessato dai due leader sul blog definendolo “iniziativa personale”. Il timore di essere considerati di sinistra, e di perdere “l’anima populista” del Movimento, aveva portato alla precauzione. Un tira e molla di quasi tre mesi, fino al referendum online. La “pancia” del gruppo la pensa diversamente dalle aspettative: “Abbiamo fatto un referendum tra gli iscritti e sono tutti contrari all’abrogazione”, aveva detto Grillo ai suoi. Ma la discussione ha dato ben altri risultati. “Questa”, ha commentato il capogruppo al Senato Vincenzo Santangelo, “è una grande vittoria della democrazia a 5 stelle. Abbiamo dimostrato a tutti da dove arrivano i ‘diktat’… dai cittadini. Se il Partito democratico avesse consultato i propri iscritti sulla proposta M5S di Rodotà Presidente della Repubblica oggi avremmo un altro Capo dello Stato”. Si dice soddisfatto anche il senatore Maurizio Buccarella: “Si è trattato di un esperimento unico di democrazia diretta, realizzato grazie anche a Grillo e Casaleggio. All’inizio ero preoccupato che mancassero un po’ di spiegazioni, ma è vero che parliamo del tema da quasi tre mesi. La prossima volta saremo ancora più organizzati”.
I risultati sono stati pubblicati sul blog nel pomeriggio. “Dalle 10 alle 17 di oggi”, si legge nell’annuncio, “gli iscritti certificati hanno espresso il parere vincolante sul voto che il Gruppo Parlamentare del Senato dovrà esprimere domani 14 gennaio sul reato di clandestinità. 15.839 hanno votato per la sua abrogazione, 9.093 per il mantenimento. I votanti sono stati 24.932. Gli aventi diritto erano gli iscritti certificati al 30 giugno 2013, pari a 80.383. Con l’abrogazione si mantiene comunque il procedimento amministrativo di espulsione che sanziona coloro che violano le norme sull’ingresso e il soggiorno nello Stato”.
Si salva così l’emendamento presentato dai senatori Cioffi e Buccarella, grazie ad un esperimento di democrazia diretta unico, ma ancora zoppicante. Il referendum online è stato annunciato questa mattina dallo stesso blog di Beppe Grillo. Sette ore per votare e una spiegazione ridotta che ha portato subito sul piede di guerra i dissidenti e i più critici del gruppo. “Non è stato pubblicato il nostro testo informativo”, aveva commentato il senatore Buccarella. Più duri ancora Battista, Bocchino, Campanella e Orellana: “La democrazia diretta non funziona così”. I parlamentari del Movimento in rete esultano. E più che il risultato è il metodo che entusiasma. “E adesso chi dice che la democrazia a cinque stelle non esiste è in malafede” commenta, la senatrice Elena Fattori, “Voglio sfidare chi dice che comanda Beppe Grillo” concorda Angelo Tofalo. Ed esulta Andrea Cioffi, uno dei due senatori autori dell’emendamento in discussione: “Grazie a tutti per la partecipazione. Non era mai successo che si chiamassero a votare liberamente e da casa, dall’ufficio, da uno smartphone tanti cittadini per una scelta di voto di un gruppo parlamentare. Questo è il senso profondo del Movimento cinque stelle”.
Gli iscritti al gruppo chiudono così la lunga telenovela sul reato di immigrazione clandestina in casa 5 Stelle. Approvato a inizio ottobre in Commissione al Senato, era stato velocemente sconfessato dagli stessi leader Casaleggio e Grillo, con il primo post a doppia firma della storia del blog. Era seguita una lunga serie di discussioni. Il provvedimento era stato approvato dal gruppo di parlamentari grillini, all’improvviso schierati contro i fondatori. “Se durante le elezioni politiche”, si leggeva sul blog, “avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità […]il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico“. Una presa di posizione che aveva fatto discutere molti e a cui seguì la discesa di Grillo a Roma. “Noi siamo populisti e non ce ne dobbiamo vergognare”, disse nella conversazione privata avuta con i suoi e che ilfattoquotidiano.it ha potuto sentire, “non siamo né di destra e né di sinistra. Dobbiamo stare attenti a quello che presentiamo”. Seguirono chiarimenti e la decisione condivisa di sentire la rete. Così Grillo ha lasciato la parola alla base. Gli iscritti hanno risposto da elettori e seguito la “loro pancia”, quella tanto evocata dallo stesso leader a 5 Stelle.