“Gli aspetti tecnici devono ancora essere completati, le decisioni andranno nel consiglio di Fiat del 29 gennaio prossimo. Lì saranno esaminate tutte le questioni come il nome dell’azienda dopo fusione o la sede. Sono tutti argomenti da discutere, dettagli da confermare nei prossimi 12 mesi”. L’ad di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, alla sua prima uscita pubblica dopo il colpo grosso di capodanno, al salone dell’auto di Detroit, prende ancora qualche giorno di tempo per ufficializzare la decisione finale sulla città che ospiterà il cuore pulsante della casa automobilistica. Che nelle attese di tutti sarà Oltreoceano. “Sarà una scelta non dettata dal regime fiscale ma dall’accesso ai mercati e dalla loro fluidità”, ha tenuto a precisare il manager aggiungendo che “la sede è solo un problema emotivo“.
A elencare il primo dei fattori contro il mantenimento della sede italiana ci ha pensato poi lo stesso Marchionne che ha sottolineato come “ci vorrà molto tempo, non credo che nel 2014 ci sarà ripresa del mercato automobilistico europeo. Dovremo andare oltre quella data per vedere una ripresa vera”. Il secondo è quello della politica italiana. “Spero che il nostro impegno industriale per il gruppo Fiat-Chrysler non venga ostacolato dalla politica – ha detto mettendo le mani avanti – Il nostro impegno è posizionare i marchi italiani nel mondo e siamo convinti che possiamo fare del bene al Paese”. Terzo, ma idealmente primo, il tema dei conti. “La continuità dell’azienda è l’unica cosa che interessa me e John Elkann“. Anche perché, “durante la mia gestione abbiamo accumulato tante perdite, pregresse e non, per cui dovremmo guadagnare abbastanza soldi pari ai profitti” fatti negli ultimi anni dalla concorrenza tedesca.
Come quella di Volkswagen che negli Usa è pronta a mettere sul piatto 7 miliardi di dollari di investimenti in cinque anni per raggiungere il suo obiettivo di vendere un milione di vetture all’anno negli Stati Uniti entro il 2018. Una somma che si confronta con il miliardo di dollari messo in campo da Fiat per la nuova Chrysler 200, il modello su cui la Casa di Auburn Hills punta per affermarsi nell’importante, ma anche affollato, segmento delle vetture Mid-Sized americane.
Del resto il vero tema sull’asse Torino-Detroit è proprio quello della liquidità dopo l’esborso per l’acquisizione del 100% di Chrysler. E se Marchionne torna a escludere una ricapitalizzazione a carico della famiglia Agnelli, altrettanto non si può dire per il prestito convertendo. “E’ tra le opzioni, ma non l’abbiamo sposata come idea”, ha detto in merito al reperimento delle risorse per finanziare lo sviluppo del nuovo gruppo. Che non sarà eternamente guidato da Marchionne. “Il vertice della nuova società sarà composto da Marchionne e il sottoscritto, quindi non cambiano Presidente e ad – ha precisato Elkann – Il piano di maggio va avanti per tre anni e non c’è dubbio che sarà portato avanti da Marchionne. Il futuro, invece, è aperto. Abbiamo molte persone capaci in Fiat-Chrysler, le identificheremo ma non prima della della fine del piano”. Il “mio successore dovrebbe essere interno”, ha detto dal canto suo il manager precisando che “non mi interessa che parli italiano. L’importante è che parli in inglese”.