Nel nome del padre. Come Silvio Berlusconi prima di lei aveva licenziato Oscar Tabarez, fingendo di scambiarlo per “un cantante di San Remo”, e poi Alberto Zaccheroni, definito “un pessimo sarto che non sapeva lavorare la stoffa a disposizione”, così la figlia Barbara, a nemmeno un mese dalla sua nomina ad amministratore delegato del Milan, licenzia Massimiliano Allegri con un comunicato notturno dopo la debacle contro il Sassuolo. “Una serata deludente, come altre. E’ necessario e urgente cambiare. Non è più tollerabile che i tifosi assistano a prestazioni inaccettabili come questa”, la nota che la figlia del padrone rilascia nella notte.
Che qualcosa era cambiato lo si era capito anche dalla decisione di Galliani, il grande sponsor di Allegri, di non presentarsi davanti alle telecamere nel post partita e di rinviare ogni comunicazione al giorno dopo. Preludio all’esonero di oggi, comunicato attraverso una nota ufficiale del club rossonero che recita: “Il Milan comunica di aver sollevato dall’incarico di allenatore della prima squadra, con effetto immediato, il Signor Massimiliano Allegri e il suo staff”. La squadra, prosegue la società rossonera, è temporaneamente affidata all’eterno secondo Mauro Tassotti.
Il vero interrogativo, ora, è capire se sarà promosso l’allenatore della Primavera Filippo Inzaghi (in quota Galliani) o se arriverà fin da subito Clarence Seedorf (in quota Barbara), che per i primi sei mesi siederebbe in panchina insieme a Tassotti, grazie a una deroga federale e che da giugno, superato l’esame di tecnico di prima categoria, prenderebbe in mano la panchina magari con qualche altro ex giocatore come assistente. Perché è sempre più netta la spaccatura all’interno della società. Nonostante le belle parole degli ultimi giorni, lady B. e il signor G. non si sopportano, e hanno un’idea calcio agli antipodi.
Ed è evidente che, nonostante tutte le colpe del tecnico toscano appena esonerato, che sono molte, la maggiori responsabilità della pessima stagione rossonera siano da imputare proprio alla guerra intestina tra i due, che ha stremato la società e influito sul pessimo andamento della squadra. A questo punto, un nuovo inizio che riprenda da questo conflitto latente sarebbe ancor più deleterio per le sorti della squadra rossonera. Da parte sua ad Allegri si possono imputare molte cose. Capace di vincere lo scudetto il primo anno, grazie alla presenza in squadra di giocatori come Thiago Silva, Pirlo, Boateng, Gattuso, lo stesso Inzaghi e di un attaccante come Ibrahimovic, che si caricava su di sé il peso della squadra e copriva ogni lacuna a livello tattico, il tecnico livornese ha forse preteso troppo.
Mandato via Pirlo, già emarginato durante la stagione precedente e sostituito con il sopravvalutato Montolivo, partiti Ibra, Thiago e gli altri, l’Allegri bis è partito malissimo, e solo l’acquisto elettorale di Balotelli a gennaio ha permesso un’incredibile rimonta ‘di rigore’ culminata nel terzo posto valido per la qualificazione in Champions. In estate già Barbara aveva sfiduciato il tecnico, e per la prima volta anche il padre padrone era intervenuto a sostegno della figlia contro il fidato Galliani, che invece aveva scelto di giocarsi le ultime carte proprio sulla conferma dell’allenatore. L’oneroso acquisto a 12 milioni di Alessandro Matri, il centravanti che avrebbe aiutato l’esplosione di Balotelli, è stato il flop più clamoroso.
Dopo aver segnato un solo gol con la maglia rossonera, Matri oggi è già finito sul mercato, e Balotelli si è involuto in maniera preoccupante. E qui cominciano le colpe della società. E’ ovvio che non sarà lo strombazzato acquisto di Honda – discreto centrocampista arrivato a parametro zero dopo aver giocato nella seconda serie olandese e vinto un campionato in Russia col Cska Mosca, nonostante le prime pagine dei quotidiani sportivi e gli speciali televisivi lo abbiano presentato come il nuovo Messi – a fermare la caduta libera rossonera, sintetizzata dai 30 punti di distacco dalla Juventus e dai 30 gol subiti, che ne fanno la quintultima difesa del campionato. Serve una rifondazione societaria, che Galliani non sembra più in grado di poter assicurare e Barbara non ancora. Anzi, dato lo stile non proprio sobrio dei comunicati notturni con cui prima cerca di fare fuori Galliani e poi decide di esonerare Allegri, sembra difficile che la signora Berlusconi possa esserne in grado in futuro. Del padre non basta ereditare la costosa dedizione all’amore, come quando impedì la già avvenuta vendita di Pato al Psg per 30 milioni, con annessa figuraccia internazionale, perché ne era la compagna, o i toni apodittici per eliminare gli avversari. E soprattutto, quando un impero crolla, non può ricostruirlo dalle sue macerie chi è stato responsabile della sua caduta.