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De Girolamo, depositate le conversazioni registrate. Il ministro: “Azioni legali”

Udienza in Tribunale sulla richiesta di revoca dell’obbligo di dimora per Felice Pisapia, dirigente amministrativo dell'Asl di Benevento che registrò il dialogo con l'allora deputata
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Sono stati depositati nuovi atti sulla vicenda che coinvolge il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo e il direttore amministrativo dell’Asl Benevento Felice Pisapia. Tra le carte, ci sono anche le trascrizioni delle conversazioni registrate di nascosto da Pisapia durante i colloqui con il ministro.

Gli atti sono stati depositati, sia dal legale che dal pm, nell’udienza al Riesame sulla richiesta di revoca dell’obbligo di dimora di Pisapia. Intanto il ministro dichiara: “Ho dato mandato agli avvocati Gaetano Pecorella, del foro di Milano, e Angelo Leone, del foro di Benevento, di predisporre un esposto da inviare alla magistratura di Benevento e al Garante per la protezione dei dati personali in relazione alla captazione illecita di conversazioni registrate abusivamente in un colloquio al quale partecipava la sottoscritta, allora deputato della Repubblica italiana, nonché alla loro divulgazione attraverso i mezzi di informazione”. Lo rende noto, attraverso una nota sul suo sito, il ministro delle Politiche agricole. “Congiuntamente – aggiunge – si chiederà di chiarire le responsabilità di tutti coloro che con atti e fatti gravemente lesivi della mia privacy hanno tentato di ledere la mia immagine e la mia onorabilità”.

La voce del ministro viene registrata segretamente nel 2012 dall’ex funzionario dell’Asl. La futura ministra riuniva i vertici dell’Asl di Benevento a casa di suo padre per discutere dell’appalto del 118 e di nuove sedi ospedaliere, e minacciava ritorsioni sui manager sgraditi del Fatebenefratelli. Sul caso interviene anche il garante della privacy che segue “segue con attenzione gli sviluppi della vicenda” De Girolamo, ma ricorda che spetta alla magistratura valutare la rilevanza penale della pubblicazione della conversazione al centro del caso e al Parlamento garantire una “maggiore tutela” del diritto alla riservatezza, eventualmente anche varando una norma che vieti la registrazione di conversazioni da parte di uno degli interlocutori.

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