“La Padania chi?”. Così il ministro Cécile Kyenge ha risposto ai giornalisti che le chiedevano di commentare la pubblicazione sul quotidiano leghista della sua agenda. La rubrica “Qui Cécile Kyenge” si affianca, nelle pagine interne del giornale, alla consueta rubrica “Qui Lega territorio”, dove vengono indicati gli appuntamenti pubblici degli esponenti leghisti. “Non so chi sia la Lega Nord – ha continuato il ministro rispondendo alle sollecitazioni dei giornalisti a margine di un incontro a Roma – non sapendo di chi si tratta praticamente saranno cittadini e fanno quello che vogliono”. Il ministro non ha voluto commentare la domanda se ritenga l’iniziativa della Padania sia o meno un’intimidazione. Allo sfottò del ministro ha risposto il segretario del Carroccio Matteo Salvini: “Chi siamo? Siamo quelli che, dando voce a milioni di cittadini incazzati da Nord a Sud di cui lei non si preoccupa, la faranno dimettere”.
“La politica si deve alzare tutta per condannare – ha spiegato Kyenge – altrimenti il razzismo diventa un’arma pericolosa perché uccide la democrazia“. Il ministro ha accusato la politica di essere “poco attenta a ciò che sta accadendo” e ha citato i fatti di Brescia, quando Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Nuova hanno organizzato manifestazioni per contestare la presenza della titolare dell’Integrazione. Riferendosi alle proteste di sabato scorso nella città lombarda, Kyenge ha sottolineato che quelle persone sono “eletti dal popolo, come anch’io sono eletta dal popolo e quindi rappresento chi la pensa come me ma anche chi la pensa in maniera diversa”. Il ministro ha ribadito che “il Paese deve reagire e deve dare delle risposte” a questi atti “che devono essere riconosciuti per quello che sono, cioè atti di razzismo e discriminazione”. Gli insulti che una parte del Paese considera rivolti a una ministra, in realtà sono insulti all’Italia” ha detto ancora, sottolineando che “chi sta nelle istituzioni deve usare un linguaggio adeguato e ha la responsabilità di educare”.
L’iniziativa del Carroccio, da sempre ostile a Kyenge, suona infatti come un invito a rintracciare il ministro per poterlo contestare. Ma Cécile Kyenge è stata bersaglio costante del Carroccio fin dalla sua nomina, ben prima dell’episodio di Brescia. Dalla consigliera di quartiere padovana (“Nessuno che stupri la Kyenge?”) al paragone con un orango tango fatto da Roberto Calderoli, passando per Mario Borghezio che le ha dato dell’imbecille, il partito di Matteo Salvini non ha mai risparmiato critiche nei confronti del ministro. Un clima di tensione cui hanno contribuito anche il lancio di banane avvenuto a Cervia e i manichini insanguinati che Forza Nuova le ha fatto trovare a Rimini.
Rincara la dose il capogruppo della Lega Nord al Senato Massimo Bitonci. “La gente ha paura ad uscire la sera. Leggo che la Kyenge e la sua consigliera Livia Turco vogliono le quote riservate agli immigrati nella società”, spiega in un intervento a Palazzo Madama, dove si discute il provvedimento sulla messa alla prova, che contiene anche l’abolizione del reato di clandestinità. “Siamo alla demenza. La Turco non sa niente di niente, e la Kyenge non è qualificata per questo incarico molto delicato. La Kyenge non sa cos’è l’integrazione, non sa niente di niente, vuole favorire la negritudine come in Francia, ma noi possiamo farne a meno”.
“La decisione del quotidiano leghista La Padania di pubblicare in una rubrica fissa gli appuntamenti del ministro Kyenge è gravissima, ai limiti dell’intimidazione. Prima di verificare altre strade, chiediamo alla Lega di intervenire sul proprio giornale di partito”. Lo affermano i senatori del Pd Mauro Del Barba e Roberto Cociancich. “Le manifestazioni di piazza organizzate non a caso a braccetto con Forza Nuova stanno degenerando -sottolineano i parlamentari- contro il ministro è in atto una polemica che non esistiamo a definire di stampo razzista. Il Pd, come ha recentemente detto il segretario Renzi, farà di tutto per approvare una legge sullo Ius soli”, concludono i parlamentari.