Nuovo duello a distanza tra i leader dei due principali partiti di governo, Angelino Alfano e Matteo Renzi. Dopo il caso De Girolamo e il tema delle riforme, la battaglia si sposta sull’ipotesi di un cambio di squadra interno all’esecutivo. “Sul rimpasto c’è una grande ipocrisia: tutti lo vogliono, nessuno lo dice – afferma il vicepremier dai microfoni di Radio Anch’io -. In realtà le spinte per il cambiamento di alcuni ministri ci sono. Letta rientrerà oggi dal Messico e dovrà assumersi il peso, l’onere e la fatica di trovare la composizione”. In particolare, per il leader di Nuovo Centrodestra, sono i democratici a mettere i bastoni tra le ruote dell’esecutivo. “La principale delle questioni è all’interno del Pd, facciano chiarezza su tutto”, è la sfida del ministro dell’Interno. “Si riuniscano e decidano una volta per tutte se riconoscono il presidente del Consiglio e se lo riconoscono lo aiutino. Se non lo riconoscono facciano una proposta alternativa al Paese”.

Destinatario del messaggio è Matteo Renzi. Proprio oggi, infatti, il segretario Pd è tornato a pungolare il governo. “Il primo ministro è il capo del governo – scrive il leader democratico in una lettera inviata a La Stampa -. Se si logora, si logora per le cose che fa. O che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente riforme attese da vent’anni”. E rincara la dose: “Se Letta si logora è perché governa male, non perché c’è un nuovo segretario del Pd”. Salvo poi ribadire il proprio sostegno all’esecutivo: “Da parte mia mi sento obbligato a dare una mano perché Letta governi bene: gioco nella stessa squadra“. Ma gli sgambetti al compagno di squadra Letta sono ormai quotidiani. “Il governo in questi mesi ha fatto poco. E uso un eufemismo”, aveva detto Renzi alla riunione dei suoi senatori. “Dettiamo l’agenda noi stavolta, sulle nostre questioni ci facciamo sentire, non possiamo permetterci di farci tenere sotto scacco per otto mesi”.

Una frase che proprio non è piaciuta ad Angelino Alfano. “L’arroganza non paga con gli italiani, che nelle urne hanno sempre pronto lo spray al peperoncino. Non ci faremo dettare l’agenda da nessuno”, è la replica del vicepremier a Renzi. “Senza di noi, questo governo non va avanti“, è l’avvertimento del ministro dell’Interno. “Se il governo dovesse paralizzarsi o ci fosse l’arroganza di chi dice ‘vanno avanti solo le proposte del Pd’ che cozzano con i nostri valori, noi non andiamo avanti”.

E rispondendo ancora alle frecciate del segretario Pd, che l’aveva provocato sulla telefonata con Salvatore Ligresti (“Perché i ministri della Giustizia sono sempre al telefono coi Ligresti?”), Alfano parla di “yogurt ampiamente scaduto”. “È una telefonata del tutto irrilevante dal punto di vista tecnico – si difende il vicepremier -. Io non ha mai avuto alcuna preoccupazione sulle intercettazioni: possono pure mettere una microspia tra i neuroni del mio cervello, ma non ho alcuna preoccupazione”.

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