Aria di nuova vertenza in arrivo al ministero. A rischio, questa volta, ci sono circa 500 posti di lavoro nel settore dell’elettronica in Italia. La multinazionale statunitense Micron Technologies, secondo i sindacati, dopo mesi di trattative e indiscrezioni, si appresta a dichiarare un numero di esuberi pari al 50% del personale in attività in Italia. Tutto questo nonostante l’azienda goda di ottima salute: a fine novembre, il gruppo vantava un fatturato di 4 miliardi di dollari, in crescita del 42% rispetto al trimestre precedente e del 120% su base annua.
“Micron ha deliberato il taglio del 5% del personale a livello globale“, spiega Giuseppe Puliafito, della Rsu della sede di Catania. “La società ci ha comunicato che ci saranno degli esuberi, ma non ha specificato la quantità. In azienda però si parla del taglio del 50% del personale in Italia, quindi circa 500 persone”. Numeri che Micron non smentisce nè conferma, visto che, contattata da ilfattoquotidiano.it, non ha voluto rilasciare alcun commento in merito. Del resto lunedì 20 gennaio ci sarà un vertice al ministero dello Sviluppo Economico e i sindacati temono che proprio in quella sede l’azienda comunicherà gli esuberi. Anche perché una serie di indizi danno forza a questa possibilità. “Il gruppo ha già spostato alcune attività negli Stati Uniti e a Singapore – prosegue Puliafito – e ci ha parlato delle difficoltà di investire in Italia e di mantenere gli stabilimenti presenti”.
Nel nostro Paese la società dà lavoro a più di mille persone dislocate in sei sedi tra nord e sud Italia, da Catania a Padova, dalla Brianza alla provincia di Napoli. In particolare, l’azienda ha rilevato gli stabilimenti di Catania e Agrate, con tutti i dipendenti, dalla italo-francese STMicroelectronics. Già nel gennaio 2013, però, Micron aveva risolto il problema di 700 esuberi attraverso la cessione di un ramo dell’azienda: in questo modo, i dipendenti erano passati da più di 3mila a poco più di mille. Ma, a quanto pare, la minaccia dei tagli è tutt’altro che superata.