Prima il terremoto, e poi l’alluvione. Quando domenica 19 gennaio il fiume Secchia ha rotto l’argine sommergendo, in poche ore, buona parte della bassa terremotata, a partire dai comuni di Bastiglia e Bomporto, Stefano Foschieri, amministratore delegato della Eurosets, ha pensato si trattasse di un terribile scherzo del destino. Perché la Eurosets, azienda biomedicale proveniente da Medolla, in provincia di Modena, così come molte altre imprese della bassa modenese, per delocalizzare l’attività e ricominciare a produrre dopo il disastro provocato dai terremoti del maggio 2012 aveva scelto proprio la zona che oggi sulle mappe dell’Emilia Romagna è colorata di azzurro, quella alluvionata. Il nuovo sito produttivo, nello specifico, era stato costruito proprio a Bastiglia.
“Domenica mi trovavo in fabbrica – racconta Foschieri – e quando l’acqua è arrivata era primo pomeriggio. Noi ci troviamo in linea d’aria a circa 5 chilometri dal Ponte dell’Uccellino, dove l’argine ha ceduto, e ricordo che un mio collega si affacciò dalla porta e mi gridò di scappare, che lo stabilimento si stava allagando. Il giorno dopo, quando andammo a vedere in che condizioni era la Eurosets, trovammo più di un metro d’acqua a sommergere macchine e materiali”.
L’azienda da 130 dipendenti, in seguito al terremoto, aveva subito danni ingentissimi. L’intero stabilimento da 5.000 metri quadrati che un tempo sorgeva a Medolla oggi è una spianata dove cresce l’erba, perché le macerie sono state rimosse e il sito è stato demolito. “In pratica abbiamo raso al suolo tutto – ricorda Foschieri – ma nonostante questo non ci siamo mai arresi”. La Eurosets, specializzata nella produzione di dispositivi medici per l’autotrasfusione, la cardiochirurgia e l’ortopedia, rifornisce ospedali in tutta Italia: “Ripartire, quindi, non era solo una questione di guadagno e commesse da rispettare, ma di ospedali che aspettavano di ricevere il materiale per le sale operatorie” spiega Foschieri. “Fortunatamente avevamo l’assicurazione con una franchigia al 50%, così riscuotemmo subito la quota e utilizzammo quei fondi per costruire nuove strutture”. Tra cui quella di Bastiglia, che però oggi è sommersa da più di un metro d’acqua. “Se penso che tutto il materiale dovrà essere buttato nella spazzatura mi viene da mettermi le mani nei capelli” racconta l’amministratore delegato di Eurosets “ora dovremo pagare di tasca nostra tutto quanto, le forniture, ciò che avevamo già prodotto e che è da rifare da capo”.
Secondo i dati diffusi dalla Cgil, sono circa 2.000 le aziende colpite dall’alluvione, e una parte di queste aveva già dovuto fare i conti con il terremoto: come la Abl e la Biofer, entrambe originarie di Medolla, la Unifil di Cavezzo, che ha lo stabilimento allagato, la Damitech, la Camot o la Nuova Cdp, che pur non avendo la fabbrica sommersa si trova senza elettricità e impossibilitata, quindi, a produrre.
Anche la Meta di San Felice sul Panaro, il cui crollo, in seguito al terremoto, costò la vita a 3 operai, aveva delocalizzato scegliendo di spostarsi a Bomporto, un’altra delle città che il Secchia ha sommerso. E anche per Paolo Preti, titolare dell’azienda metalmeccanica, i danni sono “incalcolabili”: “Le apparecchiature si sono salvate ma l’acqua circonda l’intero stabilimento e ora è tutto bloccato”. “Dopo il terremoto abbiamo dovuto lasciare San Felice e i capannoni distrutti, sotto i quali si trovano ancora 2,5 milioni di euro in apparecchiature. Abbiamo fatto tutto con i nostri soldi perché dallo Stato non abbiamo ancora ricevuto nulla, tuttavia siamo pronti a rimboccarci le maniche e supereremo anche questo” racconta Preti. Nonostante le due domande di rimborso consegnate alla Regione Emilia Romagna, Preti non ha ancora visto un euro dei finanziamenti pubblici. “I danni provocati dal terremoto ammontano a 3 milioni di euro più i macchinare, e per delocalizzare abbiamo già speso 300.000 euro. Fortunatamente i clienti sono stati solidali, ci hanno aspettati, hanno anticipato i pagamenti e siamo riusciti a ripartire, recuperando un 10% rispetto all’anno scorso. Speriamo solo che la situazione relativa all’alluvione si risolva presto”.
“I dati ufficiali – spiega Erminio Veronesi, coordinatore della Cgil Area Nord – ancora non sono disponibili, tuttavia i danni provocati dall’esondazione del Secchia ammonteranno a milioni e milioni di euro. E la crisi che ricadrà su questo tessuto produttivo già duramente colpito dai fenomeni sismici sarà durissima”.
Solo la Eurosets ha subito più di 1 milione di euro di danni a causa dell’alluvione, cifra che probabilmente raddoppierà non appena si ultimerà il calcolo delle attrezzature e delle merci da buttare. “Non so se la colpa sia delle nutrie come sostiene l’Aipo – commenta Foschieri – tuttavia, se così fosse, dietro ci sarebbe comunque la responsabilità umana: se non si tengono puliti i fiumi e gli argini ovviamente gli animali aumentano”. “Che ci fossero le tane lo si sapeva da anni – critica Veronesi – il problema è che l’uomo, se è dotato di intelligenza, sarebbe dovuto intervenire. Invece non si è fatta manutenzione, non esiste un piano generale per il territorio, e basta un po’ di pioggia a mettere in ginocchio tutti. E’ inutile che ora si cerchi un capro espiatorio”.