Quando si parla di avvocati, il pensiero purtroppo va a personaggi non troppo esemplari, come gli strapagati difensori di Berlusconi. Beninteso, anche loro fanno parte della categoria e svolgono un’attività legittima, anche se, come si è visto anche di recente, più che delle loro ottimamente ricompensate prestazioni professionali, il Silvio nazionale gode e si avvantaggia della perdurante accondiscendenza e cecità politica di quelli che dovrebbero essere i suoi avversari, da ultimo Renzi.
Ma parliamo di cose serie. Parliamo degli avvocati che, ovunque nel mondo, e anche in Italia, svolgono attività spesso malpagate e rischiose in rappresentanza e tutela dei settori più deboli della società. Avvocati come quelli turchi arrestati un anno fa e dei quali cinque restano tuttora in carcere, dopo l’udienza natalizia della quale vi ho riferito qualche blog fa. Avvocati che svolgono una funzione essenziale affinché esista un vero e proprio Stato di diritto e non quella burlesca imitazione dello stesso che si tenta di proporre un po’ ovunque nel mondo.
Oggi parliamo degli avvocati colombiani, che operano in una situazione di costante violazione dei diritti umani più elementari di gran parte della popolazione. Sotto la minaccia sia di organi statali, in particolare esercito e polizia, che di gruppi paramilitari operanti a difesa del potere economico e autori di orrende stragi tuttora impunite da decenni a questa parte.
La Colombia costituisce tuttora un luogo estremamente pericoloso per gli avvocati e le avvocate che prendono sul serio il loro mestiere e agiscono come difensori dei diritti umani violati. Secondo informazioni provenienti dall’Ufficio del Procuratore generale negli anni fra il 2002 e il 2012 si sono registrati oltre 4.400 attacchi ad avvocati e sono oltre 400 gli avvocati uccisi nel Paese a partire dal 1991.
Dei duecentomila avvocati operanti in Colombia, solo una minoranza si dedica del resto a casi di violazione dei diritti umani. In quanto tali essi vengono a rientrare nella più ampia categoria dei difensori dei diritti umani, una categoria che comprende leader delle comunità indigene, contadine e di afrodiscendenti, sindacalisti, leaders femministe e di movimenti di donne, insegnanti, sacerdoti, studenti e altri ancora. Secondo i dati pubblicati dall’associazione Somos Defensores, gli assassini di difensori dei diritti umani sono aumentati del 27% nella prima metà del 2013: 29 casi si erano avuti nel 2012, 37 se se sono avuti nel 2013. L’impunità per tali crimini è pari al 98%.
Il Paese è attualmente impegnati in negoziati di pace che potrebbero mettere termine alla guerra civile che dura da oltre cinquanta anni. Il governo colombiano e la guerriglia delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia) hanno già raggiunto l’accordo su due dei temi in discussione all’Avana, dove è in corso il negoziato: la storica questione della terra e quella della partecipazione alla vita politica. Questione altrettanto cruciale specie tenendo presente il risultato di un analogo negoziato svoltosi una ventina di anni fa e che terminò con la costituzione di una forza politica legale, l’Union Patriotica, collegata alla guerriglia, i cui aderenti furono sterminati a migliaia non appena uscirono allo scoperto.
L’attuale presidente Santos punta molto sul successo dei negoziati perché si rende conto di quanto la causa della pace sia popolare in tutta la popolazione colombiana, eccezion fatta per i gruppetti di paramilitari, narcotrafficanti e assassini vari ancora in libertà e operanti che si sono raccolti attorno all’ex presidente Uribe. Ma il negoziato, per risultare vincente, deve affrontare in modo risolutivo le varie questioni in ballo (oltre a quelle già menzionate, le coltivazioni illecite, i diritti delle vittime e la questione delle riparazioni, le misure da adottare per porre termine al conflitto).
La costruzione di un vero Stato di diritto in Colombia, dotato di una magistratura effettivamente indipendente e di garanzie per gli avvocati, che li mettano in grado di operare senza dover rischiare la vita, costituisce evidentemente un punto fondamentale per il raggiungimento di una vera pace.
Alcune associazioni europee di giuristi, gli Avvocati europei democratici e l’Associazione europea dei giuristi per la democrazia e i diritti umani nel mondo, insieme all’Osservatorio sui diritti della difesa, promuovono su questi temi il 24 gennaio prossimo, in occasione della giornata europea dell’avvocato perseguitato, un presidio davanti alle ambasciate colombiane di tutta Europa.