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Legge elettorale, quer pasticciaccio brutto della mozione Giachetti

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Il 28 maggio scorso è stata presentata alla Camera la famigerata mozione 1/53 della XVII legislatura. La mozione aveva come primo firmatario Roberto Giachetti, classe ‘61, diploma di maturità scientifica, giornalista professionista, tra i fondatori della Margherita con cui è entrato in Parlamento nel 2001.

Il testo, di una semplicità disarmante, si può riassumere in 3 parole: ripristinare il Mattarellum. Per essere ancora più chiari: se la mozione fosse stata approvata, avremmo sostituito il porcellum con il mattarellum tout court 8 mesi fa in attesa di una legge elettorale migliore.

Oltre che dal Vicepresidente della Camera, la mozione è stata firmata dai renziani Simona Bonafé, Maria Elena Boschi, Davide Faraone,  Luca Lotti, Marianna Madia, da altri deputati Pd quali Giuseppe Civati, Dario Nardella, Ermete Realacci, Ivan Scalfarotto e da un’altra cinquantina di deputati Pd, Sel e Sc.

Di seguito il quadro sinottico con l’esito della votazione:

Hanno votato a favore (pallini verdi): Giachetti, M5S e Sel.

Hanno votato contro (pallini rossi): Letta, il Pd e tutti gli altri.

Il Pd ha lasciato da solo il suo deputato e la Camera ha respinto la mozione. Il M5S ha votato per appoggiare l’iniziativa promossa da un membro di un altro partito senza che ci fossero stati prima incontri, accordi, pranzi, cene o brunch in palazzi diversi dalle sedi istituzionali. Questo caso dimostra in modo incontrovertibile che il M5S appoggia le proposte presentate da altri se queste rispecchiano il proprio programma o la volontà dei propri iscritti.

Ma fino a pochi giorni fa non era molto chiaro il motivo per cui 60 deputati sono andati in aula ad affondare una mozione da loro stessi sottoscritta. La spiegazione arriva direttamente dalla Bonafé, ospite lunedì scorso a Piazzapulita: “Ho votato contro per spirito di partito perché, proprio per agevolare l’accordo sulle riforme con Berlusconi, dal mio partito mi era stato chiesto di non inficiare questo rapporto.

Quindi già 8 mesi fa, ben 6 prima del trionfo del rottamatore, il Pd aveva già deciso di accordarsi con il Cainano. Allora non si spiega come mai appena una trentina di giorni or sono Roberto Speranza si sgolava dai banchi della Camera rivolgendosi così ai 5 stelle: “Berlusconi e Grillo a braccetto! Oggi votate insieme, voi oggi votate nello stesso modo per affossare l’Italia!

Forse Renzi non gli aveva detto che la sintonia con l’evasore aveva radici così profonde nel tempo? Io invece proprio non riesco a sintonizzarmi con il Pd, né tantomeno con il decaduto: se qualcuno conosce un antennista onesto, vi prego di girarmi il suo contatto in privato su Facebook o su Twitter.

@nicvalen

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