La “decrescita felice” può essere una scelta personale consapevole. Ma, in Italia stiamo decrescendo ormai da diversi anni e non sembra che ne siamo particolarmente felici. I dati più impressionanti sono quelli sui consumi petroliferi. A partire dai primi anni del millennio, i prezzi del petrolio hanno cominciato a salire e, in parallelo, i consumi a scendere. Si discute se il “picco del petrolio” sia già avvenuto a livello globale, ma in Italia l’abbiamo passato da un pezzo. Oggi, siamo ritornati ai livelli di consumo del 1967, quando, fra l’altro, in Italia c’erano 10 milioni di persone in meno rispetto a oggi.

Ovviamente, il petrolio è soltanto uno degli elementi del sistema energetico italiano, ma il declino del petrolio è stato seguito da un declino generalizzato di tutte le fonti. Trovate qui dati sui consumi di idrocarburi in Italia e qui sugli usi finali delle varie fonti. Dettagli sui consumi di carburanti per i trasporti li trovate qui. Riassumendo i dati disponibili, per alcuni anni il sistema economico italiano è riuscito a compensare il calo dei consumi petroliferi migliorando l’efficienza e aumentando i consumi di gas naturale come pure la produzione di energia rinnovabile. Ma, a partire dal 2007, anche i consumi di gas hanno cominciato a diminuire; anche quelli come risultato degli aumenti dei prezzi (trovate i dati qui). La crescita delle rinnovabili non è stata sufficiente per compensare e il risultato finale è stato una caduta generale dei consumi: un vero “picco dell’energia” in Italia. A questo punto, anche il prodotto interno lordo (Pil) ha cominciato a diminuire, così come la produzione industriale, come potete leggere qui.
In sostanza, tutti i parametri economici del sistema Italia sono in calo dal 2008. Così, i politici che continuano a sostenere ogni anno che “la ripresa ci sarà l’anno prossimo” ricordano quel cartello che c’era una volta nei negozi con scritto “oggi non si fa credito, domani si”.
Ora, io credo che quello che sta succedendo è perché l’energia è il “carburante” del motore economico. Se c’è meno energia, il motore gira più piano. Tutto è cominciato, allora, con la grande corsa agli aumenti dei prezzi petroliferi a partire dai primi anni del secolo. Più i costi del petrolio aumentano, meno ce ne possiamo permettere per cui siamo costretti a usarne di meno. E usarne di meno non solo ci ha messo in difficoltà, ma non è nemmeno bastato per ridurre l’aggravio dell’esborso di valuta pregiata: se abbiamo ridotto i consumi petroliferi di oltre il 30% rispetto al picco, i prezzi sono aumentati di circa un fattore 5. Un fenomeno simile si verifica anche per tutte le materie prime che dobbiamo importare dall’estero: prezzi in aumento e riduzione dei consumi. In sostanza, io credo che l’andamento dei consumi energetici conferma che l’origine dei nostri guai sta negli alti prezzi delle materie prime – e in particolare del petrolio – (come avevo sostenuto in precedenza). Non è soltanto una mia opinione, ma il risultato della visione “dinamica” dell’economia, quella, per intenderci, alla base di studi come “I Limiti dello Sviluppo” (come avevo discusso in qui).
Se questa interpretazione è corretta, è chiaro che la politica italiana sta completamente perdendo di vista la realtà. Non risolveremo i nostri problemi con manovre finanziarie tipo uscire dall’euro: questo non cambierebbe i prezzi del petrolio e lo dovremo comunque pagare in dollari. Se il nostro problema è il petrolio, allora, non c’è che prendere provvedimenti drastici come dicono nel vangelo di fare per la mano che ti fa peccare. Dobbiamo liberarci dalla causa di tutti i nostri guai, ovvero disaccoppiare la nostra economia dal petrolio (e dalle fonti energetiche fossili importate in generale). Non è un compito facile: che lo si faccia con il nucleare o le rinnovabili – o anche semplicemente con una maggiore efficienza – dovremo fare dei sacrifici oggi per un ritorno futuro. Purtroppo, si sa che la parola “sacrifici” è impronunciabile nel dibattito odierno. Eppure, se avremo il coraggio di fare dei sacrifici, potremo liberarci dei combustibili fossili e, alla fine, saremo anche più felici!
Ugo Bardi
Prof.
Economia & Lobby - 29 Gennaio 2014
‘Decrescita infelice’: il crollo dei consumi energetici in Italia
La “decrescita felice” può essere una scelta personale consapevole. Ma, in Italia stiamo decrescendo ormai da diversi anni e non sembra che ne siamo particolarmente felici. I dati più impressionanti sono quelli sui consumi petroliferi. A partire dai primi anni del millennio, i prezzi del petrolio hanno cominciato a salire e, in parallelo, i consumi a scendere. Si discute se il “picco del petrolio” sia già avvenuto a livello globale, ma in Italia l’abbiamo passato da un pezzo. Oggi, siamo ritornati ai livelli di consumo del 1967, quando, fra l’altro, in Italia c’erano 10 milioni di persone in meno rispetto a oggi.
Ovviamente, il petrolio è soltanto uno degli elementi del sistema energetico italiano, ma il declino del petrolio è stato seguito da un declino generalizzato di tutte le fonti. Trovate qui dati sui consumi di idrocarburi in Italia e qui sugli usi finali delle varie fonti. Dettagli sui consumi di carburanti per i trasporti li trovate qui. Riassumendo i dati disponibili, per alcuni anni il sistema economico italiano è riuscito a compensare il calo dei consumi petroliferi migliorando l’efficienza e aumentando i consumi di gas naturale come pure la produzione di energia rinnovabile. Ma, a partire dal 2007, anche i consumi di gas hanno cominciato a diminuire; anche quelli come risultato degli aumenti dei prezzi (trovate i dati qui). La crescita delle rinnovabili non è stata sufficiente per compensare e il risultato finale è stato una caduta generale dei consumi: un vero “picco dell’energia” in Italia. A questo punto, anche il prodotto interno lordo (Pil) ha cominciato a diminuire, così come la produzione industriale, come potete leggere qui.
In sostanza, tutti i parametri economici del sistema Italia sono in calo dal 2008. Così, i politici che continuano a sostenere ogni anno che “la ripresa ci sarà l’anno prossimo” ricordano quel cartello che c’era una volta nei negozi con scritto “oggi non si fa credito, domani si”.
Ora, io credo che quello che sta succedendo è perché l’energia è il “carburante” del motore economico. Se c’è meno energia, il motore gira più piano. Tutto è cominciato, allora, con la grande corsa agli aumenti dei prezzi petroliferi a partire dai primi anni del secolo. Più i costi del petrolio aumentano, meno ce ne possiamo permettere per cui siamo costretti a usarne di meno. E usarne di meno non solo ci ha messo in difficoltà, ma non è nemmeno bastato per ridurre l’aggravio dell’esborso di valuta pregiata: se abbiamo ridotto i consumi petroliferi di oltre il 30% rispetto al picco, i prezzi sono aumentati di circa un fattore 5. Un fenomeno simile si verifica anche per tutte le materie prime che dobbiamo importare dall’estero: prezzi in aumento e riduzione dei consumi. In sostanza, io credo che l’andamento dei consumi energetici conferma che l’origine dei nostri guai sta negli alti prezzi delle materie prime – e in particolare del petrolio – (come avevo sostenuto in precedenza). Non è soltanto una mia opinione, ma il risultato della visione “dinamica” dell’economia, quella, per intenderci, alla base di studi come “I Limiti dello Sviluppo” (come avevo discusso in qui).
Se questa interpretazione è corretta, è chiaro che la politica italiana sta completamente perdendo di vista la realtà. Non risolveremo i nostri problemi con manovre finanziarie tipo uscire dall’euro: questo non cambierebbe i prezzi del petrolio e lo dovremo comunque pagare in dollari. Se il nostro problema è il petrolio, allora, non c’è che prendere provvedimenti drastici come dicono nel vangelo di fare per la mano che ti fa peccare. Dobbiamo liberarci dalla causa di tutti i nostri guai, ovvero disaccoppiare la nostra economia dal petrolio (e dalle fonti energetiche fossili importate in generale). Non è un compito facile: che lo si faccia con il nucleare o le rinnovabili – o anche semplicemente con una maggiore efficienza – dovremo fare dei sacrifici oggi per un ritorno futuro. Purtroppo, si sa che la parola “sacrifici” è impronunciabile nel dibattito odierno. Eppure, se avremo il coraggio di fare dei sacrifici, potremo liberarci dei combustibili fossili e, alla fine, saremo anche più felici!
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.