Papa Francesco non crede a Medjugorje. Da oltre trent’anni nel paesino della Bosnia Erzegovina apparirebbe la Madonna a sei veggenti, ma Bergoglio in maniera piuttosto esplicita ha spiegato in più occasioni il suo pensiero. E ora che in Vaticano è finalmente arrivato il dossier elaborato dalla Commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje, voluta da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini, c’è grande attesa sulla decisione che prenderà il Papa argentino.
Nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta il 7 settembre 2013, Bergoglio ha criticato duramente i “cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la rivelazione si è conclusa con il Nuovo testamento”. Un riferimento, seppure indirettamente, ai segreti che la Madonna avrebbe rivelato ai sei veggenti di Medjugorje. Molto più esplicito è stato, invece, il Papa il 14 novembre scorso sempre nell’omelia di Santa Marta. “Ci dicono: il Signore è qua, è là, è là! Ma io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni”.
Dal 24 giugno 1981, nella piccola località (2.500 abitanti) della Bosnia Erzegovina, la Madonna apparirebbe a sei veggenti (Vicka Ivanković, Mirijana Dragičević, Marija Pavlović, Ivan Dragičević, Ivanka Ivanković e Jakov Čolo). Nel 2010 Benedetto XVI ha affidato a una commissione internazionale, presieduta dal cardinale Ruini e composta da diciassette membri provenienti da tutto il mondo (porporati, vescovi, teologi e psicologi scelti tra i massimi esperti di mariologia e apparizioni) il compito di approfondire il fenomeno Medjugorje. Il lavoro è durato più di tre anni e, il 23 gennaio scorso, l’ex presidente della Cei, che non hai mai messo piede nel paesino della Bosnia Erzegovina, ha informato Bergoglio dei risultati a cui è giunta la commissione. Ora il dossier conclusivo è nelle mani della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal tedesco Gerhard Ludwig Müller a cui il Papa imporrà la berretta cardinalizia nel concistoro del 22 febbraio prossimo.
Ma nei sacri palazzi è forte lo scetticismo che aleggia da sempre su Medjugorje. È nota la vicenda del cardinale di Vienna ed ex alunno di Ratzinger Christoph Schönborn, che trascorse il capodanno del 2010 a Medjugorje. Il pellegrinaggio non passò inosservato scatenando non poche polemiche, soprattutto in Vaticano. Pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche con l’intento di raccogliere informazioni da riferire a Benedetto XVI. “Un cardinale che viene in un luogo come Medjugorjie – sottolineò il porporato rispondendo alle numerose critiche – non può passare inosservato. Ma sono venuto anzitutto da pellegrino per essere nel luogo dove tanta gente trova fede e coraggio nella fede. Non è compito dei veggenti dimostrare, ma comunicare. Io dico semplicemente e indipendentemente dal giudizio finale di questi fenomeni, che una cosa mi pare evidente: i messaggi sono semplicemente evangelici, sono di buon senso”.
E sulle apparizioni? “È vero che la Madonna è dappertutto – precisò il porporato – ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte. L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”. Nel libro “Perchè è santo“, scritto dal postulatore della causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II, Slawomir Oder, e dal giornalista Saverio Gaeta, si racconta che uno dei più stretti collaboratori del Pontefice polacco chiese a Wojtyla se avesse mai visto la Madonna. La risposta del Papa fu netta: “No, non ho visto la Madonna, ma la sento”. Nel libro si riportano, accreditandole, anche le parole pronunciate da Wojtyla, che sarà canonizzato il prossimo 27 aprile da Papa Francesco insieme a Giovanni XXIII, durante un breve colloquio con la veggente Mirijana alla quale confidò: “Se non fossi Papa, sarei già a Medjugorje a confessare”.