“Non riesco a fare l’Harry Potter della situazione”. Si presenta così il neosegretario generale ad interim della Cei, monsignor Nunzio Galantino, alla sua prima conferenza stampa dopo la sessione invernale del Consiglio episcopale permanente della Chiesa italiana. Il messaggio che arriva dai vertici dell’episcopato della Penisola è di totale opposizione al Papa: respinte tutte le sue richieste in merito alla collegialità. Il comunicato finale è eloquente: “Le Conferenze regionali ribadiscono l’importanza che sia salvaguardato il peculiare rapporto tra la Chiesa che è in Italia e il Santo Padre. In questa luce, si ritiene che la nomina del presidente della Cei debba continuare a essere riservata al Papa, sulla base di un elenco di nomi, frutto di una consultazione di tutto l’episcopato”.
Due le modalità indicate per “salvaguardare il coinvolgimento di tutti i vescovi e nel contempo conservare al Santo Padre la libertà di nomina”. La prima prevede una consultazione riservata di tutti i singoli vescovi e la seconda aggiungerebbe a tale procedura un ulteriore passaggio – altrettanto riservato nelle procedure e nei risultati – nel quale l’Assemblea generale verrebbe chiamata a esprimere la propria preferenza su una quindicina di nomi, corrispondenti ai candidati maggiormente segnalati. Galantino, al suo esordio con i giornalisti, arriva perfino a dichiarare che “nella scelta del presidente io non so cosa avesse in mente il Papa, di sicuro voleva un maggior coinvolgimento dei vescovi. Se il Papa poi dirà che non abbiamo capito, e ci chiederà: ‘Voglio che siate voi a fare il nome’, allora noi lo faremo. Ma al momento ci è piaciuto conservare il legame con il Papa“.
“Ai vescovi – si legge sempre nel comunicato finale – è stato presentato, per un’ultima approvazione, il testo delle ‘Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici’, come risultante dalle indicazioni e dai suggerimenti offerti dalla Congregazione per la dottrina della fede”. Ma il documento non è stato ancora pubblicato. Tra le nomine approvate dalla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente della Cei spicca quella del portavoce del cardinale Angelo Bagnasco, monsignor Domenico Pompili, confermato sottosegretario della Conferenza episcopale italiana “donec aliter provideatur”, ovvero fino a nuovo provvedimento.
Ma la totale mancanza di sintonia della Cei di Bagnasco con Papa Francesco emerge chiaramente nella parte iniziale del comunicato finale consegnato ai giornalisti. “Le Conferenze regionali – si legge nel testo – hanno condiviso una valutazione positiva del cammino della Cei, esprimendo stima per la rilevanza che ha nella vita sociale e politica del Paese e, soprattutto, per l’azione svolta nei diversi ambiti a servizio del bene della Chiesa che è in Italia, della sua vita e missione, in spirito di collegialità e di collaborazione. Il cambiamento che si intende maturare muove dunque dal riconoscimento di quello che rimane un patrimonio esemplare; punta, poi, a rispondere nella maniera più fedele a ciò che in questo tempo il Signore – anche per voce del Santo Padre – chiede alla Chiesa”. Tutto ciò nonostante la guerra aperta tra Bagnasco e Bergoglio che si sta consumando in questi mesi e che ha visto, in ultimo, la mancata udienza privata del Papa con il presidente della Cei alla vigilia della sessione invernale del Consiglio episcopale permanente. Un segno eloquente dell’impossibilità ormai di qualsiasi dialogo tra l’arcivescovo di Genova e Francesco. Bagnasco, però, nonostante sia stato platealmente “sfiduciato” dal Papa non si dimette.
Twitter: @FrancescoGrana