Archiviata la decapitazione di El Mundo, l’amministratore delegato di Rcs Pietro Scott Jovane torna sull’Italia. Per aprire un nuovo stato di crisi alla divisione Periodici. Anche se il nuovo fronte caldo sarà quello della pubblicità. In particolare nella notte tra lunedì e martedì è stato raggiunto un accordo tra l’editrice del Corriere della Sera e il sindacato interno dei Periodici Rcs per un regime di solidarietà (al 30%) dei giornalisti, con contestuale avvio, appunto, di un nuovo strato di crisi. L’intesa è stata poi approvata dall’assemblea dei giornalisti con 103 voti a favore, 2 contrari e 15 astenuti. Contestualmente l’annunciata sospensione della pubblicazione del Mondo è stata fissata per il 28 febbraio. Durante il mese Rcs comunicherà poi quanti dei 13 giornalisti dello storico settimanale economico verranno assegnati al Corriere della Sera, nell’ambito di un nuovo progetto dell’editrice sull’informazione economica. Ad aprile si definirà invece il progetto Abitare, con eventuale utilizzo dei 5 giornalisti del mensile già sospeso.

L’accordo prevede anche il debutto nel gruppo delle unità organizzative redazionali (uor) attualità, salute e benessere e tempi liberi, nelle quali confluiranno i 37 giornalisti che erano stati messi in cigs a zero ore nello stato di crisi che si sta per concludere. A queste si aggiungeranno le uor design e arredamento ed economia, dove confluiranno parte dei giornalisti del Mondo e di Abitare. Le testate rimaste nella Periodici e ancora considerate slatrategiche dal gruppo dopo le varie chiusure e cessioni dello scorso anno sono Amica, Dove, Io Donna, Living, Oggi e Style, cui si aggiungono le pubblicazioni del Gruppo Sfera (prima infanzia e nuove famiglie).

Chiuso un capitolo, se ne sta per aprire un altro. Il candidato più probabile è quello delle concessionarie di pubblicità se è vero ciò che lamentano i dipendenti della Publikompass del gruppo La Stampa che con Rcs condivide l’azionista Fiat in una lettera aperta. E cioè che dietro l’avvio di due procedure di mobilità per un totale di 179 dipendenti della concessionaria del gruppo torinese c’è “anche un preciso disegno economico-finanziario acceleratosi da quando John Elkann, presidente di Fiat e importante punto di riferimento dell’intero gruppo, è diventato azionista di maggioranza di Rcs (Rizzoli Corriere della Sera)”. Operazione che ha portato allo “smembramento” di Publikompass, “con la chiusura di quasi tutte le filiali: oltre 20 su tutto il territorio nazionale”.

All’origine della crisi Publikompass, sempre secondo i dipendenti romani e parte di quelli milanesi della società, c’è la decisione di passare la raccolta pubblicitaria del quotidiano La Stampa alla Rcs Pubblicità; a Publikompass resterà così solo la raccolta pubblicitaria locale della Stampa. Publikompass spa, ricordano i dipendenti, “ha avviato nel 2013 la procedura di mobilità per 87 lavoratori. Da pochi giorni ne ha avviata una ulteriore che coinvolge altre 92 unità: per un totale di 179 dipendenti, ben oltre il 70% della forza lavoro totale”. 

“Interesseremo al caso anche l’Autorità vigilante sulle comunicazioni, in quanto ci risulta che la legge vieti la concentrazione della raccolta pubblicitaria per un numero di quotidiani la cui tiratura complessiva superi il 30 per cento di quella nazionale -continuano i dipendenti della Publikompass -. Mentre in casa Fiat si festeggiano con entusiasmo mediatico i positivi successi finanziari (vedi operazione Chrysler), 179 famiglie incrementano drammaticamente il numeroso esercito di disoccupati in Italia nella totale indifferenza”.

La Publikompass, ricordano infine i dipendenti, “è stata la gallina dalle uova d’oro del gruppo Fiat fino a solo qualche anno fa, oggi la crisi e la profonda trasformazione del mercato dell’editoria, danno il via a un’operazione commerciale che non guarda in faccia a nessuno. E che non mira in nessun modo a riconvertire o rilanciare l’attività della Publikompass, nè tantomeno a salvare posti di lavoro. E’ un giusto sacrificio? Fino a quando la maggiore azienda italiana continuerà a sacrificare le risorse umane a favore di un profitto senza prospettive?”

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