Lo Stato non paga? Allora niente cartelle esattoriali. E’ quanto prevede un emendamento al decreto Destinazione Italia approvato dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, che prevede la sospensione delle cartelle Equitalia per imprese e professionisti in credito con la pubblica amministrazione. Il congelamento, valido per il 2014, è stato introdotto da una proposta del Movimento 5 Stelle.
I soggetti interessati, come spiega Il Sole 24 Ore, sono tutte le imprese titolari di crediti verso lo Stato, senza distinzioni in ordine alla forma giuridica dell’impresa, escludendo quindi soltanto i privati. I crediti possono essere relativi a somministrazione, appalti, forniture e servizi, comprese tutte le tipologie di rapporto contrattuale, dalla cessione occasionale o continuativa alla fornitura di servizi e alla consulenza. Ma ci sono alcune condizioni ben precise. I crediti devono essere certi, liquidi ed esigibili. Condizioni, queste, che devono essere accertate dalla stessa pubblica amministrazione attraverso una certificazione rilasciata dall’impresa.
Non solo. Sono anche previsti alcuni precisi termini di prescrizione. Il credito non deve essere prescritto, ovvero il creditore non deve lasciare decorrere inutilmente il termine previsto dal Codice civile. Il credito dell’impresa, per beneficiare della sospensione delle cartelle esattoriali, deve inoltre essere certificato dalla pubblica amministrazione secondo le modalità indicate dal decreto del 25 giugno 2012. C’è infine un limite previsto per l’importo. La sospensione è infatti autorizzata solo se l’ammontare è inferiore o pari al credito vantato nei confronti dello Stato.
Il via libera dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera è stato accolto con entusiasmo dal M5s, che ha diffuso la notizia pubblicando un post sul blog di Beppe Grillo. “Chi è imprenditore sa che si tratta di una importante boccata d’ossigeno soprattutto per le piccole e medie imprese tartassate dal Fisco e asfissiate dai crediti non pagati dalle pubbliche amministrazioni”, si legge sul sito. “Ora vigileremo affinché il ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo economico non tardino a emanare il decreto attuativo che, entro 90 giorni dall’approvazione del provvedimento, dovrà dare concretezza a un altro risultato ottenuto dal M5s”.
L’emendamento riaccende i riflettori su un problema che affligge l’Italia da diversi anni. E che è ora più che mai al centro del dibattito. Il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha annunciato nei giorni scorsi il via alla procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per i ritardi nei pagamenti. Un tema del resto che era sul tavolo di Tajani fin dal novembre 2011 e del quale l’allora ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, si sarebbe dovuto occupare tempestivamente, stando alle parole dello stesso ex banchiere a poche settimane dall’insediamento del governo Monti.
L’Italia, come ha rilevato Confartigianato alla fine di gennaio, resta il Paese europeo dove la pubblica amministrazione è più lenta a pagare i debiti nei confronti delle aziende. La media di 170 giorni è infatti lontana da quella Ue (61 giorni) e sfora di ben 140 il limite di 30 giorni imposto dal decreto sui tempi di pagamento che recepisce la direttiva Ue.