Il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce smentisce di aver aperto un fascicolo su Beppe Grillo, ma spiega: “Per la lettera aperta ai capi delle forze di polizia, sono arrivati numerosi atti da diverse procure dove risulta già indagato“. In mattinata si era diffusa la notizia secondo cui il fondatore del Movimento 5 Stelle era indagato per istigazione ai militari a disobbedire alle leggi. Il magistrato genovese però ha specificato di essere ancora in fase di valutazione: l’inchiesta partirebbe in seguito a un procedimento inviato da Roma dove era stato presentato un esposto da parte del coordinatore dei giovani Pd Fausto Raciti, a seguito dell’esortazione del leader del M5S a non difendere più la classe politica e l’invito ai militari a unirsi alla protesta dei forconi. Intanto a Torino arriva la richiesta per Grillo di condanna a 9 mesi di carcere e 200 euro di multa per aver violato i sigilli dei carabinieri sulla porta della baita No tav in val Clarea.
L’esposto si riferisce ai fatti del 10 dicembre scorso quando il comico genovese aveva pubblicato sul suo blog una lettera rivolta ai vertici di polizia, carabinieri ed esercito per chiedere loro di ripetere quanto avvenuto il giorno precedente durante le manifestazioni del movimento dei Forconi a Torino, Genova e Rho (Milano), ossia togliersi il casco dopo l’incitamento dei manifestanti. Un gesto che aveva aperto la strada a molteplici interpretazioni: secondo i comunicati ufficiali non si era trattato di un modo per solidarizzare con la protesta, semplicemente erano venute meno le condizioni di pericolo. Il Siulp aveva cantato vittoria: “E’ stato un segno della totale condivisione delle ragioni”. I due sindacati più rappresentativi delle forze dell’ordine (Siulp e Sap) avevano però subito respinto l’invito al mittente. Il Coisp aveva bollato il gesto come “un’idiozia”, mentre il Siap aveva parlato di “farneticanti inviti”.
“Alcuni agenti di polizia e della Guardia di finanza a Torino si sono tolti il casco – scrisse Grillo – si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. E’ stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari”. Quindi, sosteneva: “Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell’ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l’Italia cambierà. In alto i cuori”.
“Beppe Grillo non è indagato, sono arrivati atti da varie procure, li stiamo valutando per capire se aprire una indagine o meno, stiamo valutando le carte”, ha detto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce parlando delle voci sull’iscrizione nel registro degli indagati del leader del Movimento 5 Stelle. L’attività della procura di Genova è incentrata non solo sulla lettera aperta alle forze dell’ordine, postata sul blog del 10 dicembre 2013, ma anche su una serie più ampia di affermazioni che, secondo quanto appreso, non sarebbero esclusivamente state riportate nel blog.
La procura conferma che una volta ricevuto il fascicolo da Roma il reato ipotizzato, ancora contro ignoti, è il 266 del codice di procedura penale, ovvero l’istigazione di militari a disobbedire alle leggi che prevede una reclusione da due a cinque anni se il fatto è commesso pubblicamente. I documenti arrivati sono stati accorpati in un unico fascicolo, su cui stanno lavorando i magistrati Nicola Piacente, Federico Manotti e Silvio Franz. “A noi non è arrivato nessun avvisodi garanzia. Non sappiamo nulla”. E’ il commento di Enrico Grillo, nipote e avvocato del leader del Movimento 5 Stelle