“Molti clienti di Poste Italiane hanno manifestato curiosità per la quotazione”. Lo ha riferito l’amministratore delegato del gruppo, Massimo Sarmi, nell’audizione alla commissione Trasporti della Camera. Per l’operazione di collocamento, ha aggiunto, c’è anche l’interesse di “investitori internazionali”. E in effetti non è difficile credere alle parole del manager: in questi giorni infatti molti correntisti italiani si domandando che cosa accadrà alle Poste con la vendita ai privati del 40% del capitale oggi nelle mani del ministero dell’Economia. E non certo perché pensano di diventare ricchi comprandone azioni, ma perché sono scettici rispetto al tema degli investimenti in titoli e fondi. Si fidano solo dei libretti e dei buoni fruttiferi della Cassa depositi e prestiti su cui, del resto, conta lo stesso Sarmi per attirare l’attenzione degli investitori internazionali.
Non a caso, prima del collocamento, per Poste è essenziale chiudere l’accordo con la Cdp per la raccolta del risparmio postale che oggi ammonta a circa 45 miliardi. L’obiettivo di Sarmi è estendere l’intesa da tre a cinque anni per assicurarsi l’arrivo in cassa di circa 1,6 miliardi di commissioni l’anno. Una cifra consistente pari a una volta e mezzo l’utile netto di Poste Italiane nel 2012. “La raccolta del risparmio postale sarà sempre il nostro primo obiettivo. Lo voglio dire chiaramente – ha spiegato Sarmi alla Commissione – è un contratto su cui lavorano oltre 22mila persone: una parte significativa dell’azienda è impegnata in questo settore”.
E del resto sarebbe davvero difficile immaginare le Poste senza il legame a filo diretto con la Cassa depositi e prestiti. Benché Sarmi lasci oggi intravedere un’azienda assai diversa in futuro da quella cui siamo abituati: dopo la quotazione, il gruppo guarderà infatti ai mercati internazionali con possibili acquisizioni che potrebbero essere utili a favorirne la crescita. Operazioni, insomma, diverse da quella realizzata con l’Alitalia nel cui capitale il gruppo ha investito 75 milioni in nome di potenziali sinergie con il suo vettore postale Mistral Air. “L’operazione Alitalia ci ha visto responsabilmente e motivatamente partecipare”, ha spiegato il manager, ad un’iniziativa che “permette il ritorno dell’investimento di Poste”. Nel dettaglio, secondo i calcoli di Sarmi, gli accordi commerciali già siglati con Alitalia genereranno per Poste Italiane “oltre 30 milioni l’anno di margine complessivo in tre anni” per un totale di 90 milioni. Insomma, un’operazione “vantaggiosa” per entrambe le società.
Nulla esclude poi, come lo stesso Sarmi ha spiegato in un’intervista al quotidiano francese Les Echos, che in un domani si possa immaginare lo scorporo di Bancoposta e della compagnia assicurativa Poste Vita che già oggi sono oggetto di una contabilità separata. “Il nostro sistema di servizi è totalmente integrato con una infrastruttura informatica unica. Sarebbe stato impensabile oggi privatizzare separatamente un’attività come Poste Vita che è la prima compagnia di assicurazione vita del Paese con circa 70 miliardi di riserve tecniche (…) – ha sottolineato Sarmi – una volta sul mercato tutte le opzioni resteranno aperte”.
Resta da chiedersi però se l’operazione di collocamento non rischi di snaturare Poste Italiane in nome di cedole da staccare agli investitori privati. Un dubbio espresso anche dall’onorevole Silvia Velo, della presidenza del gruppo Pd della Camera che ha chiesto “sia garantita la continuità del servizio in tutto il territorio” e la tutela dei “risparmiatori che hanno investito in Poste spa in tutte le fasi del processo”.
Dal canto suo, Sarmi ha ribadito la grande credibilità di cui gode l’azienda in campo nazionale e internazionale. La relazione di Poste “con i mercati finanziari è consolidata da tempo – ha concluso Sarmi. Un punto di novità è stato il collocamento di un prestito obbligazionario a luglio dello scorso anno. (..) C’è stata una grandissima richiesta: dopo un’ora abbiamo avuto offerte cinque volte più alte di quella di partenza con il concorso di 200 soggetti”. Insomma l’immagine di “Poste è risultata quella di un’azienda sicura e solida” a livello internazionale. E del resto non poteva essere diversamente visto che in pancia ha i risparmi di buona parte del Paese. E dalla sua ha un asset ancora più importante: la fiducia della gente che le banche hanno invece perso da tempo.