Con Papa Francesco prosegue la lotta alla pedofilia ecclesiale. A dispetto di quanto affermato, soltanto una settimana fa, dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia che ha accusato il Vaticano di aver permesso decine di migliaia di abusi su minori, la Santa Sede ha ridotto allo stato laicale un sacerdote accusato di pedofilia senza attendere la sentenza definitiva dello Stato italiano. Si tratta di don Marco Mangiacasale, sacerdote della diocesi di Como già condannato nei primi due gradi del processo penale a tre anni, cinque mesi e venti giorni di carcere per abusi sessuali su quattro ragazze minorenni. L’ex parroco e poi economo della parrocchia di San Giuliano, con una sentenza firmata dal prefetto per la Congregazione della dottrina della fede e prossimo cardinale, Gerhard Ludwig Müller, lo scorso 13 dicembre è stato, infatti, ridotto allo stato laicale. Un provvedimento che si ricollega al lavoro svolto da Benedetto XVI che, tra il 2011 e il 2012, ha “spretato” quattrocento sacerdoti accusati di pedofilia.
Don Marco Mangiacasale è il primo sacerdote italiano a essere ridotto allo stato laicale dopo l’elezione di Papa Francesco, undici mesi fa. Müller ha dato facoltà al vescovo della diocesi di Como, Diego Coletti, di divulgare la notizia. Il 30 gennaio, monsignor Coletti ha convocato nel suo ufficio le famiglie delle vittime degli abusi di don Marco e ha dato lettura del provvedimento dell’ex Sant’Uffizio. “Don Marco Mangiacasale – si legge nel documento vaticano – è stato ridotto allo stato laicale, non potrà fare l’educatore nelle scuole cattoliche né partecipare in ogni modo a gruppi o organizzazioni dove siano presenti dei giovani”. Ma il vescovo di Como si è opposto alla richiesta dei familiari di divulgare la notizia all’intera comunità parrocchiale dove ha svolto il suo ministero don Marco prime delle condanne penali in primo e secondo grado.
Intanto il sacerdote, in attesa della sentenza definitiva della Cassazione, ha già scontato due mesi di isolamento nel carcere del Bassone, a Como, e ora si trova nella casa della sorella, dopo aver risarcito le famiglie come disposto dalla giustizia civile italiana. La vicenda di don Marco Mangiacasale arriva alla vigilia della pubblicazione delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici approvate dalla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente della Cei. Il documento rischia però ora una seconda bocciatura del Vaticano dopo che nella sua prima versione, redatta due anni fa, era stato già respinto dal prefetto dell’ex Sant’Uffizio Müller perché affermava che “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti linee guida”.
Un’affermazione che, stando alle indiscrezioni che emergono dai vertici della Cei e anche da quanto affermato pubblicamente dal segretario generale della Chiesa italiana, monsignor Nunzio Galantino, dovrebbe essere contenuta anche nella seconda versione sottoposta ora al vaglio della Congregazione per la dottrina della fede. Sulla questione l’ex Sant’Uffizio, sotto il pontificato di Benedetto XVI, era stato chiarissimo: “Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale, deve essere intesa in linea con quanto previsto dal diritto italiano”. Sempre nel documento vaticano, infatti, si legge: “L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall’autorità civile”. La riduzione allo stato laicale di don Marco Mangiacasale è la prova che anche con Papa Francesco la politica vaticana della lotta alla pedofilia non cambia.
Twitter: @FrancescoGrana
Cronaca
Papa Francesco anticipa la legge: cacciato prete pedofilo prima della sentenza
La Santa Sede ha ridotto allo stato laicale don Marco Mangiacasale, della diocesi di Como, già condannato nei primi due gradi del processo penale per abusi su 4 minorenni
Con Papa Francesco prosegue la lotta alla pedofilia ecclesiale. A dispetto di quanto affermato, soltanto una settimana fa, dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia che ha accusato il Vaticano di aver permesso decine di migliaia di abusi su minori, la Santa Sede ha ridotto allo stato laicale un sacerdote accusato di pedofilia senza attendere la sentenza definitiva dello Stato italiano. Si tratta di don Marco Mangiacasale, sacerdote della diocesi di Como già condannato nei primi due gradi del processo penale a tre anni, cinque mesi e venti giorni di carcere per abusi sessuali su quattro ragazze minorenni. L’ex parroco e poi economo della parrocchia di San Giuliano, con una sentenza firmata dal prefetto per la Congregazione della dottrina della fede e prossimo cardinale, Gerhard Ludwig Müller, lo scorso 13 dicembre è stato, infatti, ridotto allo stato laicale. Un provvedimento che si ricollega al lavoro svolto da Benedetto XVI che, tra il 2011 e il 2012, ha “spretato” quattrocento sacerdoti accusati di pedofilia.
Don Marco Mangiacasale è il primo sacerdote italiano a essere ridotto allo stato laicale dopo l’elezione di Papa Francesco, undici mesi fa. Müller ha dato facoltà al vescovo della diocesi di Como, Diego Coletti, di divulgare la notizia. Il 30 gennaio, monsignor Coletti ha convocato nel suo ufficio le famiglie delle vittime degli abusi di don Marco e ha dato lettura del provvedimento dell’ex Sant’Uffizio. “Don Marco Mangiacasale – si legge nel documento vaticano – è stato ridotto allo stato laicale, non potrà fare l’educatore nelle scuole cattoliche né partecipare in ogni modo a gruppi o organizzazioni dove siano presenti dei giovani”. Ma il vescovo di Como si è opposto alla richiesta dei familiari di divulgare la notizia all’intera comunità parrocchiale dove ha svolto il suo ministero don Marco prime delle condanne penali in primo e secondo grado.
Intanto il sacerdote, in attesa della sentenza definitiva della Cassazione, ha già scontato due mesi di isolamento nel carcere del Bassone, a Como, e ora si trova nella casa della sorella, dopo aver risarcito le famiglie come disposto dalla giustizia civile italiana. La vicenda di don Marco Mangiacasale arriva alla vigilia della pubblicazione delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici approvate dalla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente della Cei. Il documento rischia però ora una seconda bocciatura del Vaticano dopo che nella sua prima versione, redatta due anni fa, era stato già respinto dal prefetto dell’ex Sant’Uffizio Müller perché affermava che “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti linee guida”.
Un’affermazione che, stando alle indiscrezioni che emergono dai vertici della Cei e anche da quanto affermato pubblicamente dal segretario generale della Chiesa italiana, monsignor Nunzio Galantino, dovrebbe essere contenuta anche nella seconda versione sottoposta ora al vaglio della Congregazione per la dottrina della fede. Sulla questione l’ex Sant’Uffizio, sotto il pontificato di Benedetto XVI, era stato chiarissimo: “Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale, deve essere intesa in linea con quanto previsto dal diritto italiano”. Sempre nel documento vaticano, infatti, si legge: “L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall’autorità civile”. La riduzione allo stato laicale di don Marco Mangiacasale è la prova che anche con Papa Francesco la politica vaticana della lotta alla pedofilia non cambia.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".