Qualcuno di voi ha mai sentito parlare del cacciabombardiere F-35? Immagino di sì. Forse penserà di averne sentito parlare anche troppo. Ma qualcuno sa dirmene il prezzo? Dubito, perché la confusione è grande sotto il cielo e quindi, contraddicendo Mao Zedong, la situazione non è affatto eccellente. Non per gli italiani almeno che rischiano di dover pagare un conto che non si sa ancora quanto sarà salato. Senza contare altre quisquiglie come un ritardo nella effettiva operatività dell’aereo che si allunga anno dopo anno, i dubbi tecnologici, eccetera.

Così, senza voler per forza dire che l’erba del vicino è sempre più verde, è con un po’ di invidia che apprendiamo dalla Bbc che gli inglesi sanno esattamente quanto spenderanno per comperare questo lampo 2.0 dei cieli (Lightning II è il nome che gli è stato affibbiato): 2,5 miliardi di sterline per 14 aerei della versione B, quella a decollo corto e atterraggio verticale destinata alle loro portaerei.

Embé? direte voi. Embé, ‘sto par de ciufoli risponderebbero educatamente a Roma. Perché a fare il solito conto della serva, che ormai dovrebbe la laurea in matematica per tutte le volte che viene chiamata in causa, scopriamo che 2,5 miliardi diviso 14 fa 178,5 milioni (di sterline) a pezzo. Che al cambio di oggi sono la bazzecola di 215,3 milioni di euro. Per gli anziani come me, ancora un po’ a disagio con gli euro, sarebbero 421,342 miliardi delle beneamate lire. Che, ammetterete, è una cifra fa un po’ impressione anche solo a pensarla.

Il numero è ufficiale, anzi più ufficiale di così non si può perché lo ha annunciato lo stesso segretario alla difesa britannico Philip Hammond in un’intervista mandata in onda ieri sera da Newsnight, programma di informazione di Bbc 2. Mica come da noi dove in Parlamento a dare i numeri, in tutti i sensi, Mauro e i suoi predecessori mandano qualche sottopanza più o meno gallonato. Ma, si chiederanno e il colto e l’inclito, perché ci racconti tutto ciò?

Semplice: perché Hammond svela un’altra delle tante bugie o sotto-verità (chiamarle mezze sarebbe dar loro troppo credito) di cui è piena la vicenda degli F-35 italioti. Lasciamo perdere le cifre fantasiose di 80 milioni di euro buttate qua e là a mo’ di esca per i creduloni. Teniamoci alle carte per la serie scripta manent, verba ‘un sacciu. L’ultimo dato ufficiale e certificato contenuto nel Documento programmatico pluriennale 2013-2015 (allegato C, pagina 11) parla di 10 miliardi di euro per acquistare 90 di questi mega-caccia delle meraviglie, tutto compreso: aerei, supporto, pezzi di ricambio. Oltre a un certo numero di miliardi per lo sviluppo (circa due), per la prestigiosa FACO (uno stabilimento da 800 milioni, epigono delle più tragiche cattedrali nel deserto italiane), più altri centinaia per attrezzare navi e aeroporti. Ora, se la serva è sempre in giro, proviamo a dividere 10 per 90. Il risultato è una fila ordinata di uno: 111 milioni, 111 mila, 111 euro. Ad aereo.

Ops, questi inglesi devono essere dei cialtroni niente male se loro li pagheranno grosso modo il doppio di quanto non li paghiamo noi. E dire che ce li avevano sempre descritti come dei mercanti di prima, dei negoziatori temibili, molto attenti a  strapparti sino all’ultimo penny. Eppure, a sentire Hammod, il loro F-35 costerà 215 milioni non 111.

È vero, questi inglesi sono F-35B, la versione a decollo verticale del Lightning II, che costa di più della versione a decollo convenzionale. Ma di F-35B nel mix italiano ce ne sono ben 30 (15 per la Marina e 15 per l’Aeronautica, e non si capisce il perché). Vogliamo tagliare i 215 milioni del 30 per cento per avvicinarci al prezzo medio di un F-35 italiano? Fanno 151 milioni. Ancora lontani, molto lontani.

Insomma, quanto costeranno ai contribuenti italiani questi aerei (di cui peraltro sarebbe da discutere l’utilità e l’opportunità, ma diciamo che per ora non ci interessa)? Considerando che 30 F-35B italiani potrebbero costare 6,5 miliardi di euro dando per buono il prezzo inglese, per arrivare ai 90 dell’ordine restano 60 aerei della versione A. Se dovessimo prendere ancora il prezzo inglese, tagliato del 30 per cento,  arriveremmo a nove miliardi. Perciò, suggerisce la medesima, indispensabile serva, 9 miliardi più 6,5 fa 15 miliardi e mezzo. Non dieci. Mauro, dove sei?

Nel calembour di numeri con il quale si dilettano i nostri maghi dell’F-35 (“ecco signori, ora ne vedono sette, ora ne spariscono quattordici”) c’è da registrare l’ultimo effetto speciale sugli aerei ordinati. Erano tre, poi il vostro umile blogger aveva scoperto che in realtà gli ordini erano per sette o forse per quattordici. Qualche giorno fa Tom Kingston, corrispondente da Roma della rivista specializzata statunitense DefenseNews, scrive che in realtà sono in acquisizione 14 F-35. Ohibò, davvero? I deputati del M5S chiedono che Mauro smentisca o si dimetta perché se così fosse non avrebbe tenuto conto del voto del Parlamento che bloccava qualsiasi nuovo ordine.

Mauro tace. Manda avanti (a lui viene evidentemente da ridere) il segretario generale della Difesa che sostiene “verosimilmente” trattasi di un vecchio profilo di acquisto “non più attuale”. Ma si guarda bene dal dire quanti siano gli aerei ordinati. D’altronde, non sanno neppure quale sia il prezzo. Che sicuramente non è quello giusto.

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