Alla fine l’ultima parola è del Consiglio di Stato: la centrale a biomasse di Russi si farà. Sono stati dichiarati legittimi gli atti approvati dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Ravenna e dal Comune di Russi per la riqualificazione dell’area dove sorge l’ex zuccherificio Eridania, che Powercrop spa, Gruppo Maccaferri, riconvertirà in una centrale alimentata da prodotti di origine forestale o agricola per la produzione di energie rinnovabili. A dare il via libera ai lavori per la realizzazione del progetto a lungo sostenuto dal Partito Democratico, col sindaco Sergio Retini in prima fila, infatti, è stato il Consiglio di Stato, che di fatto ha chiuso una vertenza iniziata otto anni fa, quando Eridania smise di produrre il proprio zucchero nella cittadina ravennate lasciando a casa 600 persone.
“Una buona notizia” per l’amministrazione comunale, insomma, che nella centrale a biomasse ha sempre visto la chiave per la ripresa economica del territorio grazie soprattutto agli investimenti da 120 milioni di euro che Eridania-Powercrop hanno garantito, e che si tradurranno, spiega Retini, “in lavoro per le aziende e per l’economia locale”. “Gli obiettivi del programma di mandato – sottolinea il primo cittadino di Russi – quali lo sviluppo della nuova area produttiva a Sant’Eufemia, lo svincolo dell’autostrada, la realizzazione della viabilità accessoria, la valorizzazione delle zone umide e di tutte le altre compensazioni previste, sono oggi a portata di mano”. Ma per i cittadini di Russi che da anni si opponevano alla costruzione della centrale definendola “un inceneritore mascherato di rifiuti”, l’ok ai lavori “è un boccone amaro”. “Purtroppo l’intervento del Consiglio di Stato segna l’epilogo di questa battaglia” spiega Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle in Emilia Romagna. Movimento che nel 2010, quando ancora tra i ‘grillini’ c’era Giovanni Favia, poi passato al Gruppo misto, aveva finanziato con i fondi extra stipendio dei consiglieri il ricorso al tribunale amministrativo regionale degli abitanti del comune ravennate, presentato allo scopo di ottenere l’annullamento delle autorizzazioni concesse da Regione, Provincia e Comune a Powercrop, società gestita dal Gruppo Maccaferri di Gaetano Maccaferri, vice presidente di Confindustria.
“La costruzione della centrale non è solo una sconfitta per i cittadini che abitano a Russi, ma anche per gli agricoltori, perché è inevitabile che i prodotti coltivati dovranno essere modificati. I precedenti lo dimostrano. Cremona, dove il 25% della produzione agricola della provincia è dedicata alle biomasse, ci insegna che le colture alimentari con la prossimità della centrale si svaluteranno, mentre acquisiranno valore i prodotti che possono essere utilizzati come combustibile per il sito. Il che, a lungo termine, distruggerà l’agricoltura del territorio. E se si considera che come Emilia Romagna siamo già in deficit per quanto riguarda queste materie prime è ovvio che finiremo per dover importare ancor più frutta e verdura dall’estero”. Stesso discorso, secondo il consigliere, a proposito dell’agricoltura biologica: “E’ impossibile – continua Defranceschi – che gli agricoltori ottengano le certificazioni necessarie per le produzioni bio”. “Il rilancio economico che la centrale a biomasse porterà con sé è solo una bolla – precisa Defranceschi – ci sarà lavoro finché deve essere costruita, ma poi sarà quasi tutta automatizzata e non impiegherà così tanti operai da fare la differenza. In pratica è lo stesso discorso della cementificazione, del Passante Nord, delle altre opere inutili che interessano la Regione. Esauriti i cantieri, la bolla edilizia si sgonfia”.
Nel 2010 i gruppi consiliari della Regione Emilia Romagna Italia Dei Valori, Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sel e Verdi, Federazione della Sinistra e Popolo della libertà avevano presentato insieme una risoluzione per chiedere lo stop al progetto, ma il Pd la bocciò concedendo l’ok ai lavori a Powercrop “via maggioranza”, autorizzazioni necessarie all’avvio dei cantieri annesse. I cittadini, quindi, organizzati nell’associazione Clan Destino/Ravenna Virtuosa, insieme al Wwf e a Italia Nostra, decisero di ricorrere al Tar per chiedere “l’annullamento” di quegli atti, Via, Valutazione di impatto ambientale, che comprende tutti i permessi a costruire e la convenzione approvata dal Consiglio Comunale di Russi il 19 marzo del 2011, compresa. E il ricorso lo vinsero. Perché alla realizzazione della centrale anche la Soprintendenza di Ravenna e il Ministero dei Beni Culturali si erano detti contrari: accanto all’ex zuccherificio, infatti, sorgono una villa romana e Palazzo San Giacomo, beni che, pur non sottoposti a vincolo, costituiscono, recita la sentenza del Tar, “due importantissimi siti di interesse culturale”. Oggi, però, nemmeno quella sentenza ha più valore. Powercrop, che l’aveva impugnata davanti al Consiglio di Stato nel 2012, ha ottenuto il via libera alla realizzazione della centrale. Ai cittadini, quindi, non rimarrà altro da fare che rimuovere gli striscioni a lungo rimasti appesi, in segno di protesta, alla recinzione che circonda l’area dell’ex zuccherificio: “La nostra salute va in fumo. Sindaco, chi pagherà i danni?”.