”Se il Parmigiano Reggiano è il prodotto italiano più falsificato nel mondo, il motivo forse va cercato all’interno dello stesso Consorzio di tutela che più che difendere la tipicità del formaggio alfiere del made in Italy sulle tavole mondiali, sta invece dando forti spallate alla sua trasparenza”. Lo affermano le Coldiretti di Parma, Reggio Emilia e Modena dopo che è tornato agli arresti domiciliari il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti.

L’imprenditore, cui lo scorso 4 gennaio era stata annullata l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari relativa all’inchiesta della Procura di Roma su casi di corruzione nell’assegnazione di appalti al ministero delle Politiche agricole nel cui ambito sono state arrestate 11 persone, è accusato di avere portato via dal ministero alcuni documenti nel corso di una visita avvenuta tra gennaio e febbraio, dopo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare.

Una contestazione in cui potrebbe essere ipotizzato il furto aggravato, diversa dalla vicenda principale ma collegata al filone di indagine che ha visto arrestate 11 persone nell’inchiesta della procura di Roma. Sempre a quanto si è appreso, i documenti potrebbero essere rimasti in mezzo alle tante carte dell’imprenditore ferrarese ai tempi del suo servizio, in passato, al ministero. “Siamo fortemente fiduciosi di dimostrare estraneità all’ipotesi di furto – risponde il legale di Deserti, Gianluigi Pieraccini – e siamo fortemente fiduciosi di chiarire tutto nel corso dell’interrogatorio di garanzia” che si dovrebbe tenere a Roma la prossima settimana.

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