Manette in Regione Campania. Questa volta è stato pizzicato Gennaro Salvatore, capogruppo del Pdl e più che altro braccio destro del governatore Stefano Caldoro. Il politico si è distratto e involontariamente ha prelevato un po’ di quattrini da un fondo pubblico destinato alle spese delle attività istituzionali. Il “consigliore” avrebbe impiegato il denaro dei cittadini per farsi rimborsare gomme da masticare, sigarette, tintura dei capelli, pranzi, cene, alberghi, weekend, articoli per la casa, piccole spese per un ammontare di circa 100mila euro. I giudici hanno riscontrato che molte di quelle spese erano private e nulla avevano a che fare con il pubblico o quanto meno con l’attività politica.
Dov’è la notizia? Dov’è lo scandalo? Nessuna sorpresa. Sono diversi i fascicoli d’inchiesta aperti dal pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco della Procura di Napoli sull’Ente di via Santa Lucia. Praticamente è iscritto nel registro degli indagati l’intero Consiglio regionale con pochissime eccezioni, tra le quali – meglio sottolinearlo – il governatore della Campania Stefano Caldoro. Se non ci sono – fin d’ora – ipotesi di reato a carico dell’ex ministro c’è sicuramente una chiara responsabilità politica nel fallimento d’indirizzo e gestione della terza regione d’Italia. Perché è giusto scriverlo e leggerlo: a netto della continua propaganda del duro lavoro dei Caldoro boy’s in via Santa Lucia vince il socialdoroteismofozaitaliota cioè la sintesi politica del principio scientifico di Antoine-Laurent Lavoisier: Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Appunto i cocci del lungo e disastroso governo regionale di Antonio Bassolino sono stati raccolti dal bravo, buono, bello Caldoro e incollati. Il tutto venduto come nuovo. Un attento staff lo telecomanda, un premuroso cardinale di Napoli Crescenzio Sepe lo coccola, ma i nodi sono venuti al pettine. Stefano Caldoro si sbraccia ogni santo giorno per non far esplodere la pentola. L’ultima bocciatura è avvenuta dalla Corte dei Conti sezione regionale di controllo della Campania. I giudici contabili hanno stroncato il rendiconto generale rilevando l’assenza di tracciabilità, le troppe spese, il non utilizzo soddisfacente dei fondi. In pratica non ci sono buchi nel bilancio di Palazzo Santa Lucia ma voragini. E meno male che il rinato Silvio Berlusconi indica Caldoro come l’esempio concreto di buon governo e di esponente di spicco di una nuova e virtuosa classe dirigente meridionale. I dati – tra l’altro – contenuti nel rapporto Eurostat 2013 parlano chiaro: collocano la Regione Campania tra le ultime in Italia e in Europa per prodotto interno lordo.
L’arresto di Salvatore è solo l’ultimo di una lunga serie. In pochi mesi sono capitolati: Angelo Polverino, Alberico Gambino, Giovanni Baldi, Massimo Ianiciello, Roberto Conte. Non solo reati di peculato ma anche associativi e di corruzione. La vicenda non può essere archiviata con la dicitura : le responsabilità penali sono personali. E no! I vertici del Pdl campano già sapevano chi fosse Gennaro Salvatore, sul groppone due condanne per concussione risalenti a fatti della Tangentopoli napoletana tra il 1991 e il 1992, quindi perché inserirlo in lista? E più che altro perché a lui affidare il coordinamento del gruppo Pdl regionale? E perché il governatore proprio a un pezzo di antiquariato della prima Repubblica affidava missioni a lui vicine? Della serie: i misteri di Palazzo Santa Lucia.