Bisogna certamente continuare a chiedere con forza e testardaggine rapporti fra gli Stati che siano ispirati al principio del rispetto reciproco e della non ingerenza, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite e ai principi applicabili del diritto internazionale.
Senza tuttavia farsi troppe illusioni. La storia infatti si incarica costantemente di smentire i profeti troppo ottimisti in questo senso.
L’ultima smentita proviene dal Venezuela. Dove nella destra ha preso il sopravvento la corrente più violenta e oltranzista, che gode con ogni evidenza del sostegno degli Stati Uniti. O meglio di quelle correnti, tuttora egemoni, nel governo di Washington che ritengono, con forte miopia e cieca tracotanza, che gli interessi del popolo statunitense sono meglio garantiti, in tutto il mondo e in particolare in America Latina da governi di servi sciocchi, come furono a suo tempo Pinochet e i gorilla argentini, brasiliani e uruguayani.
Il prevalere di questa destra brutale e analfabeta, con la conseguente emarginazione di Capriles, il leader sconfitto da Maduro alle ultime elezioni presidenziali, punta a far scivolare nel caos e nella guerra civile il Paese.
Occorre evidentemente augurarsi che ciò non avvenga. Se questo disegno criminale andasse in porto ci sarebbero migliaia di morti e sarebbero messi a rischio gli indubbi avanzamenti ottenuti dal Paese, specialmente sotto il profilo della condizione delle masse popolari storicamente escluse e ridotte in miseria. Ci sarebbero anche contraccolpi negativi sul processo di integrazione dell’America Latina che ha ricevuto di recente un ulteriore impulso dal Vertice CELAC dell’Avana.
Certamente ciò non gioverebbe al popolo venezolano e agli altri popoli latinoamericani. Ne beneficerebbero solo i piccoli gruppi di terroristi e assassini che puntano sul caos per fare meglio i loro loschi interessi. Appare davvero deprimente che un grande Paese come gli Stati Uniti, oggi guidato da una personalità come Barack Obama, debba fare ricorso ancora una volta agli strumenti della controrivoluzione e dell’ingerenza imperialista che furono a suo tempo usati da Nixon, Reagan e Kissinger, il quale, unico superstite fra i tre, andrebbe tradotto davanti alla Corte penale internazionale per il sostegno a suo tempo accordato ai governi genocidi del Cile e dell’Argentina.
Eppure ciò avviene e sembra rispondere in qualche modo a un’oscura legge della storia. Per porre fine a questa triste abitudine ci vorrebbe niente meno che una rivoluzione socialista negli Stati Uniti, che prima o poi si verificherà.
Nel frattempo occorre condannare questo atteggiamento di tracotante intromissione imperialista che ci sprofonda negli anni più bui del continente americano. Tutti gli Stati latinoamericani, compresa la Colombia di Santos, stanno esprimendo la propria solidarietà al governo venezuelano bersaglio dei tentativi di colpo di Stato e del vero e proprio revival del fascismo più efferato e selvaggio che sta avendo luogo nello Stato caraibico sotto l’egida dell’ambasciata di Washington, come dimostrato da numerosi documenti rivelati da Wikileaks sul finanziamento e appoggio che l’amministrazione Obama ha portato ai gruppi eversivi.
I profeti del neoliberismo, frustrati dalle profezie non realizzate di catastrofi economiche in Venezuela e altrove, assistono oggi compiaciuti alla pantomima di guerra civile messa in scena dalle marionette di Washington. Essi d’altronde hanno rivelato che il Paese modello, dal punto di vista delle performance economiche e della saldezza dei fondamentali, in ambito latinoamericano, è secondo loro il narcostato messicano dominato dalle famiglie dei trafficanti di droga, a proposito del quale il regista italiano Rosi ha realizzato un illuminante documentario mostrato di recente anche dalla Rai.
La democrazia venezolana può essere, come qualunque democrazia, migliorata e deve esserlo. Ma nessuno si illuda che il popolo venezolano sia disposto a rinunciare a quanto ha guadagnato negli ultimi quindici anni della sua storia. Il presidente Maduro, liberamente eletto dal popolo venezolano, ha diritto anzi ha il dovere di concludere il proprio mandato presidenziale senza ingerenze esterne.
L’appoggio che gli Stati Uniti prestano ai gruppi sovversivi costituisce una chiara violazione del diritto internazionale e deve essere respinto dalla comunità internazionale nel suo complesso. Anche il governo italiano dovrebbe pronunciarsi chiaramente al riguardo.
Fabio Marcelli
Giurista internazionale
Mondo - 18 Febbraio 2014
Venezuela: il fascismo non passerà
Bisogna certamente continuare a chiedere con forza e testardaggine rapporti fra gli Stati che siano ispirati al principio del rispetto reciproco e della non ingerenza, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite e ai principi applicabili del diritto internazionale.
Senza tuttavia farsi troppe illusioni. La storia infatti si incarica costantemente di smentire i profeti troppo ottimisti in questo senso.
L’ultima smentita proviene dal Venezuela. Dove nella destra ha preso il sopravvento la corrente più violenta e oltranzista, che gode con ogni evidenza del sostegno degli Stati Uniti. O meglio di quelle correnti, tuttora egemoni, nel governo di Washington che ritengono, con forte miopia e cieca tracotanza, che gli interessi del popolo statunitense sono meglio garantiti, in tutto il mondo e in particolare in America Latina da governi di servi sciocchi, come furono a suo tempo Pinochet e i gorilla argentini, brasiliani e uruguayani.
Il prevalere di questa destra brutale e analfabeta, con la conseguente emarginazione di Capriles, il leader sconfitto da Maduro alle ultime elezioni presidenziali, punta a far scivolare nel caos e nella guerra civile il Paese.
Occorre evidentemente augurarsi che ciò non avvenga. Se questo disegno criminale andasse in porto ci sarebbero migliaia di morti e sarebbero messi a rischio gli indubbi avanzamenti ottenuti dal Paese, specialmente sotto il profilo della condizione delle masse popolari storicamente escluse e ridotte in miseria. Ci sarebbero anche contraccolpi negativi sul processo di integrazione dell’America Latina che ha ricevuto di recente un ulteriore impulso dal Vertice CELAC dell’Avana.
Certamente ciò non gioverebbe al popolo venezolano e agli altri popoli latinoamericani. Ne beneficerebbero solo i piccoli gruppi di terroristi e assassini che puntano sul caos per fare meglio i loro loschi interessi. Appare davvero deprimente che un grande Paese come gli Stati Uniti, oggi guidato da una personalità come Barack Obama, debba fare ricorso ancora una volta agli strumenti della controrivoluzione e dell’ingerenza imperialista che furono a suo tempo usati da Nixon, Reagan e Kissinger, il quale, unico superstite fra i tre, andrebbe tradotto davanti alla Corte penale internazionale per il sostegno a suo tempo accordato ai governi genocidi del Cile e dell’Argentina.
Eppure ciò avviene e sembra rispondere in qualche modo a un’oscura legge della storia. Per porre fine a questa triste abitudine ci vorrebbe niente meno che una rivoluzione socialista negli Stati Uniti, che prima o poi si verificherà.
Nel frattempo occorre condannare questo atteggiamento di tracotante intromissione imperialista che ci sprofonda negli anni più bui del continente americano. Tutti gli Stati latinoamericani, compresa la Colombia di Santos, stanno esprimendo la propria solidarietà al governo venezuelano bersaglio dei tentativi di colpo di Stato e del vero e proprio revival del fascismo più efferato e selvaggio che sta avendo luogo nello Stato caraibico sotto l’egida dell’ambasciata di Washington, come dimostrato da numerosi documenti rivelati da Wikileaks sul finanziamento e appoggio che l’amministrazione Obama ha portato ai gruppi eversivi.
I profeti del neoliberismo, frustrati dalle profezie non realizzate di catastrofi economiche in Venezuela e altrove, assistono oggi compiaciuti alla pantomima di guerra civile messa in scena dalle marionette di Washington. Essi d’altronde hanno rivelato che il Paese modello, dal punto di vista delle performance economiche e della saldezza dei fondamentali, in ambito latinoamericano, è secondo loro il narcostato messicano dominato dalle famiglie dei trafficanti di droga, a proposito del quale il regista italiano Rosi ha realizzato un illuminante documentario mostrato di recente anche dalla Rai.
La democrazia venezolana può essere, come qualunque democrazia, migliorata e deve esserlo. Ma nessuno si illuda che il popolo venezolano sia disposto a rinunciare a quanto ha guadagnato negli ultimi quindici anni della sua storia. Il presidente Maduro, liberamente eletto dal popolo venezolano, ha diritto anzi ha il dovere di concludere il proprio mandato presidenziale senza ingerenze esterne.
L’appoggio che gli Stati Uniti prestano ai gruppi sovversivi costituisce una chiara violazione del diritto internazionale e deve essere respinto dalla comunità internazionale nel suo complesso. Anche il governo italiano dovrebbe pronunciarsi chiaramente al riguardo.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".