La crepa nel muro è una frase lanciata su Twitter da Maurizio Sacconi: “Ci sono molte criticità nel programma di governo” scrive il capogruppo del Nuovo Centrodestra al Senato mentre il vertice di maggioranza si sta per concludere dopo un paio d’ore. Una riunione coordinata da Graziano Delrio perché il presidente incaricato ha confessato di essere “allergico” a incontri del genere. Al termine del vertice, però, l’entusiasmo è da un’altra parte, almeno ad ascoltare gli esponenti del Nuovo Centrodestra che detiene i gruppi parlamentari più numerosi in maggioranza dopo quelli del Pd. “Non c’è nessuna trattativa in corso, con Ncd troveremo una sintesi. Renzi è sereno” aveva assicurato lo stesso Delrio. In realtà gli alfaniani fanno già capire l’antifona: “Quello di oggi è un passo avanti, ci sono state illustrate le priorità e nelle ore successive seguiranno le indicazioni dei vari partiti” dichiara Renato Schifani. Eppure secondo Delrio il vertice di maggioranza “è andato benissimo, nel senso che oggi abbiamo fatto una sintesi dei documenti portati da ogni singolo partito. E’ evidente, tuttavia, che c’è una distanza di vedute tra le diverse parti – ha osservato Delrio – come è accaduto ad esempio tra le richieste di Scelta Civica e i Socialisti sulle scelte riguardanti i temi etici”. E al pragmatismo di Delrio si aggiunge la fiducia dello stesso presidente incaricato: “E’ questione di ore e chiudiamo tutto” dice Renzi lasciando la sede del Pd. Intanto in serata ha visto di nuovo Luca Cordero di Montezemolo: è la seconda volta in due giorni. “E’ andata bene, abbiamo parlato di Alitalia” si schermisce il presidente della Ferrari. Il leader democratico ha fretta: lunedì 24 alle 14 il Senato si riunisce per il voto di fiducia.
Quagliariello: “Tanto lavoro da fare”. Madia: “Riunione positiva”
Prima ancora che sulle poltrone da assegnare, dunque, lo sforzo maggiore sembra essere sul programma di governo, su quel “patto di coalizione” di cui si parla da dicembre, che doveva essere chiuso a gennaio e che a fine febbraio pare ben lontano dall’essere concluso. Alle spalle ci sono le consultazioni con “l’abbraccio” di Berlusconi, lo schiaffo di Grillo e il sì a certe condizioni di Alfano. Ma il vertice di queste ore sembra essere stato almeno interlocutorio visto che ognuno lo legge nella propria maniera. Per Gaetano Quagliariello c’è “tanto lavoro da fare” e ci sono “tanti nodi da sciogliere”. Per Marianna Madia (Pd) “la riunione è stata positiva perché sono state messe in luce le priorità del prossimo Governo. Come l’abbassamento delle tasse sul lavoro”. Per i capigruppo di Scelta Civica Andrea Romano e Gianluca Susta è stato “un buon passo di partenza verso il contratto di coalizione del governo Renzi”. Per gli ex compagni di partito dei Popolari per l’Italia guidati da Mario Mauro c’è “preoccupazione per il punto a cui è stato il lavoro sulla costituzione del nuovo governo” e chiedono “al capo del Governo designato, Matteo Renzi, di chiarire la natura, il perimetro e la proiezione temporale della coalizione di governo”. Questo perché, spiegano, “dopo la interruzione traumatica del governo Letta – conclude – e davanti alle aspettative della opinione pubblica sul nuovo esecutivo nessuno può permettersi approssimazioni, false partenze o genericità”.
Lo scontro durante il vertice su scuola e diritti civili
Il vertice di maggioranza, raccontano diversi partecipanti, si è impantanato su alcuni passaggi specifici del programma, scuola e diritti, ma in realtà l’oggetto del contendere era la durata della legislatura. A sollevare dubbi, comunque, è stato solo l’Ncd e in particolare Sacconi. La riunione ha preso il via con una preambolo di Delrio che ha spiegato di aver tirato le somme delle consultazioni in una traccia di programma che, però, attende ancora l’imprimatur di Renzi. Per questo “non ve lo consegno ma ve lo illustro”, ha detto Delrio. Quindi, una panoramica su grandi temi come lavoro, crescita, sviluppo, fisco, giustizia. Delrio, in particolare, ha toccato anche gli argomenti del sostegno alla scuola pubblica e dei diritti, accennando alle coppie di fatto. E qui che Sacconi ha colto lo spunto per aprire una discussione, sintetizzando il tutto anche in un tweet. Anche Mario Mauro sulla scuola ha chiesto approfondimenti. A questo punto, prosegue il racconto di diversi partecipanti, proprio apprendendo del tweet di Sacconi Delrio si sarebbe spazientito: “Se è così, allora chiudiamo qui. Noi non siamo abituati a lavorare così”. In realtà, però, lo schema dell’Ncd si è rivelato quando per un attimo è stato toccato la questione riforme. Qui, il partito di Alfano ha spinto sulla necessità formalizzare il legame tra legge elettorale e riforme istituzionali mettendo quindi in sicurezza la legislatura. Delrio ha semplicemente ricordato i passaggi della consultazioni in cui lo stesso Renzi si è impegnato sulla durata della legislatura. Stop, perché il vertice si è chiuso senza però, a differenza di quello che qualcuno aveva detto all’uscita, fissare una nuova convocazione. I prossimi passaggi potrebbero essere al più dei bilaterali tra le parti o dei contatti con i gruppi. Il vertice, comunque, si è segnalato per il ritorno in massa dei “cespugli”, i piccoli partiti, e quindi per il numero dei partecipanti: 17.
“Renzi non vuole Alfano nel governo”
In realtà, scostando la tenda, il rischio è di vedere che lo scontro avvenga in realtà sulla squadra di governo e in particolare sulla volontà di Renzi di escludere dall’esecutivo i ministri uscenti di Ncd, Alfano compreso. Il senso è che altrimenti sembrerebbe un “Letta bis” mascherato. Richiesta che provoca, secondo alcune fonti parlamentari, una “certa agitazione” tra i senatori del Nuovo Centrodestra in Senato. Schifani stesso al termine del vertice di maggioranza è entrato in aula raggruppando i suoi e ha consegnato la lista dei possibili ministri. Alessandra Mussolini, senatrice di Forza Italia, ha documentato tutta la scena fotografando la riunione improvvisata in aula, dove si vede Roberto Formigoni che sventola la possibile lista dei ministri. Alfano, secondo le ultime indiscrezioni, doveva probabilmente ricoprire la carica di ministro della Difesa o comunque rimanere vicepremier.
Civati: “Valutiamo se votare sì a fiducia al governo Renzi”
E i problemi non sarebbero solo esterni – cioè tra il Pd e gli altri partiti di maggioranza – ma anche interni, se è vero che Pippo Civati, intervistato da Repubblica Tv, non chiarisce cosa farà la prossima in Aula al momento del voto di fiducia: “Valuteremo insieme con gli altri parlamentari cosa sia meglio fare per rispettare il mandato elettorale che è stato così bistrattato. Le opzioni sono votare la fiducia o non votarla, se non la si vota è un pò difficile restare nel Pd dal punto di vista non tanto del regolamento ma della coerenza. “Stiamo valutando con molta attenzione” cosa fare, aggiunge Civati precisando che “se dovessimo uscire con un voto di sfiducia sarebbe un fatto politico di estrema gravità”.
B: “Tra un anno al voto. Renzi? Ha sbagliato ad accettare lo streaming”
Mentre Pd e Ncd si affaticano per mettersi d’accordo su programmi e poltrone, c’è chi si frega le mani. Silvio Berlusconi è sicuro: “Prepariamoci alle europee, ma dobbiamo essere pronti anche per le Politiche che dovrebbero arrivare tra un anno” spiega durante la riunione dei gruppi parlamentari di Forza Italia. Certo, Renzi non è certo un personaggio di scuola comunista, ha aggiunto il leader del centrodestra, ma è una nuova opportunità che si presenta per il bipolarismo, una nuova opportunità di dialogo per le riforme che servono al Paese. “Noi siamo all’opposizione e continueremo ad opporci ai provvedimenti che non ci convincono e proporremo modifiche” ha aggiunto il Cavaliere secondo quanto riportano alcune fonti delle agenzie di stampa. L’ex presidente del Consiglio condannato e decaduto rileva però gli errori di Renzi: “Ha commesso due errori – dice – Non doveva accettare la diretta streaming e cadere nella provocazione delle offese lanciate ieri da Beppe Grillo“. E poi un consiglio ai propri parlamentari nel rapporto con il Nuovo Centrodestra: “La gente non ha capito quelli di Ncd. Non cogliete più spunti di dialettica con questi signori”.
I sondaggi: coalizione Berlusconi 7 punti avanti al centrosinistra
E perché Berlusconi si senta così forte di spirito lo dicono i sondaggi. Per esempio quello di Tecnè per TgCom24: Pd in discesa, Fi sostanzialmente stabile, M5S in crescita di ben tre punti. Ma soprattutto la coalizione di Berlusconi che stacca di 7 punti – il massimo mai registrato – quella di centrosinistra. Da notare che torna a crescere l’area degli incerti/non voto: ne fa parte circa un italiano su due. Queste le indicazioni di voto per i partiti (tra parentesi la percentuale ottenuta l’11 febbraio): Pd 28,7% (31,0), Forza Italia 25,3% (25,4), M5S 24,6% (21,6), Ncd 3,8% ( 4,3), Lega Nord 3,8% ( 3,4), Sel 2,6% ( 2,1), Fratelli d’Italia 2,5% ( 2,6), Udc 2,4% (2,5). Altri (partiti sotto il 2%) 6,3% ( 7,1). Incerti/non voto 49,6% (48,9). Queste le indicazioni di voto per le coalizioni (tra parentesi la percentuale ottenuta l’11 febbraio): Centrodestra (Fi-Ncd-Udc-altri) 38,9% (39,4), centrosinistra (Pd-Sel-altri) 31,9% (33,7), Movimento 5 Stelle 24,6% (21,6), Centro (Sc) 0,8% ( 0,9, Sinistra (Prc-Idv-altri) 2,2% ( 2,5).