A tre mesi dalle elezioni europee di maggio e con le liste dei candidati ancora tutte da definire, i primi sondaggi lasciano intravedere già i primi possibili scenari. PollWatch2014, il sito internet lanciato dall’associazione indipendente Vote Watch, prevede un vero e proprio boom per il M5S con 18 eurodeputati. Tiene il Pd con 22 seggi (come nel 2009), cala il centrodestra con 15 deputati per Forza Italia e 4 per Ncd. Poi ci sono le incognite Lega Nord, Scelta Civica, Udc e Sel che otterranno seggi (3-4) solo passando la soglia nazionale di sbarramento al 4 per cento.

In tutto agli italiani spetteranno 73 seggi da dividere su base proporzionale tra tutti i partiti che avranno superato la soglia di sbarramento a livello nazionale con una ripartizione nelle cinque enormi circoscrizioni (nord-est, nord-ovest, centro, sud e isole). I partiti che avranno ottenuto seggi dovranno poi scegliere in che gruppo politico entrare o continuare a far parte al Parlamento europeo.

La vera novità della prossima legislatura sarà proprio il M5S che non solo farà il pieno di eurodeputati ma rappresenta l’incognita più grande della politica italiana e non solo. Non si sa ancora, infatti, a quale gruppo il M5S aderirà e, soprattutto, se intenderà farlo. Due le possibilità: o creare un gruppo nuovo (ci vogliono almeno 25 deputati da almeno un quarto degli Stati membri, quindi sette) oppure entrare nel limbo dei non iscritti, oggi un’accozzaglia di estremisti di destra e politici senza partito perché espulsi o fuoriusciti.

A livello europeo, il sito PollWatch registra una vittoria, sia pur risicata, di socialisti e democratici che otterrebbero 221 seggi, 19 in più del partito popolare, il centro-destra europeo. Questo risultato invertirebbe la maggioranza attuale maturata nel 2009 che vede i popolari con 275 deputati e i socialisti e democratici con 194. Se le urne confermassero questo sondaggio, il tedesco Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento europeo e candidato del partito socialista europeo, sarebbe proiettato alla testa della Commissione europea.

Secondo il sondaggio PollWatch (basato incrociando varie stime di tutti i 28 Paesi Ue) crescono anche le parti estreme, ma questa non è una novità. Il fronte duro degli euroscettici potrebbe arrivare addirittura al 18 per cento dell’intero Europarlamento, con l’exploit del Front National di Marine Le Pen in Francia – al 23 per cento (22 eurodeputati) – e l’UK Independence Party in Gran Bretagna al 26 per cento (18 eurodeputati). Fortunatamente per gli europeisti, non tutti gli euroscettici hanno intenzione di confluire nello stesso gruppo politico, vista ad esempio la mancanza di sintonia politica tra leader come Niger Farage (Ukip) e Marine Le Pen (FN).

Cresce anche l’estrema sinistra, la cosiddetta Sinistra europea unita (GUE) soprattutto grazie al partito greco Syriza dato al 30 per cento (7 eurodeputati), il cui leader, il 39enne Aléxis Tsípras, è il candidato della sinistra europea alla Presidenza della Commissione europea – candidatura più simbolica che altro vista la mancanza di grandi numeri su scala europea. La GUE passerebbe così da 36 a 55 eurodeputati, recuperando in questo modo spessore a scapito di due altri gruppi in crisi: i verdi e i liberali, i quali passerebbero rispettivamente da 58 a 44 e da 85 a 70 deputati.

I politologi europei stanno già immaginando una Große Koalition alla tedesca tra socialisti e popolari per rendere governabile il Parlamento europeo e proteggerlo dalle intemperie degli euroscettici. Ma visto che a Bruxelles e Strasburgo la vera differenza la fanno i voti sui dossier e non tanto le prese di posizioni a priori, il risultato potrebbe essere una sostanziale spaccatura e quindi inerzia su questioni sociali, diritti, lavoro ed economia.

Twitter: @AlessioPisano

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