Dopo aver buttato fuori strada i dirigenti della sinistra Pd – attraverso le primarie – e aver accompagnato all’uscita di Palazzo Chigi Enrico Letta attraverso il voto della direzione del Pd -, ora Matteo Renzi rischia di far fuori anche il sindaco di Roma Ignazio Marino. Il governo si è infatti rifiutato di porre la questione di fiducia sul decreto che formalmente si chiama “Enti locali”, ma che in realtà è tradotto con “Salva Roma“. Il Campidoglio, così, rischia il crac e Marino – eletto neanche un anno fa – rischia di doversi dimettere. Il provvedimento salvagente per il Comune di Roma viene così bocciato per la seconda volta dopo che a Natale era stato direttamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a obbligare l’allora capo del governo Letta a ritirare il decreto perché dentro si trovava – come spesso accaduto negli ultimi anni – tutto e il contrario di tutto. Il nuovo decreto – che sarebbe dovuto essere “ripulito” da ogni norma extra – è in scadenza il 28 febbraio, ma l’ostruzionismo di Lega Nord e Movimento Cinque Stelle– che hanno presentato una mole significativa di emendamenti – ha bloccato la discussione e soprattutto la votazione. Ma la questione rischia di essere molto più complicata e non limitata al Campidoglio: “Spero che all’aver ritirato il decreto Salva Roma possa ora seguire un’azione molto più ampia nei confronti di tutte le amministrazioni locali” dice l’assessore al Bilancio del Comune di Napoli Salvatore Palma

Il ritiro è il primo atto del ministro dei Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi che ha spiegato come fosse impossibile la conversione del decreto con l’Aula impegnata almeno per 215 ore, ben oltre la scadenza del provvedimento. Così ora il governo annuncia un nuovo decreto “dopo una valutazione dei contenuti”, che contenga anche le norme sull’Expo e sulla Sardegna. Nella sostanza l’esecutivo potrebbe valutare la possibilità di scorporare alcune norme del cosiddetto “salva Roma bis” di cui è stato annunciato il ritiro. Queste norme potrebbero essere inserite in un nuovo decreto da varare entro venerdì prossimo. La strada che si vorrebbe percorrere, secondo quanto apprendono le agenzie di stampa, è quello di presentare un nuovo provvedimento che contenga però solo le norme indispensabili tra cui, per ciò che riguarda la Capitale, quella che mette al sicuro solo il bilancio 2013 di Roma. Per quello del 2014, invece, si riaprirebbe un confronto con il sindaco. E le trattative sono già cominciate: nel pomeriggio è stato convocato un tavolo urgente, al quale parteciperà anche Marino. “Non sto minacciando dimissioni ma voglio sapere qual è la mia job description – dichiara il sindaco di Roma – Non sono pronto per la job description di commissario liquidatore. Credo semplicemente che devo essere messo nelle condizioni di governare la città. Questa non si governa in dodicesimi. Se c’è bisogno di un sindaco che gestisce un bilancio della Capitale d’Italia io sono felice di esserlo perché ho avuto l’onore di essere eletto dai cittadini. Se c’è bisogno di un commissario liquidatore che licenzi il personale, venda Atac e Ama, dismetta Acea e metta in cassa integrazione tutto il personale io non sono disponibile a fare quel lavoro lì”. Ad ogni modo, ha precisato, non ha chiesto lui di porre la fiducia (la richiesta era avanzata dal presidente della commissione bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd).

Prima dell’inizio della riunione dell’esecutivo, era circolata la voce anche che la giunta saltasse. Ma poi tutto è tornato nella norma. “E’ chiaro che non è possibile governare una città importante come Roma in dodicesimi – risponde l’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Masini (Pd) a chi gli chiede se è preoccupato- stiamo tenendo una linea di rigore enorme, stiamo dimostrando amore per questa città, ma ci diano gli strumenti per governare. Io credo che ci siano ancora gli spazi per trovare una soluzione, come è giusto che sia. Sono state trovate soluzioni in momenti molto meno rigorosi di questa amministrazione. Salvare la Capitale d’Italia io credo sia un atto dovuto”. E il vicesindaco Luigi Nieri (Sel) interpellato in merito risponde: “Escluderei qualsiasi tipo di dimissioni. C’è un’arrabbiatura per come vanno le cose. La preoccupazione è ovvia. Ora vediamo l’incontro come va”.

La Lega Nord canta vittoria perché ha affossato un provvedimento per salvare la detestata Capitale:  “Vittoria della Lega – esulta il segretario federale Matteo Salvini – Il Governo ritira il decreto Salva-Roma e gli italiani risparmiano 1 miliardo di euro, che sarebbe finito a tappare il buco della Città più indebitata del mondo. Chi sbaglia paga, politici romani a casa! Lega, unica opposizione”. Il Movimento Cinque Stelleperaltro in altre faccende affaccendato – parla di “Renzi alla prova dei fatti”: ““Caro Renzi, cara Boschi – scrive il deputato Manlio Di Stefano su facebook – vi spiego una cosa perché magari non conoscete il regolamento della Camera ancora: è colpa del governo se porta alle aule 25 decreti in 11 mesi e poi li porta sotto scadenza perché è la maggioranza a stabilire il calendario dei lavori quindi non ci provate nemmeno a dare la colpa alle opposizioni per la vostra incapacità.Vogliamo salvare Roma? Il M5S ha una proposta di legge pronta, la discutiamo?”. Il Pd usa toni drammatici: Roma “per il 2013 non rischia nulla, per il 2014 rischia di avere un bilancio che è ingestibile perché mancano denari per dare servizi a sufficienza ai cittadini dice Fabio Melilli a Radio24. Rischia una gestione del 2014 drammatica”. Il Nuovo Centrodestra – che da qualche mese è l’autentico campione della politica dei due forni – attacca il sindaco Marino che fa parte dello stesso Pd alleato di governo: “Il governo ha nettamente rifiutato la proposta del sindaco Ignazio Marino di porre il voto di fiducia. Dunque, a questo punto Marino prenda atto della umiliante sconfessione politica da parte di Renzi, e si dimetta” attacca il capogruppo Ncd in consiglio comunale Sveva Belviso. E’ l’ex vicesindaco di Gianni Alemanno,

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