Se non è già guerra, poco ci manca. E lo spettro dell’intervento militare russo in Ucraina ormai non è più un’ipotesi. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. La richiesta di Putin è stata approvata all’unanimità dall’organo di governo. Non si fa attendere la risposta di Kiev, dove l’esercito ucraino è stato messo in stato d’allerta. Il premier Arseni Iatseniuk non usa mezzi termini: “Se Mosca interviene, sarà guerra”. Il primo ministro ucraino è convinto però che Putin mostri i muscoli, ma alla fine non interverrà. Intanto però il ministro degli Esteri Andrei Deshizia, citato dalla Bbc, ha chiesto a Ue, Usa e Nato di valutare tutti le possibili opzioni per proteggere l’integrità territoriale dell’Ucraina.Ma dall’altra parte il presidente russo Putin ha chiamato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e ha confermato: “La Russia si riserva di proteggere isuoi interessi in Ucraina”. La tensione è altissima. L’ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite, Samantha Power ha chiesto di sostenere il governo neonato in Ucraina. E chiediamo l’immediato invio di osservatori internazionali in Crimea”. “L’intervento della Russia in Ucraina – ha aggiunto la Power – è privo di basi legali, e deve finire”.
MANOVRE MILITARI E TENSIONE – La svolta politica al nascente conflitto è arrivata dopo manovre militari sintomatiche delle intenzioni bellicose di Mosca, le cui truppe non avrebbero invaso solo la Crimea (15mila uomini già presenti, secondo l’Ucraina) La testata online Tizhden.ua, infatti, segnala una colonna di mezzi blindati di Mosca in movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. In attesa di conferme ufficiali, anche oggi sono continuate le azioni militari nella Crimea “invasa venerdì 28 febbraio”, come denuncia Kiev. “Trenta blindati e altri seimila soldati russi sono stati inviati a Sebastopoli” ha reso noto il ministro della Difesa ucraino, Igor Peniuk, il quale ha aggiunto che le manovre di Putin sono iniziate senza “preavviso o il permesso dell’Ucraina, in contrasto con i principi di non ingerenza negli affari degli stati confinanti”.
Non solo. Il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, capitale della Crimea, è stato sotto assedio da parte di 300 uomini armati che hanno detto di essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Nonostante ciò l’Ucraina si è rifiutata per il momento di rispondere “con la forza” alla “provocazione” russa, dopo il dispiegamento di militari sul territorio della repubblica autonoma. La conferma è arrivata dal nuovo primo ministro ucraino, Arseni Yatsenyuk. Una “precisazione” che dice molto della tensione in corso, e che arriva dopo l’appello del premier filorusso della repubblica autonoma di Crimea, che – secondo la tv di stato russa – ha chiesto l’aiuto del presidente russo Vladimir Putin per restaurare la “pace e la calma” nella regione. E la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. “La Russia non ignorerà questa richiesta”, ha dichiarato un responsabile dell’amministrazione presidenziale russa alla Ria Novosti. Mosca ha precisato che un eventuale intervento armato dipenderà dagli sviluppi sul terreno. Lo ha riferito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Oltre a sottolineare che Putin non ha ancora preso una decisione in merito, Peskov ha dichiarato che il presidente invierà forze in Ucraina e richiamerà l’ambasciatore russo negli Usa dopo avere studiato ulteriori sviluppi. “Speriamo che la situazione non si evolva come sta facendo ora”, ha detto Peskov, aggiungendo che il presidente russo sta anche valutandola dimensione dell’eventuale contingente. Nella prima serata di sabato c’è stata una telefonata tra il primo ministro russo Dmitri Medvedev e il capo del governo ucraino: “Mi ha assicurato – ha detto Yatsenyuk – che non è stata presa la decisione di introdurre truppe in Ucraina”. “Siamo convinti – ha ribadito il premier ucraino – che la Russia non intraprenderà un intervento militare in territorio ucraino, poiché sarebbe l’inizio di una guerra e la fine di qualsiasi rapporto” fra i nostri due Paesi.
DIPLOMAZIE A LAVORO, MA SENZA RISULTATI – Dalle parole ai fatti il passo è breve: oggi, infatti, c’è stata la dimostrazione plastica di questa volontà, con l’invio di nuove truppe. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, inoltre, forze russe stanno cercando di assumere il controllo di una base missilistica antiaerea in Crimea. Non si è fatta attendere la presa di posizione degli Stati Uniti. Dopo che ieri Barack Obama aveva detto di considerare grave l’ingerenza di Mosca in Ucraina, oggi dalla Casa Bianca hanno commentato il via libera all’uso della forza da parte del parlamento russo: “Stiamo monitorando da vicino la situazione, consultandoci con nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui il presidente Obama ha parlato ieri”. Una presa di posizione che non è piaciuta a Mosca. Per tutta risposta, la commissione esteri del Senato ha chiesto a Putin di richiamare l’ambasciatore russo negli Stati Uniti in relazione alle affermazioni di Barack Obama sull’Ucraina. Dura condanna arriva anche dall’Unione europea. Catherine Ashton “deplora” la decisione russa di usare le forze armate, e ha lanciato un appello a Mosca affinché ciò non avvenga, giudicando “inaccettabile” qualsiasi violazione dell’unità, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina.
Anche l’Europa non è rimasta a guardare. Su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione straordinaria sui drammatici sviluppi della crisi ucraina alle 14 di New York, le 20 in Italia. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto preoccupato e continua a monitorare gli eventi. Inoltre, ha annunciato che presto parlerà con il presidente russo Putin. La Nato e i suoi alleati, invece, hanno fatto sapere che stanno seguendo con “grande attenzione” la crisi tra Mosca e Kiev e “continuano a consultarsi” sugli sviluppi della situazione in Ucraina. E’ quanto si apprende da fonti dell’Alleanza le quali ricordano che la posizione della Nato su quanto sta accadendo in Ucraina e in Crimea è stata già espressa “molto chiaramente” e resta immutata.
PUTIN “NORMALIZZARE LA SITUAZIONE E PROTEGGERE I RUSSI” – Il presidente russo , richiamandosi alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102”, ha giustificato la sua richiesta al Senato russo di inviare truppe in Ucraina per “normalizzare la situazione straordinaria che si è creata” e per proteggere “i cittadini russi, e i militari russi dislocati in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino”. Il consiglio della Duma, la camera bassa del parlamento russo, nel frattempo aveva approvato a nome di tutti i deputati un appello in cui si chiede a Putin di prendere “tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e di usare tutte le possibilità disponibili per proteggere la popolazione della Crimea dall’arbitrio e dalla violenza“. Approvata anche una dichiarazione in cui esprime “profonda preoccupazione per gli sviluppi della situazione socio-politica in Ucraina e apprensione per l’escalation della crisi politica”. Allo stesso tempo, però, dall’Ucraina si cerca una via diplomatica per evitare il precipitare della situazione. Il ministero degli esteri Andrei Deshizia, infatti, ha auspicato oggi un “dialogo reale” tra Kiev e Mosca “anziché scambiarsi ogni giorno note diplomatiche”. “Dio ci guardi che la diplomazia delle note si trasformi in una guerra delle note”, ha osservato. “Noi vogliamo il dialogo con la Russia, non dobbiamo passarci pezzi di carta, io parlo russo, posso comunicare”, ha detto. Deschizia ha preannunciato una nota del suo ministero per smentire il blitz al ministero dell’Interno della Crimea, di cui Mosca ha accusato Kiev. Tutto vano. Di parere opposto, invece, l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Ianukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell’esercito ucraino contro “l’aggressione russa”.
SPETSNAZ RUSSI GIA’ IN AZIONE IN CRIMEA
Indossano anfibi, mimetiche ed elmetti senza alcun distintivo, imbracciano armi di precisione, parlano solo russo: sono queste centinaia di uomini misteriosi che hanno occupato prima il parlamento e il governo della Crimea, poi gli aeroporti di Simferopoli e Belbek, e infine i check point delle principali via di comunicazione della penisola. Mosca ha finora negato che si tratti di propri militari, né potrebbe fare diversamente per non violare le norme internazionali, e ha ammesso solo lo spostamento di blindati, ma nell’ambito dell’accordo con Kiev sulla flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, che ospita 11.500 militari e una quarantina di 40 navi da guerra. Scartata l’ipotesi che si tratti dei troppo dilettantistici reparti di autodifesa filorussi, analisti e blogger hanno avanzato varie ipotesi: dai contractor della sicurezza privata che lavorano per la marina russa a unità di ‘spetnaz‘, le forze speciali russe, o della flotta del Mar Nero o addirittura del Gru, i servizi segreti militari russi, l’intelligence più grande e misteriosa del Paese. Sarebbero loro a fare da apripista all’annunciato arrivo di truppe russe. Creato nel 1918 sotto gli auspici del rivoluzionario Lev Trotskij, il Gru ha mantenuto da allora, come volle il padre della rivoluzione d’ottobre, Vladimir Lenin, la sua integrità e indipendenza dalle altre sigle di intelligence, tanto da essere visto come un temibile rivale. In effetti si stima che il Gru (acronimo russo per Dipartimento principale della ricognizione) abbia un numero di agenti sparsi per il mondo sei volte superiore a quello dell’Svr, i servizi segreti per l’estero.
REFERENDUM ANTICIPATO – Da Mosca, infatti, nessuna mano tesa. Anzi. La presidente del consiglio della Federazione russa Valentina Matvienko non aveva escluso l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina (cosa poi effettivamente avvenuta). “E’ probabile in questa situazione introdurre truppe limitate, ma la decisione spetta al presidente Putin”, ha aggiunto. Dal Cremlino, inoltre, hanno fatto sapere che uomini armati “mandati da Kiev” hanno cercato di assumere il controllo del ministero dell’Interno della Crimea la scorsa notte. La denuncia parte dal ministero degli Esteri russo: “Sconosciuti armati inviati da Kiev hanno fatto il tentativo di assumere il controllo del ministero dell’Interno… Come conseguenza di questa pericolosa provocazione, alcune persone sono rimaste ferite”, ha commentato la fonte citata dall’Itar-Tass. “Grazie all’azione decisiva di unità di autodifesa il tentativo è stato sventato”. Sul fronte strettamente geopolitico, inoltre, da registrare una netta accelerazione di Mosca verso l’eventuale annessione della russofona Crimea e l’aumento del numero di residenti con passaporto russo: il parlamento esaminerà la proposta di legge del partito di centro sinistra Russia Giusta, per facilitare l’assorbimento di nuovi territori nel Paese: basterà un referendum, come quello già indetto in Crimea, senza trattati internazionali. La mossa virtualmente potrebbe essere estesa anche alle due regioni secessioniste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del sud, già riconosciute da Mosca. Il Partito Russia Giusta ha presentato inoltre un altro disegno di legge per facilitare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini: la proposta sarà esaminata l’11 marzo. Le minacce a cittadini russi all’estero, o le violazioni dei loro diritti, potrebbero essere usate come pretesto per un intervento militare, come successe in Ossezia del sud dopo l’offensiva militare lanciata dall’allora presidente Saakashvili. Sui tempi del referendum, invece, si parla di una anticipazione dal 25 maggio al 30 marzo prossimo. Lo ha confermato il portavoce del premier filo russo della Crimea Serghei Aksenov.
La crisi in Ucraina è peggiorata nella giornata di venerdì, quando le truppe russe hanno invaso la regione della Crimea. Inoltre il presidente ucraino ad interim nominato la scorsa settimana, Aleksandr Turcinov, ha chiesto a Putin di far cessare la “aggressione non dissimulata. Mi rivolgo personalmente al presidente Putin – ha detto Turcinov in un messaggio alla televisione – per chiedergli di fermare immediatamente la sua aggressione non dissimulata e di ritirare i suoi militari in Crimea. Secondo il presidente ad interim, si tratta di una provocazione di Mosca: “Si provoca il conflitto e poi si annette il territorio”, ha detto. Turcinov ha anche affermato che “l’esercito ucraino non sta rispondendo” alle provocazioni. Turcinov ha inoltre definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito Unità russa Serghiei Aksionov. Aksionov è stato eletto il 27 febbraio in un parlamento occupato da uomini armati filorussi e ha definito presidente “legittimo” il deposto Viktor Ianukovich.
MANIFESTAZIONI FILORUSSE A DONETSK E CHERASON- Il fronte filorusso, inoltre, sembra allargarsi anche in altre parti dell’Ucraina. Diecimila manifestanti, infatti, sono scesi in piazza a Donetsk, feudo dell’ex presidente Viktor Ianukovich nell’Ucraina sudorientale, per protestare contro il nuovo potere insediatosi a Kiev. Lo riferisce una giornalista dell’Afp. I manifestanti hanno scandito “Russia,Russia” sventolando bandiere russe mentre su un podio improvvisato si alternavano oratori improvvisati che hanno dichiarato di sostenere “l’aspirazione della Crimea a unirsi alla Russia”. La bandiera russa è stata issata anche sul palazzo dell’amministrazione regionale. Inoltre, il comandante degli insorti filorussi locali (Milizia del popolo del Donbass), Pavel Gubarev, è stato eletto governatore e ha subito ordinato di mettere in piedi un accampamento di tende nella piazza davanti al palazzo della Regione. Lo fa sapere l’agenzia Interfax.
Decine di dimostranti filorussi, inoltre, hanno dato vita ad una manifestazione nel centro di Cherason, la città che si staglia alle porte della Crimea, nel Sud dell’Ucraina. ‘No al fascismo’, gridano i manifestanti riferendosi alla presa del potere dell’opposizione a Kiev. Pochi chilometri a sud della città c’è il primo imponente check-point dei movimenti pro Russia della Crimea, controllato dai cosacchi russi. Inoltre un gruppo di 300 insorti filorussi ha occupato il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nella zona orientale a prevalenza russofona. Lo riferisce l’agenzia Interfax precisando che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco sia all’interno che all’esterno dell’edificio e che ci sono stati un centinaio di feriti, almeno secondo quanto riporta l’agenzia Itar-tass. L’assalto è avvenuto al termine di una manifestazione pro-Mosca a cui hanno partecipato 20mila persone. Durante il blitz sono rimaste ferite decine di persone.
LA MINACCIA DEL GAS – Ma la partita Ucraina-Crimea-Russia non è solo politica o militare. Lo dimostra la pressione esercitata da Gazprom su Kiev a poche ore dall’arrivo dei soldati russi. L’Ucraina ha “un’enorme” debito di gas non pagato alla Russia pari a 1,55 miliardi di dollari, fa sapere il gigante dell’energia russo sottolineando che il prezzo di favore accordato a Kiev da Mosca potrebbe essere messo in discussione. “Abbiamo buoni rapporti con l’Ucraina, il transito funziona, bisogna solo pagare il gas… Al momento gli arretrati del pagamento ammontano a 1,549 miliardi di dollari”, ha detto un portavoce di Gazprom, Serghiei Kuprianov, all’agenzia russa Ria Novosti.
“BOICOTTIAMO IL G8 DI SOCHI” – Barack Obama venerdì ha dichiarato che le violazioni non resteranno senza conseguenze. Ora la Casa Bianca fa sapere che il presidente Usa sta pensando di non essere presente al prossimo vertice del G8 in programma a giugno a Sochi, come prima conseguenza della crisi Ucraina. Anche gli alleati europei starebbero pensando al boicottaggio del summit. Al presidente americano risponde Il vicepresidente del Senato russo Iuri Vorobiov: “Con la sua dichiarazione che la Russia la pagherà cara per la sua politica, il presidente Obama ha oltrepassato la linea rossa, ha insultato il popolo russo”.
Mondo
Ucraina, Putin minaccia intervento. Kiev: “Se Russia attacca è guerra”
Il Cremlino riceve l'ok dalla Camera alta per l'intervento armato: "Quindicimila soldati già in Crimea". Il presidente russo a Obama: "Tuteleremo i nostri interessi". Kiev a Ue, Usa e Nato: "Proteggeteci"
Se non è già guerra, poco ci manca. E lo spettro dell’intervento militare russo in Ucraina ormai non è più un’ipotesi. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. La richiesta di Putin è stata approvata all’unanimità dall’organo di governo. Non si fa attendere la risposta di Kiev, dove l’esercito ucraino è stato messo in stato d’allerta. Il premier Arseni Iatseniuk non usa mezzi termini: “Se Mosca interviene, sarà guerra”. Il primo ministro ucraino è convinto però che Putin mostri i muscoli, ma alla fine non interverrà. Intanto però il ministro degli Esteri Andrei Deshizia, citato dalla Bbc, ha chiesto a Ue, Usa e Nato di valutare tutti le possibili opzioni per proteggere l’integrità territoriale dell’Ucraina.Ma dall’altra parte il presidente russo Putin ha chiamato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e ha confermato: “La Russia si riserva di proteggere isuoi interessi in Ucraina”. La tensione è altissima. L’ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite, Samantha Power ha chiesto di sostenere il governo neonato in Ucraina. E chiediamo l’immediato invio di osservatori internazionali in Crimea”. “L’intervento della Russia in Ucraina – ha aggiunto la Power – è privo di basi legali, e deve finire”.
MANOVRE MILITARI E TENSIONE – La svolta politica al nascente conflitto è arrivata dopo manovre militari sintomatiche delle intenzioni bellicose di Mosca, le cui truppe non avrebbero invaso solo la Crimea (15mila uomini già presenti, secondo l’Ucraina) La testata online Tizhden.ua, infatti, segnala una colonna di mezzi blindati di Mosca in movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. In attesa di conferme ufficiali, anche oggi sono continuate le azioni militari nella Crimea “invasa venerdì 28 febbraio”, come denuncia Kiev. “Trenta blindati e altri seimila soldati russi sono stati inviati a Sebastopoli” ha reso noto il ministro della Difesa ucraino, Igor Peniuk, il quale ha aggiunto che le manovre di Putin sono iniziate senza “preavviso o il permesso dell’Ucraina, in contrasto con i principi di non ingerenza negli affari degli stati confinanti”.
Non solo. Il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, capitale della Crimea, è stato sotto assedio da parte di 300 uomini armati che hanno detto di essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Nonostante ciò l’Ucraina si è rifiutata per il momento di rispondere “con la forza” alla “provocazione” russa, dopo il dispiegamento di militari sul territorio della repubblica autonoma. La conferma è arrivata dal nuovo primo ministro ucraino, Arseni Yatsenyuk. Una “precisazione” che dice molto della tensione in corso, e che arriva dopo l’appello del premier filorusso della repubblica autonoma di Crimea, che – secondo la tv di stato russa – ha chiesto l’aiuto del presidente russo Vladimir Putin per restaurare la “pace e la calma” nella regione. E la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. “La Russia non ignorerà questa richiesta”, ha dichiarato un responsabile dell’amministrazione presidenziale russa alla Ria Novosti. Mosca ha precisato che un eventuale intervento armato dipenderà dagli sviluppi sul terreno. Lo ha riferito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Oltre a sottolineare che Putin non ha ancora preso una decisione in merito, Peskov ha dichiarato che il presidente invierà forze in Ucraina e richiamerà l’ambasciatore russo negli Usa dopo avere studiato ulteriori sviluppi. “Speriamo che la situazione non si evolva come sta facendo ora”, ha detto Peskov, aggiungendo che il presidente russo sta anche valutandola dimensione dell’eventuale contingente. Nella prima serata di sabato c’è stata una telefonata tra il primo ministro russo Dmitri Medvedev e il capo del governo ucraino: “Mi ha assicurato – ha detto Yatsenyuk – che non è stata presa la decisione di introdurre truppe in Ucraina”. “Siamo convinti – ha ribadito il premier ucraino – che la Russia non intraprenderà un intervento militare in territorio ucraino, poiché sarebbe l’inizio di una guerra e la fine di qualsiasi rapporto” fra i nostri due Paesi.
DIPLOMAZIE A LAVORO, MA SENZA RISULTATI – Dalle parole ai fatti il passo è breve: oggi, infatti, c’è stata la dimostrazione plastica di questa volontà, con l’invio di nuove truppe. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, inoltre, forze russe stanno cercando di assumere il controllo di una base missilistica antiaerea in Crimea. Non si è fatta attendere la presa di posizione degli Stati Uniti. Dopo che ieri Barack Obama aveva detto di considerare grave l’ingerenza di Mosca in Ucraina, oggi dalla Casa Bianca hanno commentato il via libera all’uso della forza da parte del parlamento russo: “Stiamo monitorando da vicino la situazione, consultandoci con nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui il presidente Obama ha parlato ieri”. Una presa di posizione che non è piaciuta a Mosca. Per tutta risposta, la commissione esteri del Senato ha chiesto a Putin di richiamare l’ambasciatore russo negli Stati Uniti in relazione alle affermazioni di Barack Obama sull’Ucraina. Dura condanna arriva anche dall’Unione europea. Catherine Ashton “deplora” la decisione russa di usare le forze armate, e ha lanciato un appello a Mosca affinché ciò non avvenga, giudicando “inaccettabile” qualsiasi violazione dell’unità, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina.
Anche l’Europa non è rimasta a guardare. Su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione straordinaria sui drammatici sviluppi della crisi ucraina alle 14 di New York, le 20 in Italia. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto preoccupato e continua a monitorare gli eventi. Inoltre, ha annunciato che presto parlerà con il presidente russo Putin. La Nato e i suoi alleati, invece, hanno fatto sapere che stanno seguendo con “grande attenzione” la crisi tra Mosca e Kiev e “continuano a consultarsi” sugli sviluppi della situazione in Ucraina. E’ quanto si apprende da fonti dell’Alleanza le quali ricordano che la posizione della Nato su quanto sta accadendo in Ucraina e in Crimea è stata già espressa “molto chiaramente” e resta immutata.
PUTIN “NORMALIZZARE LA SITUAZIONE E PROTEGGERE I RUSSI” – Il presidente russo , richiamandosi alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102”, ha giustificato la sua richiesta al Senato russo di inviare truppe in Ucraina per “normalizzare la situazione straordinaria che si è creata” e per proteggere “i cittadini russi, e i militari russi dislocati in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino”. Il consiglio della Duma, la camera bassa del parlamento russo, nel frattempo aveva approvato a nome di tutti i deputati un appello in cui si chiede a Putin di prendere “tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e di usare tutte le possibilità disponibili per proteggere la popolazione della Crimea dall’arbitrio e dalla violenza“. Approvata anche una dichiarazione in cui esprime “profonda preoccupazione per gli sviluppi della situazione socio-politica in Ucraina e apprensione per l’escalation della crisi politica”. Allo stesso tempo, però, dall’Ucraina si cerca una via diplomatica per evitare il precipitare della situazione. Il ministero degli esteri Andrei Deshizia, infatti, ha auspicato oggi un “dialogo reale” tra Kiev e Mosca “anziché scambiarsi ogni giorno note diplomatiche”. “Dio ci guardi che la diplomazia delle note si trasformi in una guerra delle note”, ha osservato. “Noi vogliamo il dialogo con la Russia, non dobbiamo passarci pezzi di carta, io parlo russo, posso comunicare”, ha detto. Deschizia ha preannunciato una nota del suo ministero per smentire il blitz al ministero dell’Interno della Crimea, di cui Mosca ha accusato Kiev. Tutto vano. Di parere opposto, invece, l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Ianukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell’esercito ucraino contro “l’aggressione russa”.
SPETSNAZ RUSSI GIA’ IN AZIONE IN CRIMEA
Indossano anfibi, mimetiche ed elmetti senza alcun distintivo, imbracciano armi di precisione, parlano solo russo: sono queste centinaia di uomini misteriosi che hanno occupato prima il parlamento e il governo della Crimea, poi gli aeroporti di Simferopoli e Belbek, e infine i check point delle principali via di comunicazione della penisola. Mosca ha finora negato che si tratti di propri militari, né potrebbe fare diversamente per non violare le norme internazionali, e ha ammesso solo lo spostamento di blindati, ma nell’ambito dell’accordo con Kiev sulla flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, che ospita 11.500 militari e una quarantina di 40 navi da guerra. Scartata l’ipotesi che si tratti dei troppo dilettantistici reparti di autodifesa filorussi, analisti e blogger hanno avanzato varie ipotesi: dai contractor della sicurezza privata che lavorano per la marina russa a unità di ‘spetnaz‘, le forze speciali russe, o della flotta del Mar Nero o addirittura del Gru, i servizi segreti militari russi, l’intelligence più grande e misteriosa del Paese. Sarebbero loro a fare da apripista all’annunciato arrivo di truppe russe. Creato nel 1918 sotto gli auspici del rivoluzionario Lev Trotskij, il Gru ha mantenuto da allora, come volle il padre della rivoluzione d’ottobre, Vladimir Lenin, la sua integrità e indipendenza dalle altre sigle di intelligence, tanto da essere visto come un temibile rivale. In effetti si stima che il Gru (acronimo russo per Dipartimento principale della ricognizione) abbia un numero di agenti sparsi per il mondo sei volte superiore a quello dell’Svr, i servizi segreti per l’estero.
REFERENDUM ANTICIPATO – Da Mosca, infatti, nessuna mano tesa. Anzi. La presidente del consiglio della Federazione russa Valentina Matvienko non aveva escluso l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina (cosa poi effettivamente avvenuta). “E’ probabile in questa situazione introdurre truppe limitate, ma la decisione spetta al presidente Putin”, ha aggiunto. Dal Cremlino, inoltre, hanno fatto sapere che uomini armati “mandati da Kiev” hanno cercato di assumere il controllo del ministero dell’Interno della Crimea la scorsa notte. La denuncia parte dal ministero degli Esteri russo: “Sconosciuti armati inviati da Kiev hanno fatto il tentativo di assumere il controllo del ministero dell’Interno… Come conseguenza di questa pericolosa provocazione, alcune persone sono rimaste ferite”, ha commentato la fonte citata dall’Itar-Tass. “Grazie all’azione decisiva di unità di autodifesa il tentativo è stato sventato”. Sul fronte strettamente geopolitico, inoltre, da registrare una netta accelerazione di Mosca verso l’eventuale annessione della russofona Crimea e l’aumento del numero di residenti con passaporto russo: il parlamento esaminerà la proposta di legge del partito di centro sinistra Russia Giusta, per facilitare l’assorbimento di nuovi territori nel Paese: basterà un referendum, come quello già indetto in Crimea, senza trattati internazionali. La mossa virtualmente potrebbe essere estesa anche alle due regioni secessioniste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del sud, già riconosciute da Mosca. Il Partito Russia Giusta ha presentato inoltre un altro disegno di legge per facilitare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini: la proposta sarà esaminata l’11 marzo. Le minacce a cittadini russi all’estero, o le violazioni dei loro diritti, potrebbero essere usate come pretesto per un intervento militare, come successe in Ossezia del sud dopo l’offensiva militare lanciata dall’allora presidente Saakashvili. Sui tempi del referendum, invece, si parla di una anticipazione dal 25 maggio al 30 marzo prossimo. Lo ha confermato il portavoce del premier filo russo della Crimea Serghei Aksenov.
La crisi in Ucraina è peggiorata nella giornata di venerdì, quando le truppe russe hanno invaso la regione della Crimea. Inoltre il presidente ucraino ad interim nominato la scorsa settimana, Aleksandr Turcinov, ha chiesto a Putin di far cessare la “aggressione non dissimulata. Mi rivolgo personalmente al presidente Putin – ha detto Turcinov in un messaggio alla televisione – per chiedergli di fermare immediatamente la sua aggressione non dissimulata e di ritirare i suoi militari in Crimea. Secondo il presidente ad interim, si tratta di una provocazione di Mosca: “Si provoca il conflitto e poi si annette il territorio”, ha detto. Turcinov ha anche affermato che “l’esercito ucraino non sta rispondendo” alle provocazioni. Turcinov ha inoltre definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito Unità russa Serghiei Aksionov. Aksionov è stato eletto il 27 febbraio in un parlamento occupato da uomini armati filorussi e ha definito presidente “legittimo” il deposto Viktor Ianukovich.
MANIFESTAZIONI FILORUSSE A DONETSK E CHERASON- Il fronte filorusso, inoltre, sembra allargarsi anche in altre parti dell’Ucraina. Diecimila manifestanti, infatti, sono scesi in piazza a Donetsk, feudo dell’ex presidente Viktor Ianukovich nell’Ucraina sudorientale, per protestare contro il nuovo potere insediatosi a Kiev. Lo riferisce una giornalista dell’Afp. I manifestanti hanno scandito “Russia,Russia” sventolando bandiere russe mentre su un podio improvvisato si alternavano oratori improvvisati che hanno dichiarato di sostenere “l’aspirazione della Crimea a unirsi alla Russia”. La bandiera russa è stata issata anche sul palazzo dell’amministrazione regionale. Inoltre, il comandante degli insorti filorussi locali (Milizia del popolo del Donbass), Pavel Gubarev, è stato eletto governatore e ha subito ordinato di mettere in piedi un accampamento di tende nella piazza davanti al palazzo della Regione. Lo fa sapere l’agenzia Interfax.
Decine di dimostranti filorussi, inoltre, hanno dato vita ad una manifestazione nel centro di Cherason, la città che si staglia alle porte della Crimea, nel Sud dell’Ucraina. ‘No al fascismo’, gridano i manifestanti riferendosi alla presa del potere dell’opposizione a Kiev. Pochi chilometri a sud della città c’è il primo imponente check-point dei movimenti pro Russia della Crimea, controllato dai cosacchi russi. Inoltre un gruppo di 300 insorti filorussi ha occupato il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nella zona orientale a prevalenza russofona. Lo riferisce l’agenzia Interfax precisando che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco sia all’interno che all’esterno dell’edificio e che ci sono stati un centinaio di feriti, almeno secondo quanto riporta l’agenzia Itar-tass. L’assalto è avvenuto al termine di una manifestazione pro-Mosca a cui hanno partecipato 20mila persone. Durante il blitz sono rimaste ferite decine di persone.
LA MINACCIA DEL GAS – Ma la partita Ucraina-Crimea-Russia non è solo politica o militare. Lo dimostra la pressione esercitata da Gazprom su Kiev a poche ore dall’arrivo dei soldati russi. L’Ucraina ha “un’enorme” debito di gas non pagato alla Russia pari a 1,55 miliardi di dollari, fa sapere il gigante dell’energia russo sottolineando che il prezzo di favore accordato a Kiev da Mosca potrebbe essere messo in discussione. “Abbiamo buoni rapporti con l’Ucraina, il transito funziona, bisogna solo pagare il gas… Al momento gli arretrati del pagamento ammontano a 1,549 miliardi di dollari”, ha detto un portavoce di Gazprom, Serghiei Kuprianov, all’agenzia russa Ria Novosti.
“BOICOTTIAMO IL G8 DI SOCHI” – Barack Obama venerdì ha dichiarato che le violazioni non resteranno senza conseguenze. Ora la Casa Bianca fa sapere che il presidente Usa sta pensando di non essere presente al prossimo vertice del G8 in programma a giugno a Sochi, come prima conseguenza della crisi Ucraina. Anche gli alleati europei starebbero pensando al boicottaggio del summit. Al presidente americano risponde Il vicepresidente del Senato russo Iuri Vorobiov: “Con la sua dichiarazione che la Russia la pagherà cara per la sua politica, il presidente Obama ha oltrepassato la linea rossa, ha insultato il popolo russo”.
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Dall’Ue ok al riarmo di von der Leyen. Il Pd è spaccato, Schlein: “Restiamo contrari”. Quartapelle: “Posizione sbagliata”. Destra divisa: FdI e FI per il sì, Lega vota no
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Conte: “M5s coerente ha votato no. Da Meloni e soci montagne di miliardi all’industria delle armi”
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I vescovi: “No ai tamburi di guerra, l’Europa recuperi una voce di pace. Investire sullo sviluppo sostenibile”
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il voto sofferto che ha per fortuna escluso il “no” ma che ha diviso il gruppo dei democratici in Europa oggi ci impone di aprire subito nel partito quel confronto e quella discussione che non si sono svolte nei giorni immediatamente successivi alla crisi internazionale e precedenti la proposta Von Der Leyen. Il partito democratico ha bisogna di discutere e questo non è avvenuto abbastanza". Lo dice la senatrice dem Sandra Zampa.
"Quando ci si deve confrontare con una questione così grande quale è oggi il tema della sicurezza dell’Europa, delle generazioni future, della pace e di come la si garantisce, del rapporto con il resto della famiglia socialista in Europa, si deve avere la pazienza e la disponibilità di discutere. Non si può dire che lo si è fatto in una direzione che aveva all’odg diverse questioni e che è durata tre ore", prosegue.
"Lo dico senza nessun intento polemico nei confronti della segretaria del Pd ma io penso seriamente che il confronto sia stato insufficiente e che possiamo correggere ancora il tiro convocando una sessione di lavoro sull’Europa: su cosa accade, sugli scenari, sulle scelte che ci attendono. Non penso a congressi tematici ma a una grande iniziativa che faccia comprendere lo scenario nel quale saremo chiamati a fare scelte”, conclude.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "La corsa al riarmo dei singoli Stati indebolisce l'unità politica dell'Europa e la possibilità che essa intervenga autorevolmente nell'attuale crisi internazionale per una pace giusta, di cui l'Ucraina ha un vitale bisogno. Crea, inoltre, un clima guerresco artificioso, che allarma i cittadini e ingigantisce pericoli di attacchi al proprio territorio, attualmente improbabili. Rinuncia, di fatto, a perseguire vie ragionevoli, diplomatiche, storicamente equilibrate, che dovrebbero essere il sale della politica del più civile tra i continenti, dal Dopoguerra ad oggi". Lo dice Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd e già eurodeputato, sul voto al Parlamento europeo.
"Il Pd, con argomenti pacati, con compostezza e serietà, si è distinto nel Parlamento Europeo. Astenendosi da una risoluzione finale che conteneva l'approvazione del piano di riarmo della von der Leyen. Un atto di coraggio e di coerenza, che parla a tanti cittadini, e in particolare alle profondissime preoccupazioni della stragrande maggioranza del mondo cattolico, rispetto al futuro dell'umanità. Un atto che va valorizzato e difeso fino in fondo", aggiunge Bettini.