In base a cosa, a quali criteri lirici, la parola “ministra” suona male? I direttori delle testate giornalistiche e la maggior parte delle donne che hanno ruoli dirigenti in Italia si stanno rendendo responsabili di uno scempio culturale e linguistico che a mio parere è anche politico e antropologico. Nell’uso della lingua italiana sui media – ma a questo punto anche nel linguaggio di tutti i giorni – sta prevalendo oltre ogni misura l’uso dei sostantivi, degli aggettivi e persino degli articoli (il/la, un/una) maschili per indicare ruoli di potere occupati da donne e professioni altolocate svolte da donne. Dopo “il ministro col pancione” e dopo “ecco nella foto il ministro accompagnato dal marito” (ovviamente non si tratta di coppia gay, siamo in Italia, ndr) comincio a temere che gli unici limiti siano quelli imposti da tradizioni consolidate.
Altrimenti direbbero il Re d’Inghilterra Elisabetta. Già, per quale motivo quella la chiamano Regina? Perché ritengono che abbia un ruolo solo decorativo, culturale, come le cantanti, le attrici, le pittrici? Vorrei chiarire, a chi non lo sapesse, che l’uso del maschile per indicare lavori e ruoli “da un certo livello in su” accade solo nella lingua italiana, e in particolare nella recente evoluzione della lingua italiana. L’inglese è imparagonabile con i suoi “the”. Il francese femminilizza. Il tedesco femminilizza con puntiglio (se qualcuno provasse a dire Der Kanzler Angela Merkel lo prenderebbero per provocatore, è die Kanzlerin). Ma è al portoghese e allo spagnolo soprattutto che dovremmo guardare, le lingue più simili alla nostra.
L’uso del femminile nello spagnolo e nel portoghese chiarisce, a mio parere, che non è sincero, anzi sincera, chi dice che architetta, avvocata, ingegnera, ministra o addirittura deputata, direttrice, direttora “suonano male” e che segretaria è una parola che indica inevitabilmente un lavoro subordinato mentre segretario no (per cui anche se non suona male non si potrebbe dire segretaria generale Cgil o sottosegretaria agli Esteri).
Nello spagnolo di oggi, in Spagna e in America Latina, si dice presidenta, secretaria de estado, arquitecta, ingeniera, doctora profesora alcaldesa (sindaco è alcalde) etc. Devono essere proprio stonati e stonate. Non hanno l’innata musicalità delle donne italiane che occupano quelle posizioni, per le quali operaia suona bene e cameriera anche ma avvocata no, sindaca no e persino capa e direttrice stonano.
Non so se ci sia dentro anche un inconsapevole complesso di inferiorità per cui sotto sotto si pensa che affermare la propria femminilità sottragga un po’ di autorevolezza. È certo però che la responsabilità di questa torsione linguistica è delle donne che l’accettano, perché se la rifiutassero, se decidessero che hanno ragione le spagnole e gli spagnoli e che si dice ministra ecc., i mass media e quindi il linguaggio prevalente sarebbero costretti ad adeguarsi. Nel giro di un anno, al massimo. Se questo non succederà, bisognerà prima o poi insegnare nelle scuole e nelle università per quale motivo in coincidenza con l’emergere della presenza femminile in tutti campi della società, la lingua italiana abbia optato per far coincidere il potere e il prestigio col maschile. Son solo parole, certo, ma è un brutto segno.
Paolo Hutter
Giornalista, ambientalista
Donne di Fatto - 5 Marzo 2014
Donne: la discriminazione inconsapevole della neo-lingua italiana
In base a cosa, a quali criteri lirici, la parola “ministra” suona male? I direttori delle testate giornalistiche e la maggior parte delle donne che hanno ruoli dirigenti in Italia si stanno rendendo responsabili di uno scempio culturale e linguistico che a mio parere è anche politico e antropologico. Nell’uso della lingua italiana sui media – ma a questo punto anche nel linguaggio di tutti i giorni – sta prevalendo oltre ogni misura l’uso dei sostantivi, degli aggettivi e persino degli articoli (il/la, un/una) maschili per indicare ruoli di potere occupati da donne e professioni altolocate svolte da donne. Dopo “il ministro col pancione” e dopo “ecco nella foto il ministro accompagnato dal marito” (ovviamente non si tratta di coppia gay, siamo in Italia, ndr) comincio a temere che gli unici limiti siano quelli imposti da tradizioni consolidate.
Altrimenti direbbero il Re d’Inghilterra Elisabetta. Già, per quale motivo quella la chiamano Regina? Perché ritengono che abbia un ruolo solo decorativo, culturale, come le cantanti, le attrici, le pittrici? Vorrei chiarire, a chi non lo sapesse, che l’uso del maschile per indicare lavori e ruoli “da un certo livello in su” accade solo nella lingua italiana, e in particolare nella recente evoluzione della lingua italiana. L’inglese è imparagonabile con i suoi “the”. Il francese femminilizza. Il tedesco femminilizza con puntiglio (se qualcuno provasse a dire Der Kanzler Angela Merkel lo prenderebbero per provocatore, è die Kanzlerin). Ma è al portoghese e allo spagnolo soprattutto che dovremmo guardare, le lingue più simili alla nostra.
L’uso del femminile nello spagnolo e nel portoghese chiarisce, a mio parere, che non è sincero, anzi sincera, chi dice che architetta, avvocata, ingegnera, ministra o addirittura deputata, direttrice, direttora “suonano male” e che segretaria è una parola che indica inevitabilmente un lavoro subordinato mentre segretario no (per cui anche se non suona male non si potrebbe dire segretaria generale Cgil o sottosegretaria agli Esteri).
Nello spagnolo di oggi, in Spagna e in America Latina, si dice presidenta, secretaria de estado, arquitecta, ingeniera, doctora profesora alcaldesa (sindaco è alcalde) etc. Devono essere proprio stonati e stonate. Non hanno l’innata musicalità delle donne italiane che occupano quelle posizioni, per le quali operaia suona bene e cameriera anche ma avvocata no, sindaca no e persino capa e direttrice stonano.
Non so se ci sia dentro anche un inconsapevole complesso di inferiorità per cui sotto sotto si pensa che affermare la propria femminilità sottragga un po’ di autorevolezza. È certo però che la responsabilità di questa torsione linguistica è delle donne che l’accettano, perché se la rifiutassero, se decidessero che hanno ragione le spagnole e gli spagnoli e che si dice ministra ecc., i mass media e quindi il linguaggio prevalente sarebbero costretti ad adeguarsi. Nel giro di un anno, al massimo. Se questo non succederà, bisognerà prima o poi insegnare nelle scuole e nelle università per quale motivo in coincidenza con l’emergere della presenza femminile in tutti campi della società, la lingua italiana abbia optato per far coincidere il potere e il prestigio col maschile. Son solo parole, certo, ma è un brutto segno.
Articolo Precedente
Endometriosi, la marcia delle donne per rompere il silenzio
Articolo Successivo
Violenza sulle donne, un problema per 62 milioni di europee
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Mattarella da Hiroshima: “Le minacce di uso dell’atomica pronunciate con sconsideratezza inquietante. Dalla Russia pericolosa narrativa”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Gli Stati Uniti hanno già inviato in Italia le nuove bombe atomiche: le B61-12 nelle basi di Aviano e Ghedi
Diritti
“Lavori dequalificati e invisibili? Quasi sempre alle donne. Così il loro sciopero può bloccare la società”. Poche operaie e pagate meno degli uomini – i dati
Città del Vaticano, 8 mar. - (Adnkronos) - Papa Francesco, dopo aver trascorso una notte tranquilla, prosegue le terapie per curare la polmonite bilaterale e la fisioterapia motoria. Lo fa sapere oggi 8 marzo la Sala stampa del Vaticano nel consueto aggiornamento della mattina sulle condizioni di salute del Pontefice, ricoverato al Gemelli dallo scorso 14 febbraio per una polmonite bilaterale.
Ieri i medici non hanno diramato alcun bollettino. L’aggiornamento tornerà stasera. La Sala stampa del Vaticano ieri ha comunque fatto sapere che le condizioni cliniche erano rimaste stabili pure in un quadro complesso per cui la prognosi resta riservata.
Intanto si va verso la quarta domenica nella quale l'Angelus domenicale del Papa sarà solo con il testo scritto. Lo fa sapere la Sala stampa vaticana che spiega che l'Angelus - per la quarta domenica di fila - dovrebbe avvenire in linea di massima come accaduto le altre domeniche con il testo solo scritto del Papa.
Domani poi - alle 10.30 - il cardinale Michael Czerny celebrerà la messa per il Giubileo del mondo del volontariato e leggerà il testo di un'omelia preparata dal Pontefice.
Ieri è arrivato un messaggio a sorpresa di Papa Francesco. Un audio con la voce del Ponteficeè stato diffuso nella serata di oggi 6 marzo in piazza San Pietro, dove i fedeli erano riuniti in preghiera. "Ringrazio di cuore per le vostre preghiere per la mia salute dalla Piazza, vi accompagno da qui. Che Dio vi benedica e che la Vergine vi custodisca. Grazie", le parole del Papa nel messaggio pronunciato con voce flebile e sofferente (Ascolta).
Ancona , 8 mar. (Adnkronos) - "Dobbiamo investire garantendo al contempo che la transizione verde sia sostenibile per le imprese e per le nostre comunità". Lo ha affermato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, intervenendo al convegno organizzato da Forza Italia ad Ancona, 'Le radici cristiane. Il futuro dell'Europa'.
Ancona, 8 mar. (Adnkronos) - "Se l'Europa vuole essere protagonista deve agire con unità e determinazione: questo significa investire in difesa, potenziarne la spesa, per puntare a mobilitare risorse che rafforzino la nostra sicurezza e la collaborazione con la Nato". Lo ha affermato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, intervenendo al convegno organizzato da Forza Italia ad Ancona 'Le radici cristiane. Il futuro dell'Europa'.
Hiroshima, 8 mar. (Adnkronos) - "La Repubblica italiana condanna fermamente queste derive pericolose" di chi come la Federazione Russa minaccia il ricorso alle armi nucleari. "Roma riconosce l'urgenza di un'azione condivisa che coinvolga necessariamente tutte le potenze nucleari, con profonda consapevolezza continuiamo a sostenere questi processi e le attività delle organizzazioni internazionali: non è, come qualcuno vorrebbe pretendere, un confronto tra illuse anime belle e realisti, bensì tra le ragioni della vita e le ragioni della morte, tra le ragioni della pace e quelle dello scontro". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ad Hiroshima l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "In occasione dell’8 marzo desidero rivolgere la mia riconoscenza e la mia gratitudine a tutte le donne. Da sempre, il loro ruolo e il loro contributo nella società risultano fondamentali per la crescita e lo sviluppo della Nazione. Molto è stato fatto in questi anni per ridurre le differenze culturali e salariali con gli uomini, per bandire una inaccettabile mentalità retrograda che seppur a fatica la nostra società sta finalmente debellando. Ciononostante, molto dobbiamo ancora fare per arrivare ad una vera parità di diritti". Lo scrive su Facebook il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
"Il rispetto delle donne, inoltre, non può e non deve mai -aggiunge- limitarsi a parole di circostanza durante una seppur importante ricorrenza, ma è fondamentale un quotidiano impegno di tutti: dalle istituzioni fino al singolo, passando per le scuole e le famiglie. Il mio deferente e commosso pensiero, infine, va alle tante, troppe donne rimaste vittime di femminicidi e alle loro famiglie che portano nel cuore il dolore di questa perdita".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Oggi celebriamo la Giornata internazionale della donna, un momento di riflessione e di impegno per contrastare le tante disuguaglianze che ancora attraversano la nostra società e che penalizzano in modo particolare le donne, soprattutto nel mondo del lavoro. Le disparità salariali, le difficoltà di accesso ai ruoli di vertice e il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, come quello all’autodeterminazione sul proprio corpo, rappresentano ostacoli per moltissime donne. Quelle donne che la prima presidente del Consiglio donna continua a ignorare". Lo afferma Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera.
“Il Partito democratico –aggiunge- è in prima linea con le proprie proposte che vanno in questa direzione: dal salario minimo per garantire un lavoro dignitoso e meno precario, all’aumento della disponibilità degli asili nido e di una sanità di qualità su tutto il territorio nazionale, fino all’introduzione dei congedi parentali paritari e obbligatori per entrambi i genitori. Sono interventi necessari per permettere alle donne di conciliare davvero i tempi di vita e di lavoro e migliorare la qualità della vita di tutti".
“Dobbiamo agire con determinazione -conclude Braga- per contrastare ogni forma di violenza di genere. Per questo, ci impegniamo a modificare la legge introducendo il principio del consenso come elemento fondamentale nel reato di violenza sessuale. È una battaglia di civiltà che non possiamo più rimandare. La giornata dell’8 marzo non è solo una celebrazione, ma un’occasione per rinnovare un impegno quotidiano. Il Partito democratico continuerà a lavorare dentro e fuori le istituzioni per una società più giusta, equa e libera da ogni discriminazione di genere”.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “L’8 marzo non è una ritualità da calendario, ma un giorno in cui dobbiamo fare il punto su come lavorare, senza sosta, per risolvere la questione femminile. Il Governo, proprio ieri, ha approvato un ddl che sancisce il femminicidio reato autonomo. Si tratta di un’innovazione normativa importante, per la dignità delle donne. Per noi si tratta di un valore universale, da applicare in tutte le dimensioni della vita. Dalla garanzia di sicurezza fino alla piena inclusione sociale, in condizioni di parità rispetto agli uomini. E anche alla piena possibilità di esprimersi. Per questo il nostro pensiero oggi va a quelle donne cui, sotto regimi autoritari, viene negato il diritto allo studio, il diritto di svolgere alcuni lavori o di poter sposare chi vogliono. La comunità internazionale non deve mai dimenticarsi di loro”. Così in una nota la deputata Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia.