Milan sul mercato, alla fiera dell’Est. La notizia, nell’aria da tempo, è stata rilanciata ieri dall’autorevole agenzia finanziaria Bloomberg, che ha citato tre fonti sicure. La multinazionale americana, di proprietà dell’ex sindaco di New York, ha inoltre spiegato che il prospetto informativo per la vendita a potenziali clienti sarebbe già nelle mani della banca d’affari francese Lazard, la stessa che ha gestito il passaggio di consegne dell’Inter da Moratti all’indonesiano Erick Thohir, in affari con Mediobanca e con partecipazioni azionarie in Mediolanum. A sostegno della tesi di una imminente cessione del Milan (che Berlusconi oggi smentisce) ci sarebbe poi il recente ingresso in società di Barbara Berlusconi, autrice di cruenti tagli del personale e di un drastico ridimensionamento dei conti della società rossonera: le tipiche mosse da fare prima di vendere una qualsiasi società.
Secondo Bloomberg il valore del Milan si aggira intorno ai 600 milioni di euro, la cifra indicata dalla rivista Forbes che fa del Milan uno dei sei club calcistici di maggior valore. In realtà, come nel caso della trattativa per l’Inter, c’è poi da tenere in considerazione la situazione debitoria, che è abbastanza pesante. L’ultimo bilancio chiuso nel 2013 quasi in pareggio (meno sette milioni circa) ha mostrato come il Milan sia la società con il fatturato più alto in Italia. Il Diavolo infatti incassa 276 milioni di ricavi, così suddivisi: 140 dalle tv, 80 dal commerciale, 34 dallo stadio (con il progetto di rinnovare San Siro o di trasferirsi a Rho per aumentare le entrate in questo settore) e 22 da altri ricavi. Bisogna però considerare anche che il Milan ha il monte stipendi più alto, 180 milioni circa, e un’esposizione con le banche di oltre 250 milioni per debiti finanziari. Quest’ultima voce influirà molto sul prezzo di vendita. Se Fininvest ha prontamente smentito la notizia di Bloomberg come “ipotesi senza fondamento”, la multinazionale statunitense è parsa abbastanza sicura che l’era Berlusconi dopo quasi trent’anni sia oramai giunta al termine. E ha altresì indicato la provenienza dei nuovi padroni: l’Asia.
CINA
Il nome caldo è quello è quello della Evergrande Real Estate, di proprietà del magnate Xu Jiayin, il quinto uomo più ricco della Cina con un patrimonio stimato intorno ai 6 miliardi. La Evergrande è proprietaria del Guangzhou, squadra di calcio salita agli onori della cronaca prima con i dispendiosi acquisti, come il brasiliano Conca, secondo per ingaggio solo a Messi, Ronaldo ed Eto’o, e poi con l’ingaggio del tecnico Marcello Lippi, con cui ha appena vinto il titolo e la Champions asiatica. Già lo scorso anno tramite gli uffici di Davide Lippi, figlio del ct campione del mondo con l’Italia nel 2006, procuratore ed ex uomo della Gea, erano iniziati i primi contatti tra rappresentanti di Berlusconi e Liu Yongzhuo, presidente del Guangzhou. L’ipotesi che voleva allora anche lo sbarco di Lippi senior come direttore generale del nuovo Milan cinese prende ancor più corpo ora che il tecnico ha annunciato il suo addio alla panchina del club. A chiudere il cerchio il fatto che la merchant bank Lazard, cui secondo Bloomberg la Fininvest avrebbe dato mandato per la vendita del Milan, aveva trovato come primi potenziali acquirenti dell’Inter proprio i cinesi della China Railway Construction Corporation. Poi l’affare non andò in porto e arrivò Thohir.
GOLFO PERSICO
Qui il nome più importante è quello dello sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, sovrano di Abu Dhabi e presidente degli Emirati Arabi. Rumors in tal senso si registrano da almeno tre anni, e la notizia è stata rilanciata a ottobre dal Quotidiano Sportivo che ha raccontato di una intermediazione del deputato del Pdl Valentino Valentini nella trattativa. Il nome dello sceicco Khalifa è poi in questi mesi sulle pagine di tutti i quotidiani per l’affare Alitalia, dato che sembra imminente l’accordo con Etihad, compagnia aerea creata nel 2003 per regio decreto proprio dal sovrano di Abu Dhabi. A questo punto l’ingresso di Khalifa nel mercato italiano sarebbe duplice: aeri e pallone. Gli interessi di Abu Dhabi nel calcio poi sono già avviati dal momento dell’acquisto nel 2008 del Manchester City da parte dello sceicco Mansour, membro della famiglia reale e imparentato col sovrano Khalifa.
Le altre ipotesi nel Golfo guardano al Qatar e a Dubai. Per quanto riguarda il Qatar, il referente sarebbe lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, già entrato in maniera pesantissima nel calcio con l’organizzazione dei Mondiali del 2022 e con l’acquisto del Psg, cui il Milan ha venduto Ibra e Thiago Silva all’inizio dell’operazione di ridimensionamento. Inoltre, Al Thani è anche padrone di Al Jazeera, potentissimo network televisivo che ha sua volta fatto l’ingresso nel calcio acquistando parte dei diritti tv della Champions e che secondo alcune fonti sarebbe anche in procinto di creare joint venture con Mediaset (magari proprio in ambito calcistico con Mediaset Premium) e con la galassia di telecomunicazioni spagnola in cui lo stesso Berlusconi ha interessi. L’ultimo nome è quello dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai e padrone della compagnia aerea Emirates, che sponsorizza Arsenal, Real Madrid, Psg e diverse altre squadre, tra cui lo stesso Milan cui versa decine di milioni l’anno.
RUSSIA
Infine c’è sempre la possibilità del soccorso di Putin, dalla Russia con amore per salvare il suo antico sodale Berlusconi. Il nome più ricorrente è sempre stato quello della compagnia di estrazione del gas naturale Gazprom. Il colosso parastatale – capace di incidere sui destini geopolitici del globo – si diletta anche con il calcio, possedendo lo Zenit San Pietroburgo, sponsorizzando a cifre fuori mercato, quasi da proprietà mascherata, i tedeschi dello Schalke 04 e continuando ad essere uno dei main sponsor della Champions League. Altrimenti ci sarebbe l’oligarca Oleg Vladimirovich Deripaska, con patrimonio di circa 8 miliardi che è ceo di En+ Group (energia) e di Rusal (la più grande compagnia al mondo nella produzione di alluminio). Infine un nome abbastanza curioso, quello di Uralchem, multinazionale di fertilizzanti chimici con ragione sociale a Cipro e sede a Perm. Nel 1994, l’anno della grande discesa in campo berlusconiana, la Uralchem decide di fondare una squadra di calcio: l’Amkar Perm. Per questo chiede l’aiuto di Berlusconi, che tra le altre cose invia un kit di maglie rossonere preso dalla fornitura per il Milan. Da allora l’Akmar, che oggi gioca nella Russian Premier League, ha le maglie rossonere. Se fosse la Uralchem ad acquistare il Milan, almeno i tifosi avrebbero una certezza: non cambierebbero gli storici colori sociali del club.