La mia maggiore delusione, arrivato giovanissimo in Italia, è stata la scoperta che i miei grandi ed unici miti italiani, in realtà non erano di grande attualità: Raffaella Carrà lavorava al momento all’estero, e Luigi Tenco non c’era più, da molto tempo. Avevo dieci anni quando vidi per la prima volta la Carrà cantare in tv: A far l’amore comincia tu! E mentre la tv nostra continuava a mandarla in onda tutti i giorni, mi ci sono voluti dieci anni prima di capire che era una star italiana. Condizionato dagli stereotipi e dall’ignoranza, pensavo fosse tedesca. Mi avevano ingannato il casco biondo e, ovviamente, una lingua per me allora sconosciuta l’unica canzone italiana che conoscevo a memoria è Ho capito che ti amo” di Luigi Tenco. Era difficile non conoscerla, visto che veniva suonata quasi tutte le sere nei locali della città, soprattutto quelli all’aperto. Tenco e Carrà erano gli unici due cantanti italiani che conoscevo : io e tutta Aleppo.
Oggi, sono spesso ugualmente imbarazzato quando, in Italia, racconto che in Siria sono molto famosi Laura Pausini e Tiziano Ferro. Mi sembra strano che nella loro patria siano visti con un certo snobismo, nonostante siano gli unici successi italiani al livello internazionale nel mercato arabo. Lo so: nessun profeta è ben accetto nel proprio paese. Al di là dei gusti artistici e musicali e al diritto sacrosanto alla critica, trovo spesso difficile da comprendere, negli italiani, il nazionalismo a intermittenza, il criticare tutto e qualsiasi cosa, senza considerare il lavoro rispettabile di chi si impegna e raggiunge il successo.
Noi arabi, invece, siamo spesso estremisti ed esagerati nelle nostre scelte e nei nostri sentimenti, non abbiamo una via di mezzo, siamo emotivi e poco razionali: facciamo prevalere il cuore sulla ragione. Molto spesso, facciamo il tifo in modo estremo per tutto quello che viene fatto, detto e prodotto dai nostri connazionali e porta il nome del nostro paese. Avete mai provate a chiedere ad un arabo quali sono le donne più belle del mondo? Una sola risposta: le nostre. E guai se qualcuno parla male di qualche personaggio, artista o attore del proprio paese, quando se lo merita e quando no. In poche parole, tutto ciò che rappresenta il nome del paese, intanto si tifa e poi, forse, si discute. In Italia, però, c’è l’estremo opposto: tutto quello che si fa viene subito criticato, massacrato e svalutato, a prescindere. Non ce ne va bene una. C’è la tendenza a denigrare ed ignorare il successo dei propri figli: l’unico modo per essere considerati è scappare dal Paese, come fanno tanti giovani. Vuoi diventare qualcuno, avere successo? Il riconoscimento deve venire prima da fuori. Non sto parlando di un patriottismo vuoto, miope ed estremo, ma di pari opportunità, spazio, rispetto per l’impegno e lo sforzo, di apprezzamento della creatività e delle doti scientifiche, culturali, ed artistiche dei propri connazionali.
In ogni caso, qui sono tutti bravi, anzi bravissimi a criticare, un po’ meno a fare e realizzare. Da giorni si sente gran parlare dell’ultimo riconoscimento all’Italia a livello mondiale: l’Oscar al film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino: c’è chi lo critica duramente, e chi, dopo averlo magari ignorato, lo osanna trionfante. Abbiamo perso in qualche modo la ragione e il sano senso critico e ci siamo tutti schierati da una parte o dall’altra, come semplici tifosi di calcio. Non voglio entrare nella polemica, ma mi piacerebbe vedere un po’ di sano “estremismo arabo” per tutto quello è italiano. Non solo per una questione di orgoglio nazionale, ma come supporto per una delle industrie più importanti del nostro Paese. Il problema, per me, è come mai non ha vinto nessun film italiano prima ed abbiamo dovuto aspettare quindici anni, nonostante ci siano le professionalità e la creatività necessarie per realizzare capolavori. Forse abbiamo bisogno di riscoprire ed attingere proprio da questa grande bellezza del Paese che abbiamo per raggiungere una coscienza viva e la consapevolezza della nostra storia, del nostro ruolo, e della nostra ricchezza. Dovremmo ricordare che il cinema italiano è stato da sempre uno dei migliori strumenti per interpretare il passato, leggere il presente, e, soprattutto, anticipare il futuro.
Naman Tarcha
Giornalista, esperto di mass media e cultura araba
Società - 6 Marzo 2014
La Grande Bellezza, ci vorrebbe un po’ di sano estremismo arabo
La mia maggiore delusione, arrivato giovanissimo in Italia, è stata la scoperta che i miei grandi ed unici miti italiani, in realtà non erano di grande attualità: Raffaella Carrà lavorava al momento all’estero, e Luigi Tenco non c’era più, da molto tempo. Avevo dieci anni quando vidi per la prima volta la Carrà cantare in tv: A far l’amore comincia tu! E mentre la tv nostra continuava a mandarla in onda tutti i giorni, mi ci sono voluti dieci anni prima di capire che era una star italiana. Condizionato dagli stereotipi e dall’ignoranza, pensavo fosse tedesca. Mi avevano ingannato il casco biondo e, ovviamente, una lingua per me allora sconosciuta l’unica canzone italiana che conoscevo a memoria è Ho capito che ti amo” di Luigi Tenco. Era difficile non conoscerla, visto che veniva suonata quasi tutte le sere nei locali della città, soprattutto quelli all’aperto. Tenco e Carrà erano gli unici due cantanti italiani che conoscevo : io e tutta Aleppo.
Oggi, sono spesso ugualmente imbarazzato quando, in Italia, racconto che in Siria sono molto famosi Laura Pausini e Tiziano Ferro. Mi sembra strano che nella loro patria siano visti con un certo snobismo, nonostante siano gli unici successi italiani al livello internazionale nel mercato arabo. Lo so: nessun profeta è ben accetto nel proprio paese. Al di là dei gusti artistici e musicali e al diritto sacrosanto alla critica, trovo spesso difficile da comprendere, negli italiani, il nazionalismo a intermittenza, il criticare tutto e qualsiasi cosa, senza considerare il lavoro rispettabile di chi si impegna e raggiunge il successo.
Noi arabi, invece, siamo spesso estremisti ed esagerati nelle nostre scelte e nei nostri sentimenti, non abbiamo una via di mezzo, siamo emotivi e poco razionali: facciamo prevalere il cuore sulla ragione. Molto spesso, facciamo il tifo in modo estremo per tutto quello che viene fatto, detto e prodotto dai nostri connazionali e porta il nome del nostro paese. Avete mai provate a chiedere ad un arabo quali sono le donne più belle del mondo? Una sola risposta: le nostre. E guai se qualcuno parla male di qualche personaggio, artista o attore del proprio paese, quando se lo merita e quando no. In poche parole, tutto ciò che rappresenta il nome del paese, intanto si tifa e poi, forse, si discute. In Italia, però, c’è l’estremo opposto: tutto quello che si fa viene subito criticato, massacrato e svalutato, a prescindere. Non ce ne va bene una. C’è la tendenza a denigrare ed ignorare il successo dei propri figli: l’unico modo per essere considerati è scappare dal Paese, come fanno tanti giovani. Vuoi diventare qualcuno, avere successo? Il riconoscimento deve venire prima da fuori. Non sto parlando di un patriottismo vuoto, miope ed estremo, ma di pari opportunità, spazio, rispetto per l’impegno e lo sforzo, di apprezzamento della creatività e delle doti scientifiche, culturali, ed artistiche dei propri connazionali.
In ogni caso, qui sono tutti bravi, anzi bravissimi a criticare, un po’ meno a fare e realizzare. Da giorni si sente gran parlare dell’ultimo riconoscimento all’Italia a livello mondiale: l’Oscar al film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino: c’è chi lo critica duramente, e chi, dopo averlo magari ignorato, lo osanna trionfante. Abbiamo perso in qualche modo la ragione e il sano senso critico e ci siamo tutti schierati da una parte o dall’altra, come semplici tifosi di calcio. Non voglio entrare nella polemica, ma mi piacerebbe vedere un po’ di sano “estremismo arabo” per tutto quello è italiano. Non solo per una questione di orgoglio nazionale, ma come supporto per una delle industrie più importanti del nostro Paese. Il problema, per me, è come mai non ha vinto nessun film italiano prima ed abbiamo dovuto aspettare quindici anni, nonostante ci siano le professionalità e la creatività necessarie per realizzare capolavori. Forse abbiamo bisogno di riscoprire ed attingere proprio da questa grande bellezza del Paese che abbiamo per raggiungere una coscienza viva e la consapevolezza della nostra storia, del nostro ruolo, e della nostra ricchezza. Dovremmo ricordare che il cinema italiano è stato da sempre uno dei migliori strumenti per interpretare il passato, leggere il presente, e, soprattutto, anticipare il futuro.
Articolo Precedente
Italiani, la generazione dei finali aperti
Articolo Successivo
Sesso a 14 anni, le adolescenti raccontano: “Se non ti fai sverginare sei una sfigata”
I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.
Mondo
Starmer chiede “pressioni su Putin” e annuncia una “riunione militare” dei Paesi ‘volenterosi’. Meloni: “L’Italia non invierà truppe. Lavoriamo con Ue e Usa”
Mondo
Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
Cronaca
Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.