A otto anni dai fatti inizia il processo sul caso che ha fatto tremare i palazzi della politica a Bologna. E inizia con la spada di Damocle della prescrizione che incombe. Si apre infatti al tribunale di Bologna il dibattimento per l’affaire Terremerse che vede alla sbarra Giovanni Errani accusato di truffa ai danni della Regione Emilia Romagna. Il fratello del governatore Pd Vasco Errani è accusato di avere preso illecitamente nel lontano 2006 un finanziamento da un milione di euro a favore della cooperativa Terremerse da lui guidata. E proprio alla vigilia della prima udienza programmata da tempo per il 12 marzo 2014, arriva la notizia che la giunta regionale ha deliberato in extremis la volontà di costituirsi parte civile davanti al giudice e chiedere 1 milione e mezzo di danni. Finora in tutte le fasi pre-processuali non era ancora successo e la cosa aveva destato le proteste da parte delle minoranze in consiglio regionale.
La vicenda al centro del processo riguarda la costruzione di uno stabilimento vinicolo a Imola. Secondo la procura della Repubblica di Bologna i lavori della cantina non vennero ultimati entro il termine previsto per ottenere i finanziamenti, cioè il 31 maggio 2006. Tuttavia la cooperativa, secondo i pm, presentò delle carte false per affermare di avere chiuso in tempo i cantieri e un ispettore della Regione le certificò, facendo apparire ultimato lo stabilimento, quando in realtà i lavori andarono avanti sino al 2007. Proprio quest’ultimo ispettore, Aurelio Selva Casadei, è per ora l’unico condannato nella vicenda. Lo scorso settembre 2013 un giudice per le indagini preliminari lo ha infatti condannato in primo grado con rito abbreviato per truffa e falso alla pena di un anno e due mesi con interdizione dai pubblici uffici.
Ora con Giovanni Errani andranno a dibattimento per truffa e altri reati di falso anche altri due protagonisti di quella vicenda: il progettista Gian Paolo Lucchi e il responsabile della sicurezza Alessandro Zanotti. La prescrizione dovrebbe decorrere in sei anni e, considerando come data della consumazione dei presunti reati il 2006, il processo sarebbe già in gran parte prescritto. Tuttavia la procura potrebbe chiedere di contestare come reato ‘autonomo’ il momento della restituzione da parte della Regione (avvenuta nel 2008, quindi in tempi più recenti) di una fidejussione che era stata messa in campo da Terremerse per avere il finanziamento. La prescrizione, più ‘corta’ per le persone giuridiche, è invece già arrivata per le due società: la stessa cooperativa Terremerse e la Cantina dei Colli Romagnoli che l’ha rilevata in seguito. Tuttavia il Tar dell’Emlia Romagna ha stabilito recentemente che proprio quest’ultima dovrà restituire il milione di euro alla Regione Emilia Romagna.
Ma la vicenda è molto più complessa e ha condizionato, tra il 2009 e il 2012 tutta la vita politica regionale. Per l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Antonella Scandellari infatti ci sono già state dellesentenze con rito abbreviato. A novembre 2012 lo stesso presidente Vasco Errani, aveva deciso di farsi processare immediatamente dal Gup che lo assolse “perché il fatto non sussiste”. Secondo la procura, che lo accusava di falso ideologico, il governatore nell’ottobre 2009 avrebbe infatti istigato due funzionari regionali, Filomena Terzini e Valtiero Mazziotti, a compilare una relazione falsa inviata poi ai magistrati della Procura. Il tutto, secondo l’accusa, con l’obiettivo di depistare le eventuali indagini che si sarebbero potute aprire (e che infatti partirono immediatamente) sul caso che riguardava suo fratello Giovanni. Il quotidiano della famiglia Berlusconi il Giornale aveva infatti pubblicato nell’ottobre 2009 un articolo in cui si affermava che il finanziamento era stato ottenuto da Terremerse in maniera illecita e aveva adombrato un coinvolgimento dello stesso governatore.
Secondo il Gup, che assolse “per non avere commesso il fatto” anche Terzini e Mazziotti che scrissero il documento (e che erano accusati anche di favoreggiamento), non ci fu da parte di Errani istigazione a scrivere il falso. Inoltre, anche la parentela tra Vasco – difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini – e Giovanni Errani, era rimasta, secondo il Gup, solo “uno spunto d’indagine”, “al più un indizio”. Insomma le imprecisioni scritte in quella relazione del 2009 non erano state dolose e non intendevano sviare eventuali indagini, ma solo difendersi politicamente dalle accuse di un quotidiano. La procura della Repubblica ha tuttavia deciso di fare ricorso in appello e presto anche per il governatore sarà fissata la data per il processo di secondo grado.