Il referendum per votare l’indipendenza della Crimea da Kiev, atteso domenica prossima, spaventa i mercati finanziari di tutto il mondo. A picco la Borsa di Mosca, che a metà seduta perde oltre il 5%, mentre anche le principali piazze europee sono in negativo. “Spero che Kiev accetterà l’esito del referendum”, ha dichiarato il premier della Repubblica di Crimea, Serghiei Aksionov, “che è legittimo e sarà trasparente: noi siamo pronti a tutto”. Ha poi assicurato che i giornalisti sono al sicuro e si è soffermato sui rapporti con l’Unione europea: “Non consideriamo l’Ue una nostra nemica, ma sia chiaro che non temiamo le sanzioni. In Europa ci sono tanti fenomeni di separatismo, come quello del Kosovo, non capiamo la posizione di Bruxelles su referendum”.
Le tensioni tra Stati Uniti e Russia sono sempre più forti. Per Washington il voto è illegittimo, mentre Mosca sostiene gli indipendentisti filo russi come l’ex presidente decaduto. L’Occidente minaccia sanzioni contro la Russia e Vladimir Putin prosegue per la sua strada senza timori. Il referendum è conforme ai “principi del diritto internazionale e della Carta dell’Onu” dice Putin in una nota del Cremlino. “Non ne riconosceremo l’esito” ha invece detto il segretario di Stato Usa John Kerry.
Proseguono, intanto, gli scontri. Giovedì sono morte tre persone a Donetsk: un migliaio di manifestanti a favore dell’annessione di Donetsk alla Russia hanno attaccato altrettanti dimostranti che in piazza Lenin difendevano l’integrità territoriale del Paese. I filo russi hanno dapprima lanciato petardi e uova contro i rivali, poi sono passati allo scontro fisico.
Il presidente Usa Barack Obama spera ancora che la crisi ucraina si possa risolvere per via diplomatica. Se così non fosse per il numero uno della Casa Bianca saranno inevitabili conseguenze nei confronti di Mosca. Intanto il ministro degli Esteri russo fa sapere che “la Russia rispetterà il risultato del referendum in Crimea. Non c’è la stessa visione” e restano disaccordi dice Serghiei Lavrov, dopo il colloquio con Kerry.
È servito a poco, quindi, l’avvertimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, intervenuta per tentare di placare le tensioni. L’organizzazione ha intimato in particolare alla Russia di non intraprendere alcuna azione che possa mettere in pericolo la vita o la salute dei civili presenti in Ucraina, accettando il ricorso d’urgenza presentato da Kiev. Alza la voce, però, il ministro degli Esteri russo, che “si riserva il diritto di proteggere i propri connazionali“. Il rischio per Mosca, come ha ricordato Federica Mogherini, è di un “isolamento internazionale”. Il ministro degli Esteri ha spiegato che “se si terrà il referendum e la Russia non rispetterà integrità e sovranità territoriale dell’Ucraina, lunedì il Consiglio europeo farà quello che ha detto, approverà una serie di misure tra cui sanzioni mirate“, ribadendo che “in ogni caso si deve escludere l’opzione militare, che ci porterebbe a un’escalation di difficile controllo”.
Intanto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, fa sapere che alcuni hacker hanno attaccato il sito del Cremlino (Kremlin.ru), precisando che “un attacco è cominciato stamane, ed è stato molto massiccio, e in parte prosegue anche ora, perciò sono state prese tutte le misure necessarie per proteggere le risorse internet del presidente”.