Si può essere uno dei milioni di fan, oppure la si può considerare troppo costosa e alla moda, ma non si può negare che la Mini sia un’auto di carattere, diversa da tutte le altre, e non solo per lo stile. Non parleremo di “go-kart feeling”, perché sarebbe troppo facile usare i termini inventati dalla Casa, ma dobbiamo ammettere che l’impressione è proprio quella, quando ci si mette al volante della terza generazione della Mini: si è seduti molto in basso, in un abitacolo curato e prezioso, sì, ma non certo arioso, e si ha la sensazione di essere perfettamente a contatto con la strada, sia per la reazione precisa dello sterzo sia quando si impostano le curve, complice un assetto molto rigido. Abbiamo guidato le versioni Cooper e Cooper D della terza serie della Mini nelle campagne a nord di Roma e intorno al Lago di Bracciano. I nuovi tre cilindri di 1.5 litri, abbinati nel nostro caso a cambi manuali a sei marce, si sono rivelati pronti e divertenti, sorprendentemente silenzioso quello a benzina, un po’ più chiassoso il diesel, ma molto adatti al tipo di vettura, che presuppone una guida briosa. Le due unità, che sostituiscono i vecchi 1.600, fanno parte della nuova famiglia di motori modulabili TwinPower Turbo a iniezione diretta del gruppo BMW, il cui elemento base è il “cilindro perfetto” da mezzo litro.
Anche in questa terza generazione la Mini rimane un’auto piccola e maneggevole, come il nome suggerisce. A ben guardare, però, la tre porte è cresciuta molto, non solo nel design più maschile e nelle dimensioni esterne, ma anche nelle finiture e nei materiali, che ora sono ottimi per il segmento. Anche il bagagliaio è più grande, di 51 litri secondo i dati ufficiali, ma in realtà lo spazio rimane sempre poco, adatto a un paio di valigie per un weekend fuoriporta, e poco di più. L’abitacolo è ancora dominato da uno strumento circolare posizionato nel bel mezzo della console centrale, ma non ospita più, come sulle serie precedenti, il contagiri (che è stato spostato davanti al volante), ma il display del navigatore e del sistema d’intrattenimento a bordo. Il posto di guida è ampiamente modulabile, anche se il bracciolo centrale non si trova nella posizione giusta per tutte le stature. Non mancano naturalmente alcune trovate coreografiche (ma poco utili) come l’anello luminoso intorno allo strumento centrale, che cambia colore a seconda dello stile di guida. Interessanti, invece, i sistemi di assistenza al guidatore, come l’aiuto al parcheggio con telecamera e il sensore che avverte il guidatore se rischia di tamponare un’auto o di investire un pedone. Utile anche la chiamata d’emergenza che, in caso d’incidente, avverte automaticamente i soccorsi grazie alla Sim integrata nella vettura.
Mini – la scheda
Che cos’è: è la terza generazione della piccola inglese da quando, nel 2001, il gruppo BMW ridiede vita al modello nato in Inghilterra nel 1959 grazie a Sir Alec Issigonis. Dal 2001 al 2013, sono state vendute 2,8 milioni di Mini nel mondo. Attualmente, il marchio è commercializzato in 108 Paesi e produce sette diversi modelli
Che cosa cambia: anche se a prima vista è sempre una Mini, la terza generazione è completamente nuova. Cambia la piattaforma – ora è la nuova Ukl, flessibile per ospitare tutte le prossime generazioni dei modelli del marchio, Suv Countryman compreso – e anche tutti i motori, che adesso sono Euro 6 e, a eccezione di quello della Cooper S, tutti a tre cilindri. Crescono le dimensioni esterne (+10 cm in lughezza) e dunque anche lo spazio interno, soprattutto per chi siede dietro, diminuisce il peso
Principali concorrenti: Citroën DS3, Audi A1, Alfa Romeo MiTo
Dimensioni: lunghezza 3,82 metri, larghezza 1,73 m, altezza 1,41 m, massa da 1.160 kg
Varianti di carrozzeria: per ora, è arrivata alla terza generazione solo la tre porte. Seguiranno la “station” Clubman e un’inedita versione a cinque porte
Versioni, motori e prezzi:
– One: tre cilindri a benzina 1.2 da 102 CV (Euro 6), cambio manuale a sei marce (o automatico a sei marce), consumo medio omologato 4,6 litri/100 km, emissioni di CO2 108 g/km, da 18.300 euro (non disponibile al lancio)
– Cooper: tre cilindri a benzina 1.5 da 136 CV (Euro 6), cambio manuale a sei marce (o automatico a sei marce), consumo medio omologato 4,5 litri/100 km, emissioni di CO2 105 g/km,da 20.700 euro
– Cooper S: quattro cilindri a benzina 2.0 da 192 CV (Euro 6), cambio manuale a sei marce (o automatico a sei marce), consumo medio omologato 5,7 litri/100 km, emissioni di CO2 133 g/km,da 24.950 euro
– One D: tre cilindri diesel 1.5 da 95 CV (Euro 6), cambio manuale a sei marce, consumo medio omologato 3,4 litri/100 km, emissioni di CO2 89 g/km, da 19.900 euro (non disponibile al lancio)
– Cooper D: tre cilindri diesel 1.5 da 116 CV (Euro 6), cambio manuale a sei marce (o automatico a sei marce), consumo medio omologato 3,5 litri/100 km, emissioni di CO2 92 g/km, da 21.950 euro
La versione che consuma di meno: la One D, omologata per 3,4 litri di gasolio ogni 100 km
I punti di forza: è un’icona che difficilmente passerà di moda. Dentro è davvero ben rifinita, belli e piacevoli al tatto i materiali. Divertente da guidare, con quello sterzo fa venire voglia di “pennellare” le curve
Non convince: l’assetto rigido sarà pure divertente, ma le asperità del manto stradale si sentono tutte, soprattutto se si scelgono i cerchi da 17 o 18”. E poi lo spazio nel bagagliaio è sempre poco, nonostante sia cresciuto di 51 litri a 211 litri
Gli accessori da non perdere: l’head-up display, lamina trasparente su sui vengono proiettati i dati rilevanti per la guida, come la velocità. E poi il display da 8,8″ inserito nello strumento circolare sulla consolle centrale
La curiosità: il motore non si avvia né con la chiave né premendo un pulsante, ma abbassando una levetta sulla consolle centrale
Produzione: Regno Unito, Oxford
Prezzi: da 18.300 euro (Mini One)
In vendita: dal 15 marzo 2014, weekend “porte aperte” in tutto il mondo