Una mega discarica scambiata probabilmente per una salina, tanto da essere ricompresa da dodici anni all’interno di un parco regionale. E’ l’assurdità dell’area di Micorosa, a Brindisi, stagno costiero nel quale sono stati sversati i fanghi del petrolchimico. Lì sono sepolti 1,5 milioni di metri cubi di cloruro di vinile, benzene, arsenico e altri inquinanti, tombati fino a cinque metri di profondità su 44 ettari di fronte al mare e con valori che superano di quattro milioni i limiti di legge. E’ per questo che sulla zona vige un’ordinanza comunale che vieta l’accesso alle persone.

Immagini di Emiliano Buffo

Micorosa, la discarica dei veleni del Petrolchimico di Brindisi è in un'area protetta
Cosa ci fa una discarica ampia 44 ettari all'interno di un'area protetta? Svista oppure no, è il paradosso macroscopico, finora taciuto, della discarica di Micorosa, a Brindisi. Quel sito, dove per decenni sono stati interrati i veleni del petrolchimico, è stato inspiegabilmente ricompreso nel Parco regionale Saline di Punta della Contessa, istituito nel 2002. Lo stesso perimetro è stato riconfermato, lo scorso anno, nelle cartografie del Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia. Ad accorgersi del cortocircuito è stato un gruppo indipendente di ricercatori, geologi e ingegneri, che hanno studiato palmo a palmo tutta la costa salentina e i relativi vincoli. Lo hanno fatto nell'ambito delle osservazioni da presentare al progetto Tap, il gasdotto che dall'Azerbaijan trasporterà il metano fino in Puglia. Uno degli approdi era previsto nell'area intorno al petrolchimico ed è stato scartato anche per la presenza dell'area protetta. Forti le perplessità sulla riuscita vera delle operazioni di bonifica programmate, per le quali lo Stato metterà a disposizione 50 milioni di euro. Altri 20 milioni di euro a carico di Syndial e Versalis, società partecipate da Eni, rimangono ancora in forse
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Eppure quella è area protetta, come dimostrano le cartografie che la ricomprendono nel perimetro del Parco regionale Saline di Punta della Contessa, confermate anche dal nuovo strumento di programmazione di cui si è dotata la Regione Puglia, il Piano paesaggistico territoriale. Ad accorgersi della discrasia non sono stati i tecnici delle istituzioni, ma un gruppo indipendente di ricercatori, geologi e ingegneri, nell’ambito delle osservazioni presentate al progetto del gasdotto Tap, per il quale una delle ipotesi di approdo era prevista lì ed è stata scartata anche per la presenza dell’area protetta.

Micorosa, invece, è zona contaminata, tant’è che per la sua bonifica lo Stato metterà a disposizione 50 milioni di euro. Incerti, attualmente, gli ulteriori 20 milioni di euro a carico di Syndial spa e Versalis spa, società partecipate da Eni. Il Tar di Lecce, a febbraio, ha riconosciuto la loro responsabilità, annullando, però, l’ordinanza con cui la Provincia di Brindisi le aveva obbligate al risanamento: a disporla può essere soltanto il Ministero dell’Ambiente, essendo quella – tra l’altro – area ricadente nel Sito di interesse nazionale.

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