Da una parte la Crimea non perde tempo: ha ratificato il referendum che ha deciso per l’indipendenza e la secessione dall’Ucraina, ha chiesto il riconoscimento da parte dell’Onu e l’annessione alla Russia, decidendo nuova valuta (il rublo), fuso orario (di Mosca) e separazione della banca centrale. Dall’altra arrivano le prime sanzioni di Unione Europea e Stati Uniti nei confronti di alti funzionari politici e militari sia russi che ucraini. La differenza, al primo sguardo, è che Washington abbia tentato di colpire “più duro”: nel mirino infatti sono finiti anche collaboratori del presidente russo Vladimir Putin e lo stesso ex presidente ucraino Viktor Ianukovich. Washington – dopo aver definito illegale il referendum di ieri in Crimea, come tutti i Paesi occidentali – comincia a parlare di “gravi brogli elettorali”: fonti americane fanno sapere che sarebbero arrivate nelle urne tantissime schede già votate e che in alcune città il numero dei votanti sia stato superiore al numero degli abitanti. Secondo la Casa Bianca sono le peggiori sanzioni dalla fine della Guerra Fredda. “Contro Mosca c’è l’isolamento internazionale – ha detto il presidente americano Barack Obama – Nessuno riconosce il referendum in Crimea. Ulteriori provocazioni non avranno alcun effetto, se non quello di isolare ancora di più Mosca e ridurre il suo ruolo a livello mondiale”.
Da parte sua la Russia ha già inviato aiuti alla Crimea per 15 miliardi di rubli (400 milioni di dollari), come ha annunciato il “premier” della Repubblica autonoma (e a questo punto autoproclamata indipendente) Sergei Aksyonov. La precisazione non da poco dello stesso Aksyonov è che la cifra che arriva da Mosca “raddoppia il bilancio della Crimea”.
Le sanzioni europee per 21 politici e militari russi e ucraini
Sono 21 (13 russe e 8 della Crimea) le persone inserite nella lista delle “misure restrittive” decise dall’Ue perché ritenute responsabili di azioni che hanno minato l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina. “La nostra priorità ed il nostro obiettivo è evitare che la Russia cada nelle proprie tentazioni di isolamento internazionale” spiega il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Fra le persone colpite dalle misure (valide per 6 mesi) non ci sono membri del governo russo o ucraino, giornalisti o rappresentanti di società.
Ma gli Usa “puniscono” anche collaboratori di Putin e Ianukovich
Ci sono invece stretti collaboratori del presidente russo Vladimir Putin e lo stesso ex presidente ucraino Viktor Ianukovich tra coloro che sono stati colpiti dalle sanzioni economiche (che prevedono anche il congelamento dei beni) stabilite per decreto dal presidente statunitense Barack Obama. Tra i funzionari e politici russi ci sono anche Vladislav Surkov, Sergey Glazyev e il parlamentare della Duma, Leonid Slutsky. I provvedimenti, spiegano dalla Casa Bianca, autorizzano inoltre il segretario al Tesoro Jack Lew a lavorare assieme al segretario di Stato John Kerry per imporre sanzioni su “qualsiasi persona fisica o giuridica che opera nel settore degli armamenti russi, e qualsiasi individuo o entità che operano al loro posto, o che fornisce materiale o altro supporto a qualsiasi alto funzionario del governo russo”. Le sanzioni, dice Washington, hanno lo scopo di “imporre costi su questi individui, che hanno esercitato influenza nel governo russo e sono i responsabili del deteriorarsi della situazione in Ucraina”. Con le sanzioni ai vertici russi, gli Stati Uniti puntano a colpire l’economia di Mosca. In particolare si aspettano un vantaggio del 3% nel cambio tra il dollaro e il rublo.
La Crimea si dichiara indipendente e si sente russa: “Annetteteci”
Indipendenza, richiesta di riconoscimento da parte della comunità internazionale e di annessione alla Russia. Il Parlamento della Crimea non perde tempo e 12 ore dopo la chiusura delle urne del referendum per la secessione dall’Ucraina passa dalle parole all’azione. Forte del plebiscito uscito dal voto di ieri (il 97% degli elettori si è detto favorevole al distacco della penisola dallo Stato ucraino) e soprattutto della “protezione” di Mosca esercitata con la presenza massiccia di forze armate nell’intera regione. La Crimea ha proclamato la propria indipendenza, ha chiesto di essere riconosciuta dall’Onu e a Mosca di far parte della Federazione russa con lo status di repubblica. Il matrimonio con il Cremlino sembra già cosa fatta tanto che il Parlamento della Crimea si è preoccupato di annunciare anche il cambio di fuso orario dal 30 marzo (seguirà ovviamente quello di Mosca). Il Parlamento ha anche incaricato il presidente Vladimir Kostantinov e il premier Serghiei Aksionov di firmare l’intesa per l’ingresso nella Federazione russa della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli, che peraltro ha uno status particolare. E neanche troppo velatamente l’assemblea di Sinferopoli ha invitato i soldati ucraini alla diserzione: i soldati “lascino le loro basi”, che “appartengono alla nuova Repubblica”, e “potranno vivere tranquillamente qui”. “Andate nelle basi russe”, recita una nota.
L’Ucraina mobilita l’esercito: pronti 20mila volontari
L’Ucraina, in attesa di sapere cosa faranno i Paesi occidentali, fa resistenza: le forze armate di Kiev resteranno in Crimea, ha annunciato il ministero della Difesa. Il parlamento ucraino ha approvato uno stanziamento straordinario da 6,9 miliardi di grivnie (circa 530 milioni di euro) per le spese militari. Già ieri il premier aveva annunciato l’istituzione di “un fondo da 6,8 miliardi di grivnie (515 milioni di euro, ndr) per finanziare la difesa” sottolineando che sarebbero state tagliate altre spese, incluse quelle sociali. La polizia di Donetsk sarà rinforzata con unità provenienti da altre città dell’Ucraina. La città dell’est, russofona, è ultimamente teatro di violenti scontri tra filorussi e sostenitori del nuovo governo di Kiev, e la sera del 13 marzo almeno un manifestante è morto nei combattimenti. Il presidente Oleksandr Turcinov ha annunciato di aver firmato un decreto per la “mobilitazione parziale” (che coinvolgerà 20mila volontari con esperienze precedenti e riservisti). “La Russia – ha detto il capo dello Stato, braccio destro di Iulia Timoshenko – cerca di coprire la sua aggressione in Crimea con una grande farsa chiamata referendum che non sarà mai riconosciuta dall’Ucraina, né dal mondo civilizzato”. “La Crimea – ha aggiunto il capo del governo Iatseniuk – è territorio ucraino, e lì si trovano nostri cittadini: non ci sarà alcun riconoscimento di questo cosiddetto referendum”.
Crimea: “Nazionalizzare beni ucraini”. Kiev: “Servizi alla difesa dei gasdotti”
Ma non solo: il Parlamento ha deciso di nazionalizzare le proprietà statali ucraine nell’area. Una dichiarazione messa nero su bianco che ha fatto mettere in allerta ulteriormente Kiev. Così il ministero dell’Interno fa sapere che i servizi segreti e la guardia nazionale ucraini difenderanno il sistema ucraino dei gasdotti. Sabato, secondo il governo ucraino, più di 100 paracadutisti russi si erano impossessati di una stazione per la distribuzione del gas dell’azienda statale ucraina Chornomornaftogaz vicino a Ghenicesk, nella regione di Kherson, al di là di quello che è diventato il confine di fatto tra Ucraina e Crimea.
La Russia all’Ucraina: “Trasformatevi in Stato federale e nuove elezioni”
Ora gli occhi sono puntati sui Paesi occidentali e l’eventuale reazione alle mosse di Vladimir Putin che già domani nel Parlamento russo interverrà per parlare sulla crisi ucraina. Intanto il ministero degli Esteri invita l’Ucraina a trasformarsi in Stato federale e a organizzare nuove elezioni. Mosca chiede al Parlamento ucraino di convocare un’assemblea costituzionale che rediga una nuova Costituzione rendendo il Paese a struttura federale e concedendo più poteri alle sue regioni. Il ministero afferma che le proposte rientrano negli sforzi per allentare le tensioni in Ucraina con mezzi diplomatici.
Timoshenko: “Mosca farà precipitare gli abitanti della Crimea in una notte polare”
E infine si fa sentire anche quella che è stata finora la “guida spirituale” del cambio di potere in Ucraina: “Mosca farà precipitare gli abitanti della Crimea in una notte polare” dice Iulia Timoshenko in una nota pubblicata sul sito internet del suo partito Patria. “Compatisco gli abitanti della Crimea, vittime della loro noncuranza e della loro ingenuità – sostiene Timoshenko -. Rischiano di trovarsi nelle tenebre nella loro soleggiata penisola. Il regime russo dimostrerà loro rapidamente che la notte polare può verificarsi anche nelle regioni subtropicali”. La leader politica dal controverso passato di ‘principessa del gas’ mette poi in guardia la Crimea da una possibile “catastrofe umanitaria” e dalle “conseguenze economiche imprevedibili” dell’annessione alla Russia. “Non ci sarà nessun paradiso economico – aggiunge Timoshenko – La Russia non ha risorse, la sua economia è sull’orlo del collasso. Dato che saranno prese sanzioni contro di loro dalle grandi potenze, i russi domani avranno ben altre preoccupazioni che la Crimea e la sua gente”.