Rimborsi doppi oppure ottenuto per trasferte non istituzionali e in un caso per un infortunio domestico. E’ quanto la Procura di Massa contesta al senatore Lucio Barani, il senatore con il garofano nel taschino, convintamente craxiano, segretario del Nuovo Psi. Eletto a Palazzo Madama con il Pdl, è ora componente del gruppo di centrodestra che va sotto il nome di Gal, Grandi Autonomie e Libertà, che nonostante sia composto da 10 parlamentari si è contraddistinto per essere spesso diviso tra sì, no e astenuti a molti voti di fiducia al governo Letta.
Barani è finito nel mirino della magistratura per rimborsi ritenuti illeciti di cui avrebbe usufruito tra il 2004 e il 2009, periodo in cui era sindaco di Villafranca in Lunigiana. In particolare sotto la lente d’ingrandimento dei pm, che hanno chiuso le indagini in questi giorni, ci sono i rimborsi spese per trasferte non istituzionali – per un totale di circa 12mila euro – e un rimborso assicurativo di circa 3mila euro per un infortunio risalente al 2008. I capi di imputazione sono reato di peculato e di truffa. Con Barani sono indagati – solo per peculato e per cifre più contenute – anche Oscar Romiti, all’epoca consigliere comunale “delfino” di Barani, gli ex assessori Fabio Locciola (Forza Italia) e Franchino Bassignani (Nuovo Psi) e il dirigente dell’ufficio finanze del comune di Villafranca, Alfeo Bragoni.
L’inchiesta è partita nel 2010, dopo un esposto della Corte dei conti di Firenze, che avrebbe notato movimenti strani nelle uscite del Comune lunigianese. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza di Massa e dal procuratore capo Aldo Giubilaro, che ha già pronta la richiesta di rinvio a giudizio per tutti.
Tra gli episodi contestati a Barani ci sono trasferte e missioni risalenti al periodo tra il 2008 e il 2009, quando il sindaco era già anche deputato (è stato eletto per la prima volta alla Camera nel 2006 nella lista Dc per le Autonomie-Nuovo Psi). Il Comune di Villafranca gli avrebbe liquidato rimborsi spese per circa 4.500 euro, per vitto, alloggio e trasporti. Tutto questo però, mentre Barani godeva anche, come parlamentare, di indennità varie. Secondo l’indagine, quindi, ha ottenuto doppi rimborsi. A questo si aggiungono trasferte non strettamente attinenti all’attività politica, tra cui un evento a cui Barani partecipò nel 2007 a Roma, con l’ambasciata tunisina, per un totale di circa 1400 euro. “Non c’è nessun rimborso illecito – commenta Barani al fattoquotidiano.it – e ho la fortuna di avere documentazioni pronte a testimoniarlo. Tutto quello che mi sono fatto rimborsare è legale, perché sono trasferte, cene e vitto per impegni istituzionali. Non sussiste quindi il reato di peculato ed è tutto un complotto politico“.
Nell’indagine è spuntata anche una denuncia di un’agenzia di assicurazioni per un rimborso di circa 3mila euro che l’allora sindaco chiese per un infortunio domestico che ebbe nel 2008. La prognosi iniziale fu di 30 giorni, prorogata poi di altri 30. Ma in quei giorni Barani si recò comunque alle riunioni di giunta e del consiglio comunale. “Mi feci male davvero, mi portarono al pronto soccorso – assicura il senatore – e ci fu un referto. L’assicurazione privata mi assegnò una invalidità relativa temporanea, quindi, se trasportato, potevo recarmi in Comune o altrove. Il fatto poi che la denuncia parta 4 anni dopo rende chiaro come sia pilotata“. Barani è tra l’altro uno dei 13 indagati per l’alluvione che devastò la Lunigiana, e in particolare la zona di Aulla il 25 ottobre 2011, per permessi rilasciati per permettere di costruire anche nelle aree golenali del Magra.
Prima sindaco di Aulla dal 1990 al 2004 e poi, appunto, di Villafranca in Lunigiana, Barani è conosciuto per diverse iniziative insolite. La prima, nel 1997, fu quella di installare all’ingresso della città di Aulla, cartelli di benvenuto che descrivevano il Comune come “dedipietrizzato“, in riferimento a Antonio Di Pietro, allora appena entrato in politica dopo essere stato uno dei magistrati di punta del pool di Mani Pulite. L’altro, per le quali ricevette all’epoca critiche bipartisan, fu quella di dedicare, nel 2003, una piazza, con tanto di statua in marmo, a Bettino Craxi. Al suo fianco, poi, fece anche costruire un monumento ai “Martiri di Tangentopoli“, per commemorare i politici morti suicidi, secondo il senatore “perseguitati” dalle inchieste di quegli anni. Dopo la causa craxiana ha sposato quella berlusconiana. Partecipò con convinzione per esempio alla “marcia” sulla scalinata del tribunale di Milano di un anno fa. E allora garantì: “Il socialista Silvio non farà la fine di Bettino”.
di Melania Carnevali